Il Natale e le feste che lo seguono sono alle porte, e tra le moltissime tradizioni che rievocano la Santa Natività e il laico avvento dell’inverno (e mettiamoci pure la fine dell’anno gregoriano) ci sono i canti, che si sono tramandati grazie all’oralità e a qualche trascrizione e arrangiamento più o meno raffinati. 
L’Italia esprime tutta la varietà immaginabile in un mosaico di tradizioni di culture e geografie assai distanti tra loro: i vicoli brulicanti di Napoli, il cammino ovattato su un sentiero alpino o una fredda notte in mare aperto. 
Dalle liturgie derivano nel Seicento le forme scritte dei primi canti. Odi e intime ninnenanne per il bambino Gesù riecheggiavano a nord. Mentre moltissimi sono i canti che intonavano i pastori, riprendendo laudi legate a liturgie e processioni, già celebrate nel XIII secolo nei dialetti, o meglio nelle lingue, sarde, napoletane e siciliane. Senza ambizioni filologiche proviamo ad evocare qualcuna delle musiche natalizie più conosciute nell’Italia popolare, sperando che scaldino l’atmosfera di una attesa, o il benaugurio dell'inizio d'anno nuovo.
FRIULI, "LUSIVE LA LUNE" 
"Lusive la lune" è una canzone popolare diffusa in tutto il territorio friulano che trova le sue origini in un canto del XVIII secolo. Sono molte le varianti dalla forma originaria, ma in tutte risuona l’atmosfera di una notte in cui la luna risplende come fosse giorno, in cui i fiori d’inverno germogliano come se fosse estate, e l’acqua dei fiumi risale verso le sorgenti. Un’atmosfera onirica e fiabesca.

TRENTO E NORD ITALIA, DORMI DORMI BEL BAMBIN
Questo canto religioso fa parte di una raccolta di “Sacri canti" di Don Giambattista Michi di Fiemme, ritrovata nella trentina Palù del Fersina e risalente alla fine del XVII secolo. Nella versione originale il canto si intitola "Canzonetta spirituale sopra l'Aria della marchiata". Questa ninna nanna rivolta a Gesù Bambino non si ritrova in altri esempi della cultura europea e si riconduce invece alla danza popolare della “Marchiata”, diffusa in tutto il nord Italia.

MARCHE, "NATU NATU NAZZARE'"
“Natu natu Nazzarè tra la paja tra lu fie’e Maria la Verginella che sta sotto la capannella Jiusù caru dormi ve’tra lu vo’ e l’asine’ tra le vraccia de la mammache te canda la ninna nanna Capanna sanda’ndo’ che ci sta Jiusùse sona e canda”. Questo è il canto natalizio marchigiano più noto e rievocato nella regione, soprattutto nella provincia di Macerata. Ancor oggi è immancabile nei repertori dei gruppi popolari che lo eseguono nel periodo dell’Avvento. 
A dare lustro a questo canto tradizionale è negli anni Cinquanta l’arrangiamento per coro del maestro Giovanni Ginobili, che negli anni 60 viene addirittura inciso e prodotto dalla casa discografica Rca.

TOSCANA E VITERBESE, LA BEFANATA
Scostandoci di un poco sul calendario cerchiamo le origini di una canzone per la Befana, intonata porta a porta soprattutto nelle zone toscane del Monte Amiata, in quella della provincia di Lucca e nella provincia di Viterbo. In alcuni paesi di Romagna, Marche, Umbria e Lazio la stessa tradizione è comunemente chiamata Pasquella. 
Il testo italianizzato recita così: "La Befana ed il suo gentil consorte con il conte di Buon'Umor chiedono di essere ospitati nella vostra gentile dimora e di essere trattati con amore come con amore chiedono...". Sta al buon cuore dei riceventi rispondere con un dono.

SANT'AGATA DE' GOTI, "TU SCENDI DALLE STELLE"
A comporre forse la più conosciuta canzone natalizia è nel 1754 Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787), nato a Napoli e poi Vescovo a Sant'Agata de' Goti (peraltro comune Bandiera Arancione). Ma sembra che "Tu Scendi dalle Stelle" sia un canto che origina da un’altra melodia composta dal de’ Liguori: “Quando nascette Ninno”. Nella prima stesura italiana il brano venne chiamato "Per la nascita di Gesù", titolo con cui fu inizialmente pubblicato. Poi divenne la celebre "Tu scendi dalle Stelle".

 Il

PENISOLA SORRENTINA E NAPOLI, "NASCETTE LU MESSIA"
In realtà questa si può annoverare tra le canzoni benaugurali per la fine dell’anno. Durante le feste si girava per le case dei contadi a intonare questa canzone per ottenere una “a ’nferta”, e alla fine del canto si lanciava una pietra ai piedi di genitori, del padrone, del commerciante , del nobile in segno di rispetto per le gerarchie familiari e sociali. La canzone veniva accompagnata dal ritmo di tamburelli e putipù e iniziava cosi: “Ao’ bbuon Dio è ao’ bbuon Capodanno / tant’oro e argiento te puozze / abbuscà auanno, / quanto peso io/ ‘a pret e tutte e panne”.  Ovvero, viene annunciata la fine dell’anno per poi evocare in circa settanta strofe episodi popolari e dell’infanzia di Gesù.

SARDEGNA, "NOTTE DE CHELU" E LE NOVENE DI NATALE
La novena di Natale è il canto simbolico dell’attesa della nascita del bambino Gesù e l’avvento si accompagna con questa forme di liturgia cantata. In Sardegna non si attese il Concilio Vaticano II per recitare le preghiere non il latino. Così nel 1927 furono composti nove canti specifici per la preparazione al Natale, composti da due sacerdoti: Agostino Sanna, di Ozieri, e Pietro Casu (chiamato Babbai Pedru), di Berchidda. I canti sono ormai conosciuti e utilizzati in tutta la Sardegna: "Acculzu a Betlemme", "Andhemus a sa grutta", "A sos primos rigores", "Candh’ est nadu Gesus", "Duos isposos a s’iscurigada", "Glòria: it’est custa armonia?", "In sa notte profundha", "Naschid’est in sa cabanna" e "Notte de chelu".