Piste ciclabili semivuote, autobus e metrò sovraccarichi, abbonati inferociti e una sindaco ecologista che si dichiara “non soddisfatta della transizione”. La nuova vita di Velib’, il servizio pubblico di bike sharing più grande d’Europa, parte azzoppata e tutta Parigi è in sommossa.

Una sommossa partita dai social media, che covava da settimane tra gli utenti del bike sharing ed è sfociata in questi giorni sui quotidiani. D'altra parte si calcola che fino all’autunno circa il 40 per cento delle due ruote che percorrevano le ciclabili della capitale francese fossero targate Velib’.

Il sindaco Anne Hidalgo e il presidente dell'area metropolitana Patrick Ollier alla presentazione del nuovo Velib'.

UNA STORIA DI CONCESSIONI
Tutto è nato dalla scadenza, nel 2017, della concessione a JCDecaux per il bike sharing parigino che aveva raggiunto i ragguardevoli volumi di 85mila utenti al giorno, 1.220 stazioni attive e un parco di oltre 20mila biciclette.

Dalla nuova gara è uscito vincitore il consorzio franco-spagnolo Smovengo che, in teoria, dal 1° gennaio scorso avrebbe dovuto garantire il rinnovo del parco a due ruote con bici a pedalata assistita più leggere e moderne e l’attivazione di almeno 600 stazioni in più oltre alle esistenti, con l’obiettivo di superare la precedente media di 75 noleggi al minuto.

Una stazione del rinnovato servizio di bike sharing Velib'.
LA REALTÀ? UN DISASTRO SENZA PRECEDENTI
Complici anche i ritardi legati al ricorso contro l’esito della gara, il nuovo Velib’ al 1° gennaio si è presentato con poco più di 60 stazioni realmente funzionanti, peraltro sempre deserte di di bici. Almeno a leggere i feroci commenti coi quali i parigini hanno intasato facebook e twitter. Altro che i 600 punti di prelievo ultramoderni annunciati, poi ridotti a 300 ai primi di dicembre.

Ora il consorzio Smovengo promette che la situazione migliorerà rapidamente e saranno attivate da 60 a 80 nuove stazioni a settimana. Ma nel frattempo anche la municipalità di Parigi si è mossa, chiedendo un risarcimento dell’ordine di un milione di euro al mese per ogni lotto di 200 stazioni mancante rispetto al piano di sviluppo originale.

Le nuove biciclette del Velib' di Parigi.

LA COLLERA DEI CICLISTI
Una catastrofe largamente prevedibile, commentano gli utenti, irritati non solo dalla situazione sfavorevole, ma soprattutto per il silenzio delle associazioni di categoria, accusate di omertà nei confronti di Velib’. A mezza bocca si replica che si tratterebbe di un silenzio “di opportunità”.

Il mutismo dipenderebbe dalla volontà di non penalizzare Velib' e il bike sharing tradizionale per non rallentare il declino del bike sharing free floating (senza stazioni di aggancio e sgancio), snobbato dai francesi per le tariffe e la difficoltà a reperire le biciclette, visto che non prevede la preziosa (e costosa) opera di riposizionamento delle due ruote per ottimizzare i flussi.

Bike sharing in competizione per le strade di Parigi.
AMMAINABANDIERA PER IL FREE FLOATING
L’assalto della scorsa primavera alla ciclabilità francese e belga, condotto senza troppi scrupoli dagli operatori di bike sharing free floating stranieri e non, sta infatti lasciando sul campo morti e feriti: in questi giorni Gobee.bike ha annunciato di avere gettato la spugna a Bruxelles, Lilla e Reims. A Perpignano ha annunciato lo stop l’operatore Bip!, a Caen è V’eol ad avere abbandonato.

E i guai di Velib’ sono nei fatti prezioso ossigeno per l’attività a Parigi dei tre operatori free floating presenti: Gobee.bike, per l’appunto, oBike e Ofo.

Una bici del free floating Gobee.bike a Parigi.