Per tutto maggio 2021, il sito del Touring Club Italiano - in collaborazione con Hertz - segue il Giro d'Italia edizione numero 104 (Torino, 8 maggio - Milano, 30 maggio). A raccontarci i luoghi del Giro d'Italia 2021 è Gino Cervi, scrittore e giornalista, nonché cultore di storia del ciclismo, curatore di guide turistiche Tci e autore di volumi di storia dello sport (tra cui i recenti Il Giro dei Giri e Ho fatto un Giro). Seguiteci lungo le strade del nostro Bel Paese! A questa pagina trovate tutte le puntate.
 

«I miei nonni erano contadini. Erano contadini delle colline reggiane. Sono cresciuto con questo pezzo di Emilia nel sangue. Con gli anni dell’adolescenza la consapevolezza politica mi ha portato a capire cosa significava, nel Novecento, essere contadini reggiani e il legame con questa mia terra si è radicato ancora più profondamente». Max Collini è stato per circa undici anni la voce narrante e l'autore dei testi degli Offlaga Disco Pax, che nel primo decennio degli anni Duemila è stato uno dei gruppi musicali più significativi sulla scena indipendente italiana, nato nel 2003 e scioltosi nel 2014, a seguito alla dolorosa scomparsa di Enrico Fontanelli uno degli artisti fondatori. Con Jukka Reverberi, dei Giardini di Mirò, ha dato vita a un duo, Spartiti. Sia nel periodo degli Offlaga, sia in questi ultimi anni Collini ha intrecciato nella sua esperienza di musicista e narratore ai temi di esplicito argomento politico e sociale relativi alla storia italiana contemporanea numerosi riferimenti al luogo della propria formazione artistica e ideologica: la provincia emiliana e le sue trasformazioni antropologiche dalla metà del Novecento ai giorni nostri. Nel monologo Dagli Appennini alle Ande la sola voce mette a fuoco questo retroterra culturale attraverso narrazioni sue e di altri autori di riferimento. 


Max Collini
 

Oggi la quarta tappa del Giro d’Italia, la Piacenza-Sestola attraversa la pianura seguendo il tracciato della via Emilia fino a Parma, e poi piega verso l’Appennino. Risalendo per un tratto la valle dell’Enza, entreremo nel cuore delle Terre di Canossa, che furono quasi mille il vastissimo feudo della gran contessa Matilde, che dominava da Mantova alla Toscana e che fu l’ago della bilancia nell’estenuante lotta tra papato e impero, e in particolar modo tra il pontefice Gregorio VII ed Enrico IV. Tutti ci ricordiamo, per averlo letto fin da ragazzi a scuola dell’indomita contessa che costringe all’umiliazione l’imperatore Enrico IV, che nel gennaio del 1077 era venuto a chiedere la revoca della scomunica al papa che era ospite proprio nel castello di Matilde, sull’Appennino reggiano. L’imperatore tedesco per espiare le sue colpe fu costretto a rimanere tre giorni, ad aspettare fuori dal castello, col capo cosparso di cenere e sotto un’abbondante nevicata. Il tempo oggi si preannuncia pessimo, a dispetto del maggio inoltrato, e speriamo di non dover fare la fine del povero imperatore tedesco, e che soprattutto non debbano farla i corridori che oggi affrontano le prime salite vere. 


Il castello di Canossa - foto Getty Images

«Vado in bicicletta, sono un ciclista urbano – racconta Collini – , anche perché Reggio, la mia città, fortunatamente è una delle realtà urbane più a misura di ciclista d’Italia. Ma sono molto più appassionato di ciclismo. Ero un grande tifoso prima di Moser, poi di Bugno e infine di Pantani. E anche adesso se posso non mi perdo alla TV le cronache delle grandi classiche, del Giro e del Tour. Il ciclismo è l’epica, è l’avventura. C’è un episodio, una straordinaria giornata di ciclismo che ho trasformato in una canzone. È la tappa del Giro d’Italia del 1988, la tappa della salita del passo di Gavia, che tutti gli appassionati di ciclismo ricordano. Era il 5 giugno 1988 ma la corsa si svolse nel bel mezzo di una memorabile bufera di neve. Il gruppo dei ciclisti, completamente impreparato ad affrontare quelle basse temperature, deve superare gli oltre 2600 m del passo di Gavia, tra val Camonica e Valtellina. L’effetto è una specie di ritirata di Russia: immagini terribili di corridori tremanti di freddo a bordo strada che cercano un riparo. L’eroe di quella giornata fu l’olandese  Johan Van der Velde che alla TV vedemmo andare in fuga da solo e salire come un fantasma, con la maglietta con le maniche corte sotto la tormenta di neve. E poi scomparire. Nessuno capì dove. La corsa continuò in qualche modo. Molti si ritirarono, pochi arrivarono al traguardo. Tra questi anche l’olandese, con oltre tre quarti d’ora di ritardo dal primo, guarda caso un altro olandese, Erik Breukink. Van del Velde si era chiuso dentro a una roulotte, per riprendersi da un principio di congelamento».


 

Quella giornata indimenticabile nella memoria del Giro è diventata, anni dopo, e proprio grazie a Max Collini e agli Offlaga Disco Pax, una canzone-narrazione. «La canzone s’intitola Tulipani ed è contenuta nell’album Gioco di società, del 2012. Ho scelto di raccontare quella giornata attraverso particolari lirici, a dettagli di contorno, prendendo di sbieco quella storia. Il testo si apre proprio con Van der Velde che, lungo la discesa, sfinito dal congelamento, appoggia la bicicletta a un muretto ed entra alla roulotte. Si toglie gli indumenti e si asciuga sotto una coperta, e beve del tè caldo. Poi una volta riscaldato e rifocillato alla buona, riprende la strada e arriva ultimo sul traguardo di Bormio. Van der Velde che entra primo nella bufera e ne esce ultimo è un’immagine che ho molto a cuore, che simboleggia l’avventura di un perdente di talento, che sono i personaggi più ricchi da raccontare».
 

I castelli che s’incontreranno oggi saranno molti. Di quello di Canossa, che la corsa sfiora soltanto, resiste ormai soltanto un impressionante rudere. Ma perfettamente conservato, e addirittura trasformato in un ostello, è il castello di Rossena, che svetta su una rupe rossastra di origine vulcanica, circondato dai calanchi argillosi. Il primo gran premio della Montagna di giornata si incontra in corrispondenza di un altro castello matildico, quello di Carpineti, che divenne della Gran Contessa la dimora d’elezione. Poco prima, invece, si passerà da Selvapiana: in un “giro dantesco” sarà una sosta dedicata alla memoria di Francesco Petrarca, l’altra corona delle patrie lettere. In questo angolo di Appennino Petrarca soggiornò tra il 1343 e il 1345, quando gravitava intorno alla corte di Azzo da Correggio, signore di Parma. Furono anni fervidi di scrittura: vi terminò il poema latino Africa, scrisse numerose pagine dei Rerum memorandorum libri e, secondo alcuni, non poche liriche del Canzoniere. Così descrive il luogo in una Epistola all’amico Barbato da Sulmona:
 
Sta su una collina verdeggiante / una grande Selva ed ha, benché posta su un’altura il nome di Piana. / Qui vedresti aerei faggi stornare il sole /e le tenere erbe screziare concordemente il suolo / nei mesi estivi; qui mitiga la calura delle branche / del Cancro l’acqua sorgiva, e le brezze che vengono dai monti /vicini battono la testa e la criniera del Leone. 
 

Il castello di Rossena - foto Getty Images

Il "Giro del Touring" è realizzato in collaborazione con Hertz, storico partner di mobilità dell'associazione, che ha messo a disposizione di Gino Cervi un'auto ibrida per seguire le tappe della Corsa Rosa. 

I volumi Touring sul Giro d'Italia scritti da Gino Cervi: Il Giro dei Giri e Ho fatto un Giro.