Contrarre la domanda di energia grazie alla riduzione della mobilità privata e dei consumi in ambito civile, incrementare l’utilizzo delle energie rinnovabili e della produzione di idrogeno, aumentare la presenza di aree verdi con lo scopo primario di assorbire quanta CO2 possibile: sono queste le tre strade maestre che l’Italia si impegna a perseguire per fronteggiare l’emergenza climatica. E sono le direttrici fondamentali della Strategia Nazionale di lungo periodo tramesse lo scorso 10 febbraio dal Ministero dell'Ambiente (il prossimo ministero della Transizione ecologica) alla Commissione Europea, nell’ambito degli impegni dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.
 
A dire il vero l’Italia ha impiegato un anno in più del dovuto per mettere nero su bianco le proprie linee guida, visto che l’Europa invitava i Paesi firmatari a comunicare entro il 2020 le proprie "Strategie di sviluppo a basse emissioni di gas serra di lungo periodo". Ma il ritardo non sembra scalfire la soddisfazione dell’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che dichiara come “l'elaborazione di questa Strategia ci conferma fra i paesi più attivi e motivati per il raggiungimento del target della Cop 21, che è quello di mantenere il riscaldamento globale entro il limite di 1,5/2 gradi". 
Da qui al 2050 serve un cambio di passo per raggiungere la cosiddetta “neutralità climatica”, in cui le emissioni di gas a effetto serra sono compensate dagli assorbimenti di CO2. E chissà se la costituzione del ministero per la Transizione ecologica del nascente governo Draghi potrà essere un acceleratore del cambiamento. 
 
Il nuovo esecutivo dovrà infatti dedicarsi a un vero e proprio “cambio del paradigma energetico italiano” che il ministero dell’Ambiente individua in “investimenti e scelte che incidono sulle tecnologie da applicare, sulle infrastrutture ma anche sugli stili di vita dei cittadini, insieme all’avvio del Green Deal e al consolidamento del CIPESS, Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile, che dall’1 gennaio 2021 ha sostituito il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica». Ma quali sono i cardini della Strategia nazionale presentata in Europa? 
  
La sede della Commissione Ue, a Bruxelles / foto Getty Images
LE VIE ALLA TRANSIZIONE ECOLOGICA ITALIANA 
La riduzione delle emissioni è ovviamente l’obiettivo primario da perseguire, con i consumi che dovranno diminuire del 40 per cento rispetto agli attuali. Le soluzioni sono state individuate nella riqualificazione energetica degli immobili, nella progressiva sostituzione del trasporto privato con quello pubblico, estendendo l’utilizzo dell’energia elettrica dalla mobilità ai comparti produttivi dell’industria. 
 
Per arrivare a questa transizione la produzione di energia elettrica dovrà essere almeno il doppio di quella attuale sfruttando una capacità solare essere almeno 10 volte l’esistente, fino all’obiettivo di 600-700 TWh (terawattora). Per l’eolico l’obiettivo è di raggiungere invece la capacità di 40-50 GW (Gigawatt), sommando l’energia prodotta da impianti a terra e da impianti offshore (in mare aperto). 
Il 25-30% di energia elettrica sarà quindi destinato alla produzione di idrogeno e di carburanti sintetici da impiegare nelle forniture di gas, negli impianti industriali e nella mobilita (e-fuel). Ci si aspetta molto anche dall’apporto delle bioenergie, infatti nel documento del ministero si sottolinea l’impegno al “massimo sviluppo del biogas e del relativo upgrade in biometano, che può essere utilizzato negli usi finali termici ma anche nel settore di generazione”. 
 
L’asticella a questo punto è stata fissata. Ora tocca alla nuova azione di governo e a un’Europa che può contare di nuovo sull’appoggio della nuova amministrazione Usa non farla cadere. 
 
INFORMAZIONI
Consulta o scarica la versione integrale della "Strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra"