Se fossimo nel bel mezzo di una gara ciclistica leggeremmo “ultimo chilometro”. Il 22 gennaio scorso è stata infatti pubblicata nella Gazzetta Ufficiale la versione definitiva del Decreto del  Ministero delle Infrastrutture e Trasporti relativo alla “Progettazione e realizzazione di un sistema nazionale di ciclovie turistiche”.
Si può dire "finalmente", visto che il provvedimento era molto atteso da tutto il movimento di associazioni e istituzioni che da tempo lavorano all’ambizioso obiettivo di rendere l’Italia un Paese davvero ciclabile, attraversato da una rete di infrastrutture che possano attivare economie green e virtuose. Molto in verità era già stato messo nero su bianco dallo stesso ministero e dalla Conferenza Stato-Regioni con la stesura del documento programmatico “Connettere l’Italia”, che disegnava la strategia complessiva di programmazione dello sviluppo infrastrutturale e dei trasporti, individuando città chiave e poli turistici.
Il Decreto del 22 gennaio mette così in sicurezza i 362 milioni di euro stanziati nella legge n. 208 del 2015 e stabilisce le modalità con cui si dovrebbero realizzare gli interventi che saranno gestiti dalle Regioni e dalle Province autonome. Ma ecco l’ultimo, si spera, chilometro che manca alla meta, ovvero la ripartizione delle risorse per cui il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti attende il via libera delle Regioni forti degli studi di fattibilità, finanziati con circa 5 milioni di euro nel maggio 2017, che dovrà avvenire entro il 31 dicembre di quest’anno.
Una ciclovia in Ligura, in provincia di Imperia / foto Getty Images
QUALI E COME SARANNO LE CICLOVIE DEL FUTURO
Eccole le vie ciclabili che attendiamo di vedere realizzate nel prossimo futuro. Si tratta dell’Acquedotto pugliese (da Caposele (AV) a Santa Maria di Leuca (LE); della Vento (Venezia-Torino); della Ciclovia del Sole (Verona-Firenze); di quella Adriatica (da Chioggia (VE) a Santa Maria di Leuca (LE) - prevista fino al Gargano e poi prolungata su richiesta della Conferenza delle Regioni – la Ciclovia Tirrenica (Da Ventimiglia (IM) a Roma (RM)); quella della Sardegna (Cagliari – Bosa – Portotorres – Alghero – Santa Teresa – Dorgali – Illorai – Quartu S. Elena) e quella della Magna Grecia (da Lagonegro (PZ) a Pachino (SR); la Trieste-Lignano Sabbiadoro-Venezia (da Trieste a Venezia); quella del Garda (da Peschiera del Garda (VR) a Peschiera del Garda (VR) e il Grab di Roma, il Grande raccordo ciclabile.
Nel decreto si leggono inoltre i requisiti che devono accomunare tutti i progetti, che ricomprendono gli elementi territoriali e gli standard più tecnici della progettazione. Bene anche la definizione di un modello della segnaletica di indicazione e informazione uniforme per tutte le ciclovie e, si spera, che verrà adottato anche per i percorsi ciclabili non appartenenti al Sistema delle Ciclovie Nazionali (magari inserendolo nel Codice della Strada e nel relativo regolamento). Non resta che aspettare l’avvio dei lavori per imboccare finalmente una ciclabile in fondo al tunnel.
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