L’Oltrepò Pavese per tradizione è terra di bici e di vino. L’abbiamo scoperto anche nella Guida Vacanza, pubblicata dal Touring pochi mesi fa e dedicata proprio all’Appennino di Lombardia.
Sulle strade di Oltrepò, nel maggio del 1939, esattamente ottant’anni fa, prese il volo la leggenda del Campionissimo. Un non ancora ventenne Fausto Coppi mise in fila tutti sulle rampe di Pietragavina, al circuito di Varzi, il 7 maggio, e poi, qualche settimana dopo, alla Coppa Città di Pavia, facendo il vuoto sullo strappo di Canneto Pavese. In quest’ultima gara, il distacco finale dagli inseguitori sul Lungoticino a Pavia fu così clamoroso che gli avversari sospettarono che la sua galoppata fosse stata favorita da qualche illecito stratagemma: un taglio di percorso, il traino di una moto… Niente di tutto questo. L’Airone iniziava a spiegare le ali e nessuno l’avrebbe quasi più raggiunto.
I paesaggi dell'Oltrepò pavese / foto Marco Boto
Passando invece al vino, senza stare a tirare in ballo i romani che al loro arrivo di colonizzatori vi trovarono, come disse Strabone, “botti grandi come case”, nelle soleggiate valli oltre padane, a fine Ottocento, alcuni pionieri della viticoltura nazionale importarono barbatelle dalla Borgogna per sperimentare la messa a dimora di pinot per poterne poi fare una sorta di “Champagne cisalpino”. Da allora, la vocazione enologica dell’Oltrepò Pavese ha continuato a svilupparsi e, pur dovendo far fronte ad alcune ricorrenti “crisi di crescita” e forse di identità, rimane una risorsa inestimabile forse non ancora del tutto conosciuta ed apprezzata dagli oltrepadani stessi. Ma, nel mondo del vino, come in quello del ciclismo, c’è chi esce dal gruppo e si mette a fare l’andatura. E sarà probabilmente grazie al coraggio di “andare in fuga” di alcuni particolari produttori che la bandiera del vino d’Oltrepò potrà davvero conquistarsi in questi anni a venire il pennone dell’eccellenza.
Tra questi di certo l’azienda Monsupello, che tra Oliva Gessi e Torricella Verzate fa vino fin dal lontano 1893, e che ha deciso, come Jack Frusciante, anzi spumeggiante – vista la sua particolare vocazione alle bollicine di qualità – di sposare grappoli e pedivelle, ruote e acini, manubri e tinaie. Domenica prossima, 23 giugno, per le strade che si snodano tra i vigneti della prima collina oltre padana, e in vista del bel Santuario della Passione di Torricella e del maestoso castello di Montalto Pavese, verrà infatti organizzata la prima ciclostorica dell’Oltrepò, la Oltrepedalata Vintage. A promuoverla alcuni intrepidi giovani locali e a tenerla a battesimo proprio l’azienda Monsupello, presso le cui cantine si concluderà la manifestazione con un ristoro offerto a tutti i partecipanti.
Le regole d’ingaggio sono quelle delle ciclostoriche: presentarsi alle ore 9 al Centro  Ricreativo Carlo Boatti di Torricella Verzate in sella a una bicicletta “vintage”, ovvero con un telaio d’acciaio o alluminio realizzato prima del 1987, con leve del cambio sul tubo obliquo e fili dei freni a fare dei bei baffi al manubrio. I 25 chilometri del tracciato saranno una passeggiata, forse non per tutti, visti i non banali dislivelli. Ma lo spirito delle ciclopedalate storiche, si sa, è quello di arrivare, non importa se prima o dopo. Nel caso, si può sempre scendere e spingere. Pensando con un certo sollievo che in fondo – nel senso anche di “arrivare in fondo” –  al ristoro la parola “vintage” farà rima con “perlage”. 
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