In tutte le cose quel che conta è metterci la faccia. E il mondo dell’alimentazione non fa eccezione. Chi sta dietro a quel che mangiamo? Quali sono gli anelli della catena alimentare contemporanea cui non abbiamo mai pensato e che pure sono fondamentali per far arrivare quotidianamente il cibo sulle nostre tavole? E poi: quale è il nostro rapporto con quel che mangiamo, e come era cinquanta, cento anni fa? Sono tante e diverse le domande cui risponde #FoodPeople, la mostra del Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano che resterà aperta per tutto il 2015.
I GRANDI CAMBIAMENTI NEL NOSTRO MODO DI MANGIARE
Una mostra che occupa oltre 700 metri quadrati al pian terreno del Padiglione monumentale del museo ed è dedicata al racconto dei grandi cambiamenti che hanno segnato il nostro modo di mangiare negli ultimi 150 anni e alle prospettive future del sistema alimentare. L’idea di base è rendere il visitatore consapevole dell’importanza che la scienza e la tecnologia rivestono all’interno del sistema alimentare e quindi nella vita di ognuno di noi. «Il ruolo del museo è interpretare il passato per fornire chiavi di lettura del presente e lanciare uno sguardo sul futuro» ha spiegato il direttore del Museo, Fiorenzo Galli.
E per farlo al museo della Scienza hanno scelto tanti testimoni, da Louis Pasteur a Nazareno Strampelli, il genetista italiano che negli anni Trenta innovò la produzione di frumento, che attraverso filmati guidano nella riflessione sul rapporto tra scienza e alimentazione. Ma oltre a loro sono rappresentati i tecnici che lavorano al ciclo del freddo, o semplicemente i contadini e gli allevatori, primo e fondamentale anello del percorso che il cibo per arrivare sulle nostre tavole. Ed è molto bella la parte introduttiva, in cui si vede come sono cambiate le tavole degli italiani, da inizio Novecento a oggi, passando per le tavole borghesi degli anni Trenta, i deschi degli operai all’epoca del boom e le mense dei nostri figli oggi.
RIFLETTERE SUL FUTURO
Ma #FoodPeople non è solo un luogo per guardare, è anche e soprattuto un momento per riflettere sul futuro. Per esempio per capire che ruolo che la tradizione giocherà nel cibo di domani. «Parlare della tradizione non è parlare del passato, ma del presente. Di quello che siamo riusciti a salvare e abbiamo ritenuto utile salvare» ha spiegato durante la presentazione Massimo Montanari, docente di storia medievale che ha fatto parte del consiglio scientifico della mostra. «La tradizione è allora una relazione tra presente e passato: nel cibo di domani ci sarà quello che decideremo sarà utile. Del resto la tradizione esiste solo se vive, cambia e si adatta: perché nessuna è data, ma tutte si creano in relazione con il contesto e l’evoluzione».
In mostra, non avendo Montanari sempre presente, alle domande sul futuro dell’alimentazione rispondono esperti dei diversi settori, ma a rendere più concrete le risposte contribuiscono i tre laboratori (alimentazione, genetica e nanotecnologie) al cui interno il visitatore può fare un’ulteriore esperienza per capire come la tecnologia sia fondamentale nel settore alimentare.
Info: #FoodPeople fino a fine 2015 al Museo della Scienza e della tecnologia di Milano.
Ingresso con il biglietto del museo, 10 €, soci Tci 7,50 €.