C'era una volta Giochi senza frontiere, che è vero che era solo un gioco televisivo ma aveva sotto sotto uno spirito di fratellanza e già nel nome segnava una speranza. Speranza di un mondo senza divisioni che nel 1989 sembrava dovesse diventare realtà. Crollato il muro di Berlino e sgretolata la cortina di ferro si festeggiava l'inizio di una nuova era di apertura. Senza più muri. E invece secondo la rivista francese Courrier International se nel 1989 i muri esistenti al mondo erano 15, oggi sono 55.

MURI STORICI

Divisioni elettrificate, barriere di separazioni, steccati, "fence" come li chiamano gli americani, possenti muri di sabbia e di cemento: c'è di tutto nella mappa globale della separazione. Alcune di queste divisioni sono antiche. Il muro di Famagosta che separa la Repubblica turca di Cipro Nord dalla Repubblica di Cipro venne eretto nel 1974: doveva essere abbattuto e invece è ancora lì. Come sono ancora lì i 99 muri (48 chilometri di estensione) che separano cattolici e protestanti in Irlanda del Nord. Non è più di bambù ma altamente tecnologica la barriera che separa la Corea del Nord dalla Corea del Sud: è datata 1953 ed è ancora il confine più militarizzato al mondo. Anche se chi va a Seoul può fare il tour della Dmz e provare l'emozione, surreale, di attraversare il confine anche se all'interno di un container con i colori dell'Onu. Un altro muro storico è quello che è stato costruito nel 1967 lungo la frontiera Nord di Israele con Libano e Siria. Altrettanto storico è quello, piccolo, che circonda la base americana di Guantanamo a Cuba (del 1959). Mentre risale agli anni Settanta ma è stata fisicamente realizzata solo negli anni Novanta la Indian line of control fencing, una barriera di 550 chilometri alta quasi quattro metri che divide il Kashmir indiano da quello pakistano.

Tra i più dimenticati e meno visti c'è il muro di sabbia costruito a fine anni Ottanta dal governo marocchino in mezzo al deserto, nella zona del Sahara occidentale che da decenni è conteso tra il governo di Casablanca e i miliziani del Fronte Polisario, che sostengono l'indipendenza del popolo Saharawi. Si tratta di un terrapieno lungo oltre 2700 chilometri che divide la parte controllata dal governo marocchino da quella in mano al Fronte Polisario. Ci sono poi muri assai recenti e contestati, come la Barriera di separazione costruita in Medio Oriente a partire dal 2002 che già nel nome denuncia il suo obiettivo: separare Israele dalla Cisgiordania e dalla striscia di Gaza.

 
MURI ANTI IMMIGRAZIONE
Ma se nel periodo della guerra fredda i muri dividevano imperi in lotta o stati contestati oggi le barriere vengono costruite per motivi differenti, ma quasi tutti in funzione anti-immigrazione. Cortine non più di ferro che isolano chi sta dentro da chi sta fuori, che segnano il confine tra noi e loro. Muri sorti in luoghi spesso aspri e solitari, come le centinaia di chilometri di deserto dove corre la frontiera tra Stati Uniti e Messico. Barriere che non impediscono certo agli immigrati di passare il confine, ma rendono il tentativo più pericoloso e spesso mortale.

Divisioni di cui spesso si sa poco, se non nulla: come quella che è stata eretta a partire dal 1993 tra l'India e il Bangladesh. Una barriera che corre lungo la quasi totalità dei 3400 chilometri di frontiere tra i due Paesi, e che diventa un vero e proprio muro di cinta stile prigione a cielo aperto nel caso delle numerose enclave nella parte nord del confine. Come è un muro di cinta dal carattere medievale la recinzione che circonda le enclave spagnole in terra marocchina di Ceuta e Melilla, avamposto in terra africana della fortezza Europa. Fortezza che in questi mesi sta cercando di blindarsi nel suo estremo orientale: la Bulgaria ha intrapreso la costruzione di una barriera di filo spinato al confine con la Turchia.

MURI IN COSTRUZIONE

Muri che esistono e muri in progetto. Sempre la Turchia ha annunciato la costruzione di una barriera di 900 chilometri lungo la frontiera con la Siria, per limitare lo Stato Islamico. E altre barriere sono state annunciate tra Oman e Yemen, Afghanistan e Pakistan, Armenia e Azerbaijan, Arabia Saudita e Yemen, Iran e Pakistan. Si accettano scommesse su quale potrebbe essere il prossimo muro. In Afghanistan? In Mali? In Iraq? Muri che nella testa di chi li erige dovrebbero servire a rendere il mondo più sicuro. Ma che nei fatti non fanno altro che aumentare la tensione e accrescere la sindrome da cittadella assediata in cui viviamo sempre più. È proprio vero che dalla storia non si impara mai nulla.