Non è così intuitiva la ragione per cui Caravaggio dovette essere “riscoperto”. Come è possibile che quel taglio di luce in San Luigi dei Francesi, a Roma, fosse stato dimenticato? Come è possibile che quel geniale gioco di forme e sfumature non fosse amato dal grande pubblico? Oggi tutti amano Caravaggio o perlomeno, tutti lo riconoscono come un grande. Ma non è sempre stato così: evidentemente gli occhi degli uomini sono diversi a seconda dell’epoca in cui vivono. 
In questa pagina vi vogliamo portare a conoscere le opere più belle di Caravaggio, scegliendole tra le tante della sua produzione. Ben sappiamo che la scelta è soggettiva: segnalateci nei commenti altre opere che amate particolarmente!
1. CANESTRA DI FRUTTA, 1594-1598
Olio su tela, cm 31x47
Pinacoteca Ambrosiana – Milano

Caravaggio riesce a rendere un capolavoro anche una “semplice” natura morta. Guardate la bacatura della mela, le spaccature del fico maturo, la baccellatura delle foglie ritorte: l’artista si applica a ogni particolare con una precisione e una consapevolezza straordinarie. Non solo: anche luci e ombre sono perfettamente tratteggiate, alla pari dei suoi più celebri quadri. La canestra scompare nell’ombra sulla destra, rifulge di luce a sinistra, così come il grappolo d’uva bianca e la grande pera gialla che fa da pendant al fondo. Anche la spazialità è definita nel migliore dei modi, con la canestra che è lievemente aggettante rispetto al piano su cui è appoggiata (vedete l’ombra?).

2. BUONA VENTURA, 1596-1597
Olio su tela, cm 99x131
Museo del Louvre – Parigi
Per Caravaggio si parla sempre di “fedeltà al vero”. La "Buona ventura" ne è un classico esempio. Si narra che Caravaggio, un giorno, si rifiutò di ritrarre le statue più famose di Fidia e Glicone, dicendo che la natura l’aveva fornito di maestri a sufficienza. Chiamò dunque una zingara che passava a caso per strada, la portò all’albergo e la ritrasse in atto di predire l’avvenire a un giovane (quasi un bambino, a giudicare dai lineamenti). Una scena di vita di strada, insomma, come spesso Caravaggio dipinse nel corso della sua vita, popolando le sue opere di gente trovata per le vie. Anche di questo quadro, così come di altri, ne esistono almeno due versioni; una seconda è alla Pinacoteca Capitolina di Roma.
Echi di un mondo romano caro al pittore che in questa opera, come nei ‘Bari’, rievoca la sua fascinazione per i bassifondi raccontati in tutta la loro teatralità: Caravaggio dimostra ancora una volta di saper unire il racconto preciso della realtà e la bellezza.
3. BACCO, 1597-1598
Olio su tela, cm 95x85
Galleria degli Uffizi – Firenze
Il dio Bacco solitamente è nudo, vagante per i boschi; qui somiglia a un antico romano mollemente sdraiato sul suo triclinio, una coppa di vino in mano e un grande cesto di frutta pronto per essere divorato. Ma sono soprattutto i pampini sul capo che colpiscono: una vera e propria corona di foglie, che portano la figura quasi a diventare un’allegoria di una stagione o di qualcos’altro che non sappiamo. Tutto è luminoso, naturale, fin troppo semplice rispetto alle luci e ai tormenti cui ci ha abituato Caravaggio. Nel corso di una fase di restauro, alcune analisi hanno permesso di scoprire, all'interno della caraffa di vino, un volto di uomo, che i ricercatori ritengono essere l'autoritratto dello stesso Caravaggio.
4. SCUDO CON TESTA DI MEDUSA, 1598
Olio su tela, cm 60x55
Galleria degli Uffizi – Firenze
La leggendaria Medusa, che tramuta gli uomini in pietra soltanto con il suo sguardo: non c’è luogo migliore dove ritrarla se non uno scudo da battaglia! Caravaggio lo fa in maniera furba e innovativa: la convessità dello scudo diventa un’apparente concavità che accoglie la testa sanguinante (un perfetto espediente illusionistico); lo sguardo di Medusa è fermo su un unico punto, mentre i serpenti si muovono disordinatamente da tutte le parti; e poi, c’è quel fiotto di sangue molto "splatter" che rende tutto così reale nella sua epica! Con un’opera come questa, l'artista mise a tacere le voci che lo accusavano di mancanza di "azione" e "moto" nei soggetti che rappresentava.
5. RAGAZZO MORSO DA UN RAMARRO, 1595-1596
Olio su tela, cm 66x49,5
Fondazione Longhi – Firenze

Un ragazzo in una posizione scomposta, con un’espressione dolorante e sorpresa nello stesso tempo, è una delle opere più conosciute di Caravaggio, se non altro anche per il curioso titolo inedito nell’arte mondiale. In realtà le opere sono due, questa conservata a Firenze e una seconda alla National Gallery di Londra. In molti hanno voluto leggere riferimenti al piacere e alle pene d’amore: ne sarebbero simboli la rosa tra i capelli del ragazzo, la spalla destra scoperta, le ciliegie, il gelsomino bianco. Da notare anche il riflesso sulla caraffa di vetro - un particolare che rimanda alla fedeltà ottica al reale, sviluppata nella scuola lombarda sulla scia degli studi leonardeschi.

6. VOCAZIONE DI SAN MATTEO, 1599
Olio su tela, cm 322x340
Chiesa di San Luigi dei Francesi, Cappella Contarelli – Roma
Quella luce! Forse non c’è luce più famosa, nella storia dell’arte moderna. Quel fascio di luce che penetra nella stanza da destra e indica tutto: il presente, il passato, il futuro. Gesù chiama Matteo, “voglio lui”. Matteo guarda Gesù sbalordito, “proprio io?”. E tutto è così comprensibile e bellissimo, nella buia stanza del gabelliere: un istante passato alla storia. Pensare che l’opera era la prima committenza pubblica di Caravaggio: il cardinal Contarelli, prima di morire, non solo aveva incaricato di decorare la cappella in San Luigi dei Francesi, ma aveva anche descritto dettagliatamente quanto vi voleva riprodotto. Il cardinale non visse abbastanza per ammirare il capolavoro di Caravaggio, ma siamo certi che sarebbe stato soddisfatto della fama mondiale cui, con la sua committenza, aveva dato vita. 
7. CONVERSIONE DI SAN PAOLO, 1600-1601
Olio su tela, cm 230x175
Basilica Santa Maria del Popolo, Cappella Cerasi – Roma

Saulo sulla via di Damasco riceve la chiamata del Signore. Quanti artisti hanno ritratto la conversione di San Paolo? Caravaggio lo fa in maniera come sempre unica: occupa la grande tela con un cavallo, sdraia Saulo per terra mentre apre le braccia, non raffigura Cristo neppure in sogno. Tutto è luce, pensiero, stravolgimento interiore: nel senso che il fatto - la chiamata - è tutto nella testa di Saulo, nei suoi occhi chiusi, nelle sue mani tese verso l’alto. Nulla sembra passare per la mente dello stalliere, le cui gambe si confondono con le zampe del cavallo in un intricato gioco di linee verticali. L’unica concessione al sovrannaturale potrebbe essere quella luce in alto a destra… ma è giusto un accenno. Caravaggio rimane nella realtà.

8. CENA IN EMMAUS, 1605-1606
Olio su tela, cm 141x175
Pinacoteca di Brera – Milano

Due sono le opere che raffigurano lo stesso soggetto, questa di Milano e una seconda conservata alla National Gallery di Londra. Naturalmente le differenze abbondano, dalla luce alla composizione: qui per esempio Caravaggio ha presentato il momento successivo all’atto religioso, quando Gesù ha già spezzato il pane e si sta congedando con la benedizione. Lo stesso Cristo è più maturo del giovane senza barba che compare nell’altra tela. Segno di una maggiore maturità dell’artista, che probabilmente dipinse il quadro appena dopo l’omicidio Tomassoni, per il quale fu accusato, riparando per quattro mesi nei feudi Colonna a Zagarolo e Paliano. Bellissimo il gesto dell’apostolo che sta aprendo le braccia riconoscendo finalmente Gesù che ha benedetto il pane.

9. SETTE OPERE DI MISERICORDIA, 1606-07
Olio su tela, cm 390x260
Pio Monte della Misericordia, Napoli
È l’opera più ardita e complessa di tutte quelle descritte in questa pagina e, in generale, di quelle dipinte da Caravaggio. In una sola grande tela, commissionata dal Pio Monte della Misericordia - giovani aristocratici napoletani - sono raffigurate le sei opere di Misericordia annunciate da Cristo nel Vangelo di Matteo (visitare i carcerati, dar da bere agli assetati…) cui si aggiunge la sepoltura dei morti. Tutto è luce e buio nello stesso tempo, in un intrico di forme e di scene che hanno come perno il cero acceso del personaggio in fondo (che aumenta la profondità del quadro). Sembra quasi una macchina teatrale, e come sempre la vita di strada è ben presente. I piedi lividi del morto, la goccia di latte sulla barba del vecchio, le teste ricciolute degli angeli sono particolari che non si dimenticano.
10. DECOLLAZIONE DI SAN GIOVANNI BATTISTA, 1608
Olio su tela, cm 361x520
Concattedrale di San Giovanni, La Valletta – Malta
Un’opera gigantesca, che occupa tutto il muro per cui era stata dipinta, all’interno dell’oratorio dei Cavalieri di Malta - ancora oggi rimane là dov’era stata concepita da Caravaggio, il che permette tutta una serie di considerazioni sulla maestria dell’artista nel dare il senso di sfondamento dello spazio grazie al geniale gioco delle luci. Guardate anche in questo caso il contrasto tra l’androne buio e la luce fulgente sul corpo dell’assassino. Caravaggio ne fu probabilmente soddisfatto - firmò addirittura l’opera, l’unica a portare il suo autografo (nel sangue che sgorga dal collo del Battista) - e anche i committenti sembrarono apprezzare: l'artista grazie alla Decollazione fu fatto cavaliere, ricevette due schiavi e una collana d’oro. Eppure il suo soggiorno a Malta non sarebbe durato molto.