Divani gratis, stanze in condivisione, interi appartamenti affittati per tre giorni ai turisti. All’epoca della sharing economy il mondo dell’ospitalità è cambiato radicalmente. Colpa, o merito, di Airbnb e delle altre piattaforme di intermediazione che hanno messo a disposizione posti letto in quantità mai vista prima. Costringendo le catene alberghiere a ripensare e ripensarsi.

Anche perché i maggiori fruitori di Airbnb e Couchsurfing sono i giovani tra i 15 e i 35 anni, ovvero i clienti del futuro ma soprattutto del presente, oltre che la categoria di persone che viaggia di più. Per provare a intercettare il cambiamento Accorhotels, la catena leader nel mondo degli alberghi ha deciso di aprire una catena di ostelli della gioventù. Si chiamerà Joe&Joe ed aprirà i battenti nel 2018 a Parigi. Il secondo è previsto a Bordeaux ed entro il 2020 ne apriranno altri 50 in tutto il mondo. Prezzo di partenza per un letto? 25 euro: e non serve il sacco a pelo, le lenzuola le mettono loro.

LA SFIDA AD AIRBNB
Un modo per sfidare Airbnb non tanto nel suo campo, quanto nella sua fascia d’età. Perché rispetto a una casa in affitto l’ostello offre quella socialità naturale che una casa non potrà mai avere. A patto che sia un ostello moderno, di quelli che spopolano in alcuni Paesi – su tutti il Portogallo – e in Italia sono una realtà abbastanza recente, limitata a città come Milano, Venezia, Firenze e Roma.
Ostelli che non sembrano spartane caserme con l’acqua fredda, ma strutture eleganti e di design, dove non si dorme per forza in camerata ma in doppie e triple, dove gli spazi comuni sono ampi, comodi e ovviamente ipertecnologici e connessi, neanche a dirlo. Un settore quello degli ostelli, che prima di Accor ha fatto gola a diversi fondi di investimento internazionali, come Patrol Capital che ha investito milioni sulla catena di ostelli Generator, incentrati sul design e con due indirizzi anche in Italia.
IL CASO DI CIVITA DI BAGNOREGIO
Ma se le catene alberghiere si attrezzano per tener dietro al mercato che cambia anche Airbnb non sta certo a guardare e innova le sue strategie. Così a Civita di Bagnoregio, scenografico borgo medievale del Viterbese (nella foto sotto) scavato nel tufo e sopravvissuto a più terremoti, sigla un accordo con il Comune e mette a disposizione sulla sua piattaforma il primo immobile pubblico. Ma non si tratta di un semplice affitto temporaneo, quanto di un progetto articolato che prevede residenze d’artista sui generis. Sui generis perché l’artista che arriverà in provincia di Viterbo comunque qualcosa (simbolico) deve pagare e si deve anche impegnare a lasciare al Comune un’opera frutto della permanenza.
La società americana si impegnerà di arredare l’immobile recuperato dall’Amministrazione e creerà anche un laboratorio per gli artisti. Un’operazione che punta a far rivivere il borgo – abitato stabilmente solo da 4 persone – portando nuovi inquilini e nuova attenzione mediatica. Anche se i turisti non mancano: negli ultimi anni sono schizzati da 40mila a 630mila. Quanti di questi sono giovani fino ai 35 anni non è dato saperlo. Certo è che se ci fosse un ostello.