Sostenibili e green, ma anche smart e solidali, performanti e attrattive ma anche vivibili e slow. Le città contemporanee sembrano tutto fuor che “invisibili”, anzi la loro identità sembra sempre di più stiracchiata da istituzioni, operatori del marketing, archistar e urbanisti. A cercare di far quadrare il cerchio ci ha pensato da tempo Unesco, che di beni da tutelare ha una lunga e consolidata esperienza, e non a caso ha scelto dal 2004 la creatività come indice di valore per le città virtuose.
Ad oggi le maglie della rete Unesco Creative Cityes si è infittita e conta 180 città per 72 paesi. Nello Stivale le prime città a fregiarsi del titolo sono state Bologna per la musica, Fabriano per l’artigianato, Roma per il cinema, Torino per il design e Parma per la gastronomia. Ma dal 31 ottobre sono entrate nella “fine selection” Unesco anche Milano per la Letteratura, Pesaro per la Musica, Alba per la Gastronomia e Carrara per l’Artigianato.
 
A Pesaro l’ispirazione per la nomina prestigiosa è stata la ricorrenza per i 150 anni dalla morte di Gioacchino Rossini, famoso in tutto il mondo soprattutto per il suo Barbiere di Siviglia. Alba, nemmeno a dirlo,  si può considerare una vincitrice a tavolino, anzi a tavola, visto che sono eccellenze come vino, tartufi e nocciole a rendere questo piccolo borgo piemontese famoso in tutto il mondo. Carrara era un’altra nomina imprescindibile, considerando l’industria estrattiva e manifatturiera del marmo celebrato a tutte le latitudini.
Il teatro Rossini di Pesaro
MILANO E TORINO, VINCITRICI AL CONTRARIO
E Milano? Milano ha avuto una mezza rivincita. Perché tutti avremmo immaginato di vederla primeggiare nel design. Invece la palma di città creativa per il design si è appoggiata sulla Mole di Torino. Considerando la disputa sulla supremazia letteraria che ha riempito le cronache recenti, l’attribuzione a Milano del titolo di città creativa per la Letteratura sembra un caso da manuale arbitrale. Insomma il classico rigore dubbio assegnato per compensare un regalo all’avversario. Tant’è che abbiamo a parti invertite Torino città creativa per il design e Milano città creativa per la letteratura. 1 a 1 palla al centro.
Tra i due litiganti ne godiamo comunque tutti, perché ottenre una “certificazione Unesco” è un volano per la comunicazione turistica, per l’attrattività dei nostri piccoli e grandi centri, oltre a dare fiducia a un’economia che vede nel turismo un treno da non perdere per uscire dalla galleria della crisi. Lo sanno bene anche città come Bucheon (Corea), Durban (Sudafrica), Lillehammer (Norvegia), Manchester (Gran Bretagna), Seattle (Usa) e Utrecht (Paesi Bassi): non proprio tra le top destinations del turismo mondiale.
Milano e il suo nuovo skyline
IL MODELLO UNESCO
L’Unesco Creative Cities Network rientra nei 17 obiettivi sostenibili dell'agenda 2030, il programma di azioni concrete pianificate dalle Nazioni Unite per il benessere delle comunità nel mondo. Nel particolare caso le Città Creative sono organizzate in sette campi della progettualità e dell’innovazione: Artigianato and Folk Art, Design, Film, Gastronomia, Letteratura, Media, Arti and Musica.
Il percorso di attribuzione della certificazione Unesco dura circa 8 mesi scanditi con l’adesione al bando, la valutazione e la pubblicazione dei risultati. Il 2017 ha visto entrare nella lista per la prima volta due città africane, Kinshasa per la sua straordinaria cultura musicale e Tetouan, città gioiello della regione settentrionale del Marocco, famosa per le sue eccellenze dell’artigianato. Ora aspettiamo che si apra la race per il 2018.