Ci sono paesi di cui basta sentire pronunciare il nome per rimanere affascinati. Molti questi sono nella Sicilia interna, tra campi di grano fin dove arriva lo sguardo e pizzi di montagne che non crederesti di poter trovare sull'isola. Montalbano Elicona, Polizzi Generosa, Petralia Soprana, Valguernera Caropepe hanno una poesia tutta loro che stimola la fantasia e val bene un viaggio per andare a vedere che cosa si cela dietro quei nomi.
Montalbano Elicona, per esempio, al mio orecchio di bambino ha sempre suonato benissimo. E non c’entra neanche il commissario di Camilleri; che del paese condivide il nome e null’altro, visto che il commissario gira per l’agrigentino, mentre qui siamo in provincia di Messina. C’entrano più che altro i ricordi di infanzia, quando a casa, dall’altro lato della provincia di Messina, sullo Jonio, si fantasticavano le provole e i provoloni di Montalbano Elicona. Le portavano i cacciatori, che andavano sui Nebrodi a caccia, e insieme a qualche sparuta lepre e agli insaccati di maiale nero portavano queste provole che i casari del borgo modellavano come figure animali. Portavano anche le loro impressioni di Montalbano Elicona, che se ne sta raccolta, quasi arroccata su un promontorio quasi fosse in riva al mare e invece dal mare dista oltre venti chilometri. Però da Montalbano si vede eccome il mare, il Tirreno. Con le Eolie sullo sfondo che fanno capolino quando il cielo è terso. Il paesaggio da Montalbano Elicona si gode meglio se si risale in cima al paese, al castello costruire da Federico II di Svevia che qui venne spesso a soggiornare. Ci si arriva dopo aver percorso il dedalo di vicoli che si adattano al terreno e si arrampicano fino all’ingresso del castello svevo-aragonese. Dentro c’è una cappella reale, di epoca bizantina. Non distante c’è una bella chiesa, Santa Caterina, costruita nel Trecento. Epoca in cui venne costruita anche la Chiesa madre, che però fu ampliata e rifondata nel 1600.
 
Ma a Montalbano non vai solo per le chiese e il castello. Vai perché la strada che ti porta quassù (siamo in alto, quasi a mille metri d'altitudine - 920 metri per la precisione -, in inverno nevica, alle volte, ed è uno spettacolo di per sé) è assai bella. Soprattutto se la prendi dall’interno, dal lato di Randazzo e di Moio Alcantara, scendi, e sali, tra le curve, con l’Etna alle spalle e le cime dei Nebrodi e dei Peloritano davanti. Un mare di montagne e di campagne che riempie gli occhi e sazia la vista, con fichi d'india e ginestre, carrubi e terreni spogli, spelati. E a Montalbano Elicona certo ci vai anche per mangiare, che sei pur sempre in Sicilia. Per provare i maccheroni con il sugo di maiale fatti in casa, al ferretto. Meglio se con una grattugiata di ricotta, quella passata al forno. Oppure per i formaggi, le famose provole, che più invecchiano e più diventano piccanti. Ci sono paesi, nella Sicilia interna, che hanno dei nomi bellissimi. E quando ci arrivi ti rendi conto che non sono belli solo i nomi.