Sarebbe bello capire da quali accidenti storici dipenda la fortuna dei fotografi. Perché qualcuno diventi un’icona da mostre che girano il mondo ed altri rimangano in un limbo, noti ma non notissimi, nonostante le copertine di Time e i libri pubblicati in vita. Kurt Lubinski, autore delle immagine di questa gallery, era uno di questi. Uno di quei reporter dell’epoca eroica della fotografia, quando viaggiare era spesso un’impresa e raccontare un’arte.
Uno dei villaggi Oiroti nella Siberia meridionale dove ha soggiornato Lubinski e la moglie - foto di Kurt Lubinski/Archivio Touring
Nato a Berlino sul finire dell’Ottocento, di famiglia ebraica, olandese di passaporto divenuto poi cittadino americano – scegliendo come nome un anonimo Kurt Lucas –, Kurt Lubinski era un tipo eccentrico. Attore di teatro di scarso successo stanco dei palcoscenici tedeschi. Un tipo creativo, che alla prima occasione decise di andare in Islanda per vedere il sole di mezzanotte e rimaner impressionato dai pescatori che mangiavano carne di squalo essiccata. Uno che decise di andar a curiosare per il mondo e divenne, più per inclinazione che per scelta deliberata, fotografo. Di quei fotografi che a cavallo tra gli anni Trenta hanno vissuto l’epoca avventurosa e romantica del fotogiornalismo. Perché Kurt Lubinski – che fino al guerra viaggiava in compagnia della moglie Margot Lewin-Richter, anch’essa ottima fotografa – fu un vero reporter cosmopolita, giacca di tweed e gambe in spalla. Una di quelle figure d’uomini avventurosi del primo Novecento sfruttarono la possibilità della rivoluzione dei trasporti per conoscere e far conoscere il mondo.
Donna Oirota si prepara per il viaggio - foto di Kurt Lubinski/Archivio Touring
Se ne avesse avuto la penna forse sarebbe potuto diventare un Graham Greene, o un William Somerset Maugham. Invece era un ottimo fotografo e nel 1938 con la casa editrice Hodder and Stoughton di Londra pubblicò “This is our world”, emblematica raccolta dei suoi viaggi e della sua voglia di raccontare il pianeta. E del pianeta amava raccontare un aspetto preciso: l’immensa diversità delle genti che lo popolavano. Lo fece viaggiando da Aden all’Etiopia, partendo da Gibuti per arrivare ad Addis Abeba, prima di partire alla volta dei grandi spazi dell’Unione Sovietica, visitando quello che è oggi il Kazakistan e la parte meridionale della Siberia, incontrando le popolazioni locali, travolte dall’onda russa. In questi viaggi sviluppò il suo peculiare modo di raccontare il mondo, perché la sua era una fotografia che oggi si direbbe etnografica: la testimonianza visiva della varietà umana del pianeta.
Un Oiroto ascolta RadioMosca nella sua abitazione, nella Siberia meridionale - foto di Kurt Lubinski/Archivio Touring
«Mi piace meravigliare», diceva. E lo faceva facendo vedere per la prima volta le facce di quelle che all’epoca ancora con spesso si chiamavano“popolazioni primitive”. Come nel caso di questa serie di immagini conservate nell’Archivio storico del Touring Club Italiano. Immagini scattate tra gli Oiroti dei monti Altaj nei primi anni Trenta. Un popolo di ceppo turco, che oggi vive nella Repubblica dell’Altaj in Russia, e allora ancora veniva ancora chiamato Oiroti, prima che Stalin li accusasse di essere filo giapponesi e la parola “oyrot” fu così dichiarata controrivoluzionaria. Le immagini di questa gallery vennero pubblicate sul numero di novembre di Vie del Mondo per accompagnare un reportage di Max Wormstall. Appartiene a una lunga serie di reportage con cui Lubinski e la moglie Margot si prefiggevano di studiare l’impatto della cultura sovietica sulle popolazioni native. Un’immagine che ti fa pensare che quella messa sul treppiede dovesse essere di buon grado la prima macchina fotografica che i due Oiroti avessero mai visto. La macchina fotografica di Kurt Lubinski.
Oiroti incuriositi da una macchina fotografica - foto di Kurt Lubinski/Archivio Touring
DIGITOURING E FONDAZIONE CARIPLO 
Per saperne di più e visionare molte altre fotografie relative agli Oiroti di Kurt Lubinski, il suggerimento è quello di visitare la gallery dedicata sul sito digitouring.it. Digitouring è il sito ufficiale dell’archivio storico del Touring Club Italiano e offre la possibilità di consultare gratuitamente migliaia di immagini, centinaia di carte storiche e intere annate della Rivista Mensile dei primi anni del Novecento. A questo link, per esempio, sono attivi molti percorsi tematici.

Le fotografie di questa pagina, così come tutte quelle relative al percorso relativo a Kurt Lubinski, sono state digitalizzate con il prezioso contributo di Fondazione Cariplo, che sostiene il progetto Digitouring fin dall’avvio, nel 2014.