Di ritorno da un viaggio all'estero, sfogliate le foto sul tablet, è ormai un classico: "A Rotterdam (ma può essere pure Riga o Siviglia) ho preso una multa con l'auto. Ma vale la pena di pagarla?" Ulteriore variante "mi è arrivato a casa un verbale da... (località a piacere), secondo te posso buttarlo?".
 
NO, NON È IL CASO DI FARE FINTA DI NULLA
A maggior ragione se la cifra è "robusta", non è questione di senso civico, peraltro raro. Ma di senso pratico. Il mondo è cambiato e non sono solo più le compagnie di noleggio ad addebitarti a tradimento sulla carta di credito la foto ricordo di un radar della Nuova Zelanda. Pure il "tanto in quel paese non ci metterò mai più piede, chi vuoi che mi venga a cercare" può avere conseguenze antipatiche. Oggi, con computer e tablet, ci vuol poco per finire su una black list. A distanza di anni un banale controllo in aeroporto, in occasione di un viaggio di lavoro, potrebbe trasformarsi in un'odissea con sequestro del passaporto. E anche peggio...
 
NELLA UE LE MULTE VIAGGIANO
Due sono i punti fermi da considerare. Prima di tutto nell'ambito dell'Unione Europea ormai la circolazione dei dati per sanzionare chi commette infrazioni all'estero è una realtà. Si potrà magari sfuggire a un verbale di divieto di sosta compilato a mano in un remoto villaggio della Romania o del Portogallo, ma su eccessi di velocità, semafori rossi e guida in stato d'ebrezza non è indicato neppure tentare, visto che in genere le multe italiane corrispondenti sono pure più pesanti.
 
I giuristi più smaliziati potranno invocare forse una recente pronuncia della Corte europea di giustizia che impone modifiche alle direttive Ue sulla circolazione dei dati sanzionatori, ma il rischio è che le nuove norme semplifichino ulteriormente la trasmissione dei verbali tra Stato e Stato. Si ventila anzi un principio di sostituzione, in base al quale la sanzione di un autovelox francese a un veicolo con targa italiana, per esempio, potrebbe trasformarsi in un verbale "italiano" a tutti gli effetti, la cui oblazione potrebbe essere poi girata allo Stato di provenienza trattenendo una percentuale di "riscossione".
 
OCCHIO AL RECUPERO CREDITI INTERNAZIONALE
È pure una pratica diffusa la cessione a terzi dei verbali elevati a stranieri. Si è cominciato a Londra, dove una nutrita pattuglia di furbacchioni aveva scelto di usare vetture non britanniche per evadere sistematicamente la salata Congestion Charge in vigore in centro. Ma oggi si vedono recapitare a casa il verbale italiano per divieto di sosta anche i turisti germanici che parcheggiano fuorilegge sui lungolago del Garda...
A svolgere il servizio sono società internazionali specializzate nel recupero crediti. E sfuggire loro non è facile, ricordando che hanno pure la tendenza ad addebitare i costi tecnici della pratica.
 
IL CONSIGLIO QUAL È?
Evitare, prima di tutto, comportamenti a rischio verbale, specie per sosta e limiti di velocità. E se poi per un qualche malinteso (e ne possono capitare) ci si mette lo stesso nei guai, fare buon viso a cattivo gioco e pagare. È una scelta che, alla lunga, si dimostra intelligente. Sempre.
PS. Un'eccezione esiste. Ed è rappresentata, in alcuni Paesi peraltro noti, dall'abitudine dei locali gendarmi di appostarsi coi radar a poca distanza dal confine per taglieggiare i turisti in transito. Ma è un'altra storia.