La creatività, la realizzazione di un talento, l’età dell'oro di una città e di un Paese in fermento negli anni '60. C’è questo e molto di più nella mostra “Tinin Mantegazza. Le sette vite di un creativo irriverente”, allestita al Teatro Bruno Munari di Milano dal 16 ottobre al 21 novembre e visitabile su prenotazione. La mostra anticipa la stagione 2021-22 che il Teatro del Buratto di Milano dedica alla figura e alla creatività di Tinin Mantegazza, scomparso a Cesena poco più di un anno fa.
Tinin Mantegazza, conosciuto dal grande pubblico per aver creato il famoso pupazzo Dodò, protagonista dal 1990 della nota trasmissione Rai per bambini “L’albero azzurro” - è stato sicuramente un personaggio dalla mente creativa instancabile. Figura poliedrica si è occupato per oltre 70 anni di illustrazione, giornalismo, editoria, televisione, regia, fino all’animazione culturale e all’organizzazione teatrale.
Più di 250 disegni originali dipinti, pupazzi, fotografie, oggetti di scena, filmati e documenti, occupano gran parte del teatro Munari con il compito di restituire al grande pubblico la fantasia e complessità del grande artista, autore televisivo, animatore e scenografo italiano. Il percorso di visita, organizzato in collaborazione con Velia Mantegazza, sua compagna di vita e di lavoro, ha anche lo scopo di ricordare e sottolineare il ruolo fondamentale avuto dai Mantegazza nel fondare con Jolanda Cappi, a metà degli anni Settanta, la cooperativa Teatro del Buratto con il preciso intento di riqualificare il Teatro per ragazzi in Italia.  Una nota per i più piccoli... alla mostra si verrà accolti dai numerosi pupazzi realizzati da Tinin e Velia per il teatro e la televisione: dagli Animatti, dalla Fata Muccona, al Cavalier Stampella, al Bruco Galileo o al Brontolosauro e molti altri ancora.
Il Pupazzo Dodò di Tinin Mantegazza
SPAZIO AGLI SPETTACOLI CULTO DEL TEATRO DI ANIMAZIONE
L’esposizione proviene in parte dal Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo (Ra), dove si è tenuta nel 2019 con la curatela di Flaminio Balestra e Diego Galizzi. Su iniziativa del Teatro del Buratto a Milano è stata ripresa ed ampliata con due nuove sezioni. La prima, dedicata al lavoro di Tinin e di Velia con il Teatro del Buratto e con il Teatro Verdi, racconta per la prima volta in una mostra - attraverso oggetti di scena, pupazzi e video - molti dei loro spettacoli, oggi considerati delle pietre miliari del Teatro di Animazione.
Dal lavoro di debutto “L’histoire du soldat” (1975) con la voce recitante di Paolo Poli, a “Pierino e il lupo” di Prokofiev (1976), a "Cipì" di Mario Lodi (1978), fino a "Quello Stolfo da Ferrara" (1983) liberamente tratto dall’Orlando Furioso, con testo di Raffaele Crovi e musiche di Franco Battiato e Pio Giusto. E ancora "I quattro musicanti di Brema” (1981), con le voci di Ornella Vanoni, Anna Identici, Nicola Arigliano, Lucio Dalla, Daniele Formica e "Barbablù" (1986) con la consulenza scenografica di Alik Cavaliere, Mauro Staccioli e Mauro Giuntini, per citare alcuni dei più conosciuti.
Tinin Mantegazza, Cipì,1978. Lo spaventapasseri con i suoi amici
TININ MANTEGAZZA, FIGURA POLIEDRICA DELLA CULTURA ITALIANA
La seconda sezione invece ci porta in una dimensione privata della vita dei Mantegazza e descrive il loro legame di amicizia con numerosi pittori, tra cui Tullio Pericoli, Lele Luzzati, Bruno Munari, Lucio Fontana, testimoniato da alcuni ritratti a olio, matita o acquarello, mai esposti al pubblico. La mostra è possibile grazie alla collaborazione di: Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo (RA), Fondazione Tito Balestra, Accademia Perduta Romagna Teatri, Archivio Storico del Cabaret Italiano, Associazione Peppino Sarina e Stamperia Pascucci 1826 di Gambettola.
Bruno Munari, Tinin Mantegazza
MILANO, GLI ANNI ‘60 E IL CABARET
Completano la mostra tre video di approfondimento sull’attività dei Mantegazza al Teatro del Buratto, in televisione e infine un’intervista all’artista di Flavio Oreglio, Direttore dell'Archivio Storico del Cabaret Italiano, dove viene raccontato il mondo del cabaret a Milano negli anni Sessanta. Un fenomeno che Tinin e Velia contribuirono a consolidare prima con la Galleria la Muffola e poi fondando il Cab 64, dove si esibivano giovani artisti come Cochi e Renato, Bruno Lauzi, Felice Andreasi e Lino Toffolo. “Si faceva cabaret tutte le sere – racconta Mantegazza - Erano anni magnifici, Milano ribolliva e nascevano nuovi astri, che passavano anche da noi. Un clima splendido”.   “E non fu 'cabaret milanese' - sottolinea Oreglio - come solitamente si tende a dire, ma 'nazionale', perché i protagonisti di quella straordinaria epopea arrivavano da tutta Italia”.
L’allestimento è a cura del Teatro del Buratto e coinvolge diversi spazi su due piani del Teatro Munari (edificio firmato da Italo Rota, inaugurato nel 2017 dal Comune di Milano e affidato al Teatro del Buratto per realizzare un Polo di teatro per l’infanzia e i giovani). 
J. Perrotin, Cochi P., V. Mantegazza, L. Toffolo, R. Pozzetto e Tinin al Cab 64, 196 / Foto di Uliano Lucas
INFO UTILI E PRENOTAZIONI
“Tinin Mantegazza. Le sette vite di un creativo irriverente”, dal 16 ottobre al 21 novembre 
Il Teatro Munari è in via Giovanni Bovio 5 a Milano; www.teatrodelburatto.it.
Ingresso solo con visita guidata, prenotazione obbligatoria. Ingresso e visite guidate sono gratuite.
Orari: da lunedì a venerdì 15-18. Sabato visite guidate alle ore 14.15 e 15; domenica alle ore 10.30-11.30-14.15 -15. 
Per prenotazioni contattare il tel. 0227002476 o scrivere a prenotazioni@teatrodelburatto.it.