I parigini, si sa, sono conservatori. Pur protagonisti della Rivoluzione per eccellenza, in fatto di monumenti sono ancorati al passato in modo viscerale. Basti pensare alle clamorose polemiche che circondarono, più di un secolo fa, la nascita della torre Eiffel.
Quindi ben pochi abitanti della capitale francese amano la torre Maine-Montparnasse, il parallelepipedo scuro da 60 piani, ancora oggi coi suoi 210 metri il secondo grattacielo per altezza della città, sorto nei primi anni Settanta sul sito della storica gare de Montparnasse.
LO SCEMPIO DEL QUARTIERE DEGLI ARTISTI
Nonostante le forme eleganti, firmate dal gruppo di architetti Beaudouin, Cassan e de Marien, capitanati da Jean Saubot, la torre è sempre stata considerata uno scempio dai parigini. Che in questi decenni mai hanno perdonato che “quell’orrore” dotato pure di eliporto (da tempo in disuso) fosse cresciuto sulla collina che prendeva nome dal monte Parnaso, dimora delle Muse della mitologia greca.
Luogo magico, amato dagli artisti, in cui a cavallo tra Ottocento e Novecento si è scritta la storia artistica della Francia e dell'Occidente: da Van Gogh a Picasso e Man Ray, l’elenco dei maestri con lo studio a Montparnasse è lungo alcune pagine. E il fatto che l’autorizzazione a costruire fosse giunta da André Malraux, allora ministro della cultura di De Gaulle, non bastò a lenire la ferita.
Il (difficile) rapporto della torre Montparnasse con la tour Eiffel nello skyline di Parigi.

LA SCELTA DI RISTRUTTURARE

Un grattacielo apprezzato solo dai turisti (oltre 1,2 milioni/anno), che hanno sempre affollato la terrazza con panorama spettacolare dell’ultimo piano, dove la vista offre un colpo d’occhio sul centro di Parigi che non delude neppure in caso di nebbia (purché non intensissima). E che i parigini hanno cominciato a tollerare solo dal 2012, quando il nuovo impianto di illuminazione con 58 proiettori a led ne ha fatto un contraltare cromatico, di notte, al “faro” della torre Eiffel.
Nel giugno 2016, poi, è stato lanciato un concorso internazionale per ristrutturare la torre Maine-Montparnasse adeguandola agli standard di sicurezza attuali. Occasione perché più voci si levassero, inutilmente, a favore dell’abbattimento, visto il budget da svariate centinaia di milioni di euro.

Un rendering del progetto di "metamorfosi bioclimatica" della torre.
IL NUOVO PROGETTO BIOCLIMATICO
Il raggruppamento di studi parigini Nouvelle AOM, che comprende Franklin Azzi Architecture, Chartier-Dalix Architectes, Hardel et Le Bihan Architectes, proclamato il 19 settembre vincitore del concorso, propone per la torre Maine-Montparnasse una nuova vita in base a una “metamorfosi bioclimatica della facciata”.

Un progetto da 300 milioni di euro che, a partire dal 2019, prevede di ristrutturare radicalmente gli spazi interni, riducendo a un decimo l’attuale fabbisogno di energia e raddoppiando a 12mila il numero delle persone che possono lavorarvi, distribuite su 59 piani. Ma soprattutto cambia radicalmente l’aspetto del grattacielo: pur riciclando oltre 40mila metri quadri delle attuali vetrate, il rivestimento da monolite scuro sarà sostituito da una struttura trasparente e luminosa in cui saranno inseriti spazi a verde.

Inoltre l’edificio crescerà in altezza di una ventina di metri, grazie all’aggiunta di una serra sommitale. Che i parigini hanno già definito la "corbeille de légumes", il cesto della verdura.
Rendering dell'inserimento della nuova torre nello skyline parigino
 
L’appuntamento a questo punto è per il 2023, data di partenza della nuova vita bioclimatica della torre. 

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