La transumanza è candidata a diventare Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. L’Italia ha depositato il dossier di candidatura nella sede di Parigi, affiancata da Grecia e Austria. A farsi portavoce dell’iniziativa è il ministero delle Politiche Agricole, che ha redatto il dossier che verrà giudicato dal Comitato di governo dell’Unesco nel novembre del 2019.
 
Il progetto nasce nel 2015. A muoversi per primi un gruppo di attivisti del Molise, decisi a valorizzare il lavoro dei pastori transumanti della loro regione, a cui si sono accodati i pastori campani, laziali, pugliesi e abruzzesi. A raccogliere la sfida è nel 2017 proprio il ministero: "Siamo davvero orgogliosi - ha detto il vice ministro alle Politiche Agricole con le deleghe del settore, Andrea Olivero – perché stiamo provando a raccontare una pratica antica che lega il lavoro, il paesaggio e le persone".  
  
COS’È LA TRANSUMANZA

Settembre, andiamo. È tempo di migrare./ Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori / lascian gli stazzi e vanno verso il mare: scendono all'Adriatico selvaggio /che verde è come i pascoli dei monti: Sono i primi versi dei "Pastori", poesia con cui Gabriele d’Annunzio ha dipinto l’antico rito di spostare le greggi verso climi più miti sul finire dell’estate. Se è vero che la transumanza segna la cultura agropastorale dell’intera penisola italiana, a praticarla ancora oggi sono i pastori delle regioni del centro e del mezzogiorno d’Italia, con qualche eccezione nelle prealpi lombarde e in Val Senales, in Alto Adige.

Uno dei luoghi simbolici per il rito pastorale è Pescasséroli, paese abruzzese tra i monti e i boschi del Parco nazionale d’Abruzzo. Qui per secoli uomini e donne rimanevano separati per sette mesi all’anno, una distanza che si ascoltava anche nelle cantilene delle parlate dialettali. Quella delle donne era tipica della montagna, mentre la lingua maschile era addolcita dalle influenze della costa. A separare culturalmente e fisicamente i due sessi era proprio la transumanza verso il tavoliere foggiano e in particolare verso Candela, a più di duecento chilometri da percorrere due volte all’anno su un tratturo.

I tratturi sono percorsi larghi fino a 110 metri. Vere e proprie autostrade circondate da una rete di tratturelli e bracci che attraversavano il Molise, il Sannio, l’Irpinia e, appunto, l’Abruzzo. A iniziare la transumanza furono i sanniti. A regolarla con nuove leggi gli aragonesi, nel ‘400. A determinarne la quasi estinzione sono stati gli eventi del ‘900, quando la messa a coltura del Tavoliere e la caduta del prezzo della lana hanno ridotto le greggi da oltre un milione a poche decine di migliaia di capi. E i pastori? Via. Migranti verso Roma, verso il Nord o addirittura oltreoceano, nelle Americhe.
La transumanza tra Pescasserroli e Ovino conta ben 211 chilometri
IL PATRIMONIO CULTURALE IMMATERIALE ITALIANO UNESCO
Sono a oggi Patrimoni culturali immateriali Unesco per l'Italia: il canto a tenore sardo (2008), l'opera dei Pupi siciliani (2008), il zaper fare liutaio di Cremona (2012), la dieta mediterranea (2010 con Grecia, Marocco e Spagna, nel 2013 "allargata" a Cipro, Croazia e Portogallo), le feste delle Grandi Macchine a Spalla (2013), la coltivazione della vite ad alberello nell'Isola di Pantelleria, la falconeria (2016, con altri Paesi), l'arte dei pizzaiuoli napoletani (2017). Speriamo davvero che la Transumanza sia tutelata e si aggiunga agli altri patrimoni culturali italiani preservati dall’Unesco. La risposta nel 2019.
Un rustico sul Tavoliere pugliese, a Ovino (Fg)