«Una settimana al mare e, vedrà, passa tutto». Una frase che ciascuno di noi ha sentito infinite volte, un luogo comune salutista ma che può suonare come una beffa, perlomeno alla luce dei più recenti studi sull’inquinamento ambientale generato dal traffico marittimo.

L’allarme arriva da T&E-Transport&Environment, centro ricerche con sede a Bruxelles sostenuto da 60 diverse associazioni ambientaliste “not-for-profit” dell’Unione Europea: secondo un’analisi svolta col supporto di immagini satellitari, le ciminiere della sola flotta del più importante operatore del mondo delle crociere (Carnival) emettono dieci volte più ossidi di zolfo dell’intero parco auto circolante in Europa.


Lo scalo crociere di Barcellona

La prospettiva di trasformare un soggiorno al mare nell’occasione per inalare gas tossici non è frutto di un dato grezzo sparato a caso: i tecnici di T&E hanno incrociato le rotte delle navi da crociera, e delle loro permanenze in porto, con le immagini satellitari dell’agenzia aerospaziale europea che valutano la qualità dell’aria.

Hanno così documentato come i motori delle navi, che all’ormeggio restano accesi per garantire l’enorme quantità di energia elettrica indispensabile a città galleggianti da 5mila persone, diffondano nell’atmosfera quantità colossali di inquinanti. I dati di T&E documentano come i carburanti a basso prezzo impiegati dai motori marini vanifichino nei fatti ogni misura presa per limitare l’inquinamento nelle città alle spalle degli scali. E non solo lì.


Una nave da crociera nel porto di Civitavecchia

Il caso più clamoroso è quello di Barcellona, dove le 105 navi da crociera approdate nel corso dell’anno hanno rilasciato nell’atmosfera oltre 33mila tonnellate di ossidi di zolfo, quando l’intero parco circolante della città catalana (560mila auto) non supera le 7mila tonnellate di emissioni in 12 mesi. Terza in classifica Venezia, con 27mila tonnellate di origine nautica e poco più di 2mila generate dal parco circolante dell’area di Mestre (110 mila auto), e quarta Civitavecchia, dove le 76 navi da crociera approdate nel 2017 hanno portato a un bilancio degli ossidi di zolfo dell’ordine di 22mila tonnellate, contro le poche centinaia legate alle 35mila auto immatricolate in città.


La sintesi dello studio pubblicato da T&E sull'inquinamento dovuto alle navi

Lo studio di T&E non si limita agli ossidi di zolfo. Per ciò che riguarda i composti dell’azoto (NOx) cita il caso di Marsiglia, dove le sole navi da crociera (57 in sosta nel 2017) hanno emesso quattro volte più NOx che l’intero parco auto registrato nella città francese (340mila auto). E non si tratta di un problema circoscritto alle navi da crociera. Un test condotto due anni fa dall’emittente britannica Channel Four su una nave di P&O ha documentato come sul ponte più alto, in prossimità del fumaiolo, gli analizzatori di particelle ultrafini toccassero quota 226mila parti per milione; giusto per confronto, l’aria a Piccadilly Circus a Londra nell’ora di punta ha un valor medio di 38.400 ppm.

Meglio non pensare ai livelli delle emissioni rilasciate dalle nuove, gigantesche, portacontainer PostPanamax: lunghe circa 120 metri in più rispetto alla Msc Opera protagonista dell’incidente a Venezia, sono spinte da motori che erogano esattamente il doppio della potenza (62mila Kw contro 30mila) disponibile sulle navi da crociera.


La Msc Miriam, una delle grandi portacontainer da 400 metri

Poco rassicurante, secondo i tecnici di T&E, pure la prospettiva offerta dalle “nuove” navi alimentate a gas liquido. Il cui bilancio energetico complessivo nei confronti delle emissioni di CO2 all’origine dell’effetto serra è infatti peggiore rispetto a quello che si potrebbe ottenere facendo funzionare i propulsori delle navi con gasolio di qualità a bassissimo tenore di zolfo e adottando le stesse tecnologie di post trattamento dei gas di scarico già impiegate su automobili e autocarri. Ma gli armatori restano del tutto sordi sul tema.


Il terminal crocieristico di Marsiglia