Scopri il mondo Touring

Messi a dimora i 'gemelli' degli esemplari più vecchi di ogni regione italiana

Nasce sull'Appia antica il Giardino degli alberi monumentali

di 
Stefano Brambilla
26 Settembre 2013

E' un giardino davvero speciale, quello creato presso la Villa dei Quintili sull'Appia, a Roma e inaugurato venerdì 27 settembre alle 11. Perché l'idea di piantare 20 alberi nati per talea dai patriarchi verdi sparsi dalle Alpi alla Sicilia è bella e simbolica allo stesso tempo: tanto che il giardino è stato chiamato "dei patriarchi dell'unità d'Italia", proprio a evidenziare il messaggio di coesione e di unione portato dagli alberi. 


Tutto è nato grazie all'Associazione Nazionale Patriarchi d'Italia, che a Forlì ha costituito un vivaio con oltre 10mila talee dei patriarchi più significativi censiti finora. L'associazione ha già realizzato vari parchi e giardini in Emilia Romagna, ma è la prima volta che l'idea viene portata in un contesto nazionale. Si è deciso di scegliere un albero per regione, privilegiando quelli da frutto o di utilità economica: olivi plurisecolari, viti millenarie, meli, ciliegi, peri e cotogni. Che si spera cresceranno forti e vigorosi come i loro gemelli (le giovani piantine messe a dimora non sono infatti i figli bensì i “gemelli” dei gradi patriarchi: per questo si può considerare il giardino una vera e propria "banca del germoplasma" degli alberi da frutto più significativi d’Italia). Tra i 20 alberelli, sono state piantate siepi di specie autoctone come ginestra, sanguinella, alaterno. 


Il progetto, che ha ricevuto l'adesione del presidente della Repubblica, è stato realizzato grazie alla collaborazione fra la Soprintendenza speciale per i Beni archeologici di Roma, l'Arpa EmiliaRomagna, il ministero dell'Ambiente, l'Ispra e il Comitato per la Bellezza, con il patrocinio della Regione EmiliaRomagna.


Per i più curiosi, ecco l'elenco degli alberi più vecchi o significativi presenti nel giardino dei Patriarchi dell’Unità d’Italia, uno per ogni regione che sono stati messi a dimora - ogni pianta è contrassegnata da un apposito pannello che riporta i dati biometrici della pianta, il luogo dove si trova, le caratteristiche agronomiche e un messaggio ecologico finalizzato alla sensibilizzazione dei visitatori ai temi ambientali in genere. Sul pannello sono riportate anche la foto della pianta madre da cui è stato ricavato l’innesto e la foto del relativo frutto. 


Valle d’Aosta: pero di Brusson (il pero più grande e vecchio della Val d’Aosta)

Piemonte: melo PUM dal Bambin (uno dei meli più grandi del Piemonte)

Liguria: olivo di San Remo millenario (l’olivo più vecchio della Liguria)

Lombardia: ciliegio di Besana in Brianza (forse il ciliegio selvatico più grande d’Italia)

Trentino Alto Adige: melo di Fondo (il melo più vecchio d’Italia e forse d’Europa)

Friuli Venezia Giulia: melo di Campone (il più grande del Friuli, 150 anni)

Veneto: olivo di San Vigilio (olivo millenario sulle rive del Garda)

Emilia Romagna: cotogno antico di Faenza (fra i più vecchi d’Italia, produce frutti quasi privi di tannino che si mangiano come mele)

Toscana: corniolo di Montieri (fra i più grandi d’Italia)

Marche: olivo di Campofilone (fra gli olivi più vecchi delle Marche)

Umbria: noce di Poggiodomo (il più grande d’Italia, di oltre 5 metri di circonferenza)

Abruzzo: fico Reginella di Bucchianico (antica varietà locale)

Molise: olivo di Venafro (millenario, coltivato già in epoca romana)

Lazio: melograno di Roma (San Giovanni in Laterano, fra i più vecchi d’Italia)

Campania: vite di Taurasi (vite plurisecolare e di dimensioni enormi)

Puglia: fico di Otranto (varietà autoctona, fra le più antiche)

Basilicata: olivo maiatica di Ferrandina (olivo millenario, il più vecchio della Basilicata)

Calabria: vite di Mantonico di Bianco (vitigno risalente all’epoca magno-greca)

Sicilia: vite di Corinto Bianco (portato in Italia dai Greci oltre 2000 anni fa)

Sardegna: olivo di Luras (3800 anni, il più vecchio d’Europa 13 metri di circonferenza)