Quando abbiamo lanciato "Passione Italia" abbiamo chiesto anche ad autori e coautori delle nostre pubblicazioni se avevano piacere di dare il loro contributo alla nostra "mappa della bellezza". In tanti ci hanno risposto: Luigi Cremona intervistando gli chef della Guida Alberghi e Ristoranti, Fabrizio Ardito regalandoci una sua riflessione sul camminare, Gianni Morelli ricordando per noi un emozionante momento di Matera 2019.
Silvia Di Natale - sociologa, scrittrice, scultrice e viaggiatrice che vive in Baviera nella campagna di Ebersberg, sul lago di Egglsburg - ci ha invece proposto qualcosa di diverso. L'autrice dei Percorsi d’autore per la nuova edizione della Guida Verde Monaco e la Baviera, prevista per settembre-ottobre 2020, ha voluto chiedere ai suoi studenti dell'Università Popolare di Ebersberg (conosciuta con il nome di VHS, abbreviazione di Volkshochschule) di scrivere un piccolo testo su un luogo che amano in Italia. Detto fatto: sei studenti tedeschi che studiano l'italiano ci hanno regalato una loro esperienza o un loro ricordo nel nostro Paese. Ve li proponiamo qui di seguito: si tratta di un affresco vivo e variegato dell'Italia vista dalla Germania. Un tributo d'affetto, anche, da parte di un Paese che tanto ama il nostro - come ci ricorda il Centro Studi Touring, la Germania è di gran lunga il primo Paese per numero di turisti in Italia. 

L'ITALIA VISTA DALLA GERMANIA
contributi degli studenti dell'Università Popolare di Ebersberg

L’isola di San Pantaleo - Mozia
Barbara Winner
L’isola di San Pantaleo, conosciuta anche come Mozia, è situata a pochi chilometri dalla costa di Marsala, in Sicilia. La colonia fenicia fu distrutta da Dioniso di Siracusa nel 397 avanti Cristo e non fu più ricostruita. Gli abitanti fuggirono sulla terraferma e lì fondarono la città di Lilibeo che oggi è Marsala.
Per visitare Mozia si deve prendere un’imbarcazione a Marsala. Il servizio è molto frequente, ma è interrotto dalle ore 13 alle 15. Il viaggio dura soltanto dieci minuti. 
Il museo di Joseph Whitaker è vicino all’attracco. Grazie a Whitaker, un inglese che ha comprato l’isola, il museo contiene la più estesa collezione del mondo di reperti fenici, mille in tutto. È stato lui ad aver organizzato uno scavo nel 1906. Poiché, dopo quella fenicia, sull’isola di San Pantaleo non c’è più stata un’altra colonia, nel museo si può ammirare la struttura autentica di una colonia fenicia. Vi si trovano inoltre molti oggetti d’arte: il più famoso è la statua di pietra, molto elaborata, detta “Il giovane”.
Dopo (o prima) della visita al museo fate una passeggiata sull’isola e scoprite i bei mosaici in mezzo alla natura intatta: ne ricaverete un’immagine della vita dei fenici. Mentre aspettate l’imbarcazione, prendete un caffè o fate uno spuntino al bar e godetevi la bella vista sul mare e la città. Al ritorno a Marsala visitate le saline e seduti a un bar, con un aperitivo, ammirate il tramonto: i colori sono spettacolari. 
Le saline di Marsala
 
Arco, un sogno di roccia
Beatrice Ernst
Situata nella valle del Sarca - con vista sul lago di Garda - Arco è una vecchia città con 18mila abitanti e un’importanza storica. Molti edifici in centro sono tutelati come monumenti ma sono ancora abitati. 
La valle del Sarca è un luogo attraente per vivere e per passare le vacanze. Il paesaggio e il clima sono gli elementi essenziali che caratterizzano questo territorio. Non solo in estate è un continuo via vai di bikers, di arrampicatori o di semplici camminatori. 
L’arrampicata è diventata un’attrattiva dai numeri importanti. Pochi altri luoghi offrono tanta varietà di percorsi e di vie ferrate. Le pareti sono simili a quelle sulle vere montagne come le Dolomiti. Dagli anni Ottanta a tutt’oggi gli arrampicatori più abili hanno iniziato la ricerca di linee sempre più estreme. Nel frattempo la valle del Sarca offre numerosi itinerari di gradi di difficoltà diversi. Alla sera gli arrampicatori si incontrano nel bar "Il Trentino" a prendere insieme lo Spritz. 
Il castello di Arco

Una ricetta piccante
Brigitte Krysiak (traduzione di Silvia Di Natale)
Molti anni fa, quando la nostra famiglia si è trasferita da Berlino in Baviera, abbiamo deciso di passare le vicine vacanze di Pentecoste in Italia, in particolare in Toscana. Così siamo partiti subito per la nostra meta, Montespertoli, un paese nella zona del Chianti, tra Firenze e San Gimignano. 
Siamo arrivati nella regione verso mezzogiorno e ci è venuta voglia di mangiare un boccone in un antico borgo situato su una collina che avevamo visto dall’autostrada. In quel luogo c’era un buon ristorante, così ci siamo messi sulla terrazza da cui si godeva una vista panoramica meravigliosa. 
Dopo aver ammirato a sufficienza la bellezza delle colline toscane con i cipressi, le viti e gli uliveti, mio marito ed io ci siamo messi a leggere il menu cercando di decifrarlo, ma purtroppo a quel tempo nessuno dei due sapeva l’italiano. I bambini volevano la pasta, certo, ma non sapevamo che cosa voleva dire “pasta alla puttanesca”. Abbiamo allora sottoposto il povero cameriere a un vero e proprio interrogatorio in inglese, finché quello ha cominciato a balbettare ed è andato a chiamare il suo superiore. Il capo è arrivato ed ha spiegato ai due preoccupati genitori e soprattutto alla mamma già lievemente irritata che la “pasta alla puttanesca” non è adatta ai bambini perché ha un sapore molto piccante e salato. Naturalmente il piatto è piccante anche in un altro senso: perché la puttana (o prostituta) da cui deriva il nome è di per sé “piccante” (e qui il padrone del ristorante ha fatto l’occhiolino). Ha poi raccontato che un tempo le prostitute non avevano il permesso di uscire quando volevano per andare a fare la spesa, perciò cucinavano quello che avevano in casa, alici che non vanno a male in fretta e naturalmente pasta.
Quante risate abbiamo fatto! Ci siamo goduti la pasta: ai pomodori per i bambini e alla puttanesca per me e mio marito. Da allora è diventato il nostro piatto preferito. 
Pasta alla puttanesca

Con gli occhi di Leonardo da Vinci
Karin Dohrmann
 
Ogni anno ritorno nel Montalbano, in Toscana, in un piccolo borgo chiamato Casorelle. Per me è un paradiso! Nel Montalbano mi rilasso. Mi diverto a immergermi nella storia e cultura del Paese. La famiglia Spinelli, che gestisce l’agriturismo, offre olio e prodotti biologici e nella sua Osteria “La Dispensa” cibi tradizionali della regione. È un festival di piaceri. Ogni volta scopro qualcosa di nuovo.
Essendo laureata in storia dell’arte mi affascina la cultura del Montalbano! Dalla terrazza panoramica ho una meravigliosa vista sul paese di Vinci. E qui ho capito come Leonardo da Vinci ha trovato la tecnica dell’"Inazzurrimento dei lontani". La luce e l’atmosfera di Padule di Fucecchio esprimono il paesaggio in colori eccezionali! Leonardo Da Vinci era affascinato dai colori, la cosa che lo colpiva maggiormente era l'effetto che aveva l'atmosfera sui colori dei soggetti più distanti. Questo effetto è dato dalla sovrapposizione dei vari strati dell'atmosfera che dona una colorazione sempre più azzurrina. Ogni giorno qui mi godo una pittura di Leonardo da Vinci in natura! Per me è il massimo della felicità. 
In epoca rinascimentale, nel XVI secolo, il Montalbano divenne il luogo di svago preferito dei Medici. I vari granduchi usarono il Montalbano come una riserva di caccia, denominata Barco Reale. Un fantastico paese per andare a spasso! Nel Montalbano ci sono tanti itinerari nei boschi e vigneti con viste panoramiche. Questa riserva di caccia granducale è delimitata da diverse ville di caccia come la villa di Artimino, la villa di Poggio a Caiano, la Magia presso Quarrata e Montevettolini e la villa di Cerreto Guidi, che presentano tutta la vita dei Medici con gli oggetti di caccia, mobili, vestiti e quadri di persone, eventi storici e natura morta.
Al centro di questo riserva di caccia c’è il Padule di Fucecchio che è la più estesa palude interna italiana. Grazie alla ricchezza della flora e della fauna il territorio rappresenta un'attrazione turistica notevole, sia dal punto di vista faunistico (birdwatching) che paesaggistico (fotografia). Il Padule riveste un ruolo fondamentale nelle rotte migratorie fra la costa tirrenica e l’interno, ospitando nel corso dell’anno oltre 200 specie diverse di uccelli. Si tratta di un percorso particolarmente adatto agli amanti del birdwatching e dell'osservazione naturalistica.
Natura, storia e arte sono i motivi per cui sto tanto volentieri nel Montalbano! Non vedo l’ora di rivederlo!
Vinci, borgo Bandiera arancione Tci

Sardegna – mare e monti in bicicletta da corsa
Manfred Bodmayr
 
Non sono un ciclista agonista, però sono appassionato ed innamorato della bici e amo viaggiare almeno una volta all’anno in qualsiasi regione d’Italia per il ciclismo.
Facendo così da molti anni ho scoperto varie regioni del Belpaese. Davvero, non è facile decidere qual è la parte più bella e più adatta per una vacanza in bici da corsa. Ma sicuramente una delle regioni da me preferite è la splendida isola di Sardegna.
La Sardegna è la seconda più grande isola mediterranea – la più grande è la Sicilia. Una delle caratteristiche dell’isola di Sardegna è quella che nonostante una scarsa densità di popolazione c’è una ampia rete di strade perfettamente asfaltate e poco frequentate, cioè un ambiente ideale per tutti i ciclisti. La Sardegna offre ovviamente un panorama di coste vario e variegato, dalle scogliere di Cala Gonone nel litorale orientale alle splendide spiagge bianche di Alghero nella costa nord-occidentale. Una delle città che mi piace di più è Alghero. Alghero è un ideale punto di partenza per vari giri in bici, ma questa città offre molto di più: si affaccia su una bella baia con il Capo Caccia che domina sullo sfondo. Tra l’altro, la sua storia è anche molto interessante. Nel XIV secolo Alghero fu conquistata dagli spagnoli chi vi trasferirono una colonia di Catalani, così che fino ad oggi alcuni cittadini sanno ancora parlare un dialetto catalano. Vale la pena una passeggiata nel centro vecchio dove si può vedere qualche traccia della sua storia. Un giro bellissimo è quello da Alghero a Bosa. Si esce dalla città verso il sud prendendo la meravigliosa strada per Bosa che costeggiando il litorale occidentale offre delle panoramiche mozzafiato su un paesaggio insolitamente vergine e selvaggio.
Anche se sono stato lì già per tre volte, sono sicuro di tornare tra poco. Tutto andrà bene...
La strada litoranea tra Alghero e Bosa

Sul lago d'Iseo​
Lucia Bauer-Ertl (traduzione Silvia Di Natale)
Mio marito ed io avevamo prenotato una camera sopra il lago d’Iseo in un piccolo albergo familiare. Dal nostro balcone la vista era magnifica. Un sole meraviglioso, il lago che splendeva in basso, paesi che occhieggiavano qua e là, prati verdi e sopra montagne bluastre, il cielo azzurro. Fu la fame a staccarci dal panorama. L’albergo aveva un piccolo ristorante con grandi porte finestre da tre lati, tanto che si aveva l’impressione di essere sospesi sul lago. I prezzi in verità erano alti, ma decidemmo di permetterci per una volta quel lusso. Così ci sedemmo felici e contenti al tavolo e godemmo fino in fondo delle tre portate, della bottiglia di vino e dello spettacolo dei colori offerto dal tramonto. 
Il giorno dopo però eravamo decisi a cercare la pizzeria economica che mi aveva raccomandato mio fratello. In mano le sue precisissime istruzioni, davanti agli occhi la carta di Google, ci mettemmo a girare nei dintorni, ma anche dopo un’ora di giravolte su strade strettissime la pizzeria rimaneva introvabile. Eravamo ormai stanchi e affamati, che altra scelta ci rimaneva, se non quella di tornare al ristorante del nostro albergo? Nel frattempo il tempo era peggiorato, ma la vista dal ristorante si era fatta ancora più sconvolgente. Cinquanta sfumature di grigio, sopra e intorno a noi una muraglia di nuvole. Lago, montagne e nuvole si fondevano in un’unica visione. Eravamo di nuovo felici e contenti, il cibo era ottimo, ottimo il vino Pecorino. Il giorno dopo avremmo cercato un locale a buon prezzo nella vicina cittadina. 
Il giorno seguente cominciò a piovere già nel primo pomeriggio e a sera pioveva a dirotto. Tornammo dalla gita bagnati fradici, infreddoliti e affamati. Metterci a cercare un locale in città? No, per carità! Così prendemmo di nuovo posto nel nostro ristorante: mentre fuori vento e pioggia sferzavano le finestre, noi stavamo al caldo e all’asciutto. Una cena sopraffina, una bottiglia di Pecorino...
Quando pagammo il conto, il giorno dopo, dovemmo constatare che il mangiare era costato molto ma molto di più del dormire. In cambio però avevamo goduto in una volta sola delle cose più belle che ha da offrire l’Italia: un paesaggio grandioso, una cucina eccellente e uno stile di vita italiano.
Il lago d'Iseo

E dulcis in fundo... 
Cinque dei miei momenti favoriti in Italia
Lucia Bauer-Ertl
1. Mi sveglio e vedo lo Stromboli attraverso la finestra.
2. La luna sorge sopra il mare alla spiaggia di Caorle.
3. Vedo Venezia dal campanile in Piazza San Marco, all’età di dieci anni.
4. Faccio un giro per Napoli in taxi.
5. Passeggio nel bosco pieno di lucciole in Toscana.