"Siamo malati cronici, ma finalmente abbiamo paura". La nostra sintesi è estrema, brutale. Ma serve alla lettura dei rapporti statistici di Legambiente e dell’Istituto di Ricerca Swg sui rischi ambientali e sulla loro percezione. Le due analisi sono distinte e autonome, ma il loro oggetto trova evidentemente connessioni profonde.
 
Legambiente ha appena presentato Mal’aria 2019, il dossier annuale sull’inquinamento atmosferico in Italia che restituisce un quadro puntuale del 2018, anno “orribile” e segnato anche dal deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia europea in merito alle procedure di infrazione per qualità dell’aria (che ci costerà multe salatissime).
L’istituto di ricerca Swg ha invece chiesto a un campione rappresentativo nazionale di 2mila maggiorenni di indicare quanto concordassero con l’affermazione “La situazione ambientale del luogo in cui vivo mi preoccupa sempre di più” ottenendo in risposta una diffusa consapevolezza del rischio.
CITTÀ, LE GRANDI MALATE
Nel rapporto di Legambiente troviamo che nel 2018 in ben 55 capoluoghi di provincia sono stati superati i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili o per l’ozono (35 giorni per il Pm10 e 25 per l’ozono). In 24 dei 55 capoluoghi il limite è stato superato per entrambi i parametri.

Tutte le città capoluogo di provincia dell’area padana (a eccezione di Cuneo, Novara, Verbania e Belluno) hanno superato almeno uno dei due limiti. Senza addentrarci nelle classifiche tra città e città, il dato che fa clamore riguarda le oltre 422mila le morti premature all’anno per inquinamento atmosferico e il fatto che l’Italia si collochi tra i Paesi europei con più decessi in rapporto alla popolazione, pari a più di 60.600 nel solo 2015. 

SURRISCALDAMENTO E RIFIUTI, CHE PAURA
Dall'indagine Swg emerge invece che ben l’81% degli intervistati ha risposto di essere molto o abbastanza d’accordo sul provare un timore crescente per la situazione ambientale, un dato in netta crescita già rispetto allo scorso anno, quando solo il 71% delle persone aveva risposto allo stesso modo, mentre dal 2011 al 2016 la percentuale dei soggetti preoccupati per l’ambiente oscillava sempre fra il 67-69%. 
Gli intervistati hanno indicato quattro problemi legati all’ambiente sui quali sarebbe necessario intervenire con maggiore urgenza. Al primo posto il surriscaldamento globale, la gestione e lo smaltimento dei rifiuti, indicati dal 42% dei soggetti sottoposti all’indagine. Al secondo l’inquinamento delle acque (lo dice il 36% del campione) e al terzo quello dell’aria, problema su cui si deve intervenire subito per il 32% degli intervistati. È alta anche la percentuale di chi si preoccupa per l’aumento della plastica, sostanza che sta trasformando il mare in una vera e propria trappola per la biodiversità marina, ma anche per l’uomo, e su cui il 30% dei partecipanti all’indagine SWG chiede un’azione urgente.
LE POSSIBILI SOLUZIONI
Legambiente indica varie direttrici per migliorare la situazione e far uscire l’Italia dall’emergenza cronica dello smog. Innanzitutto occorrerrebbe realizzare un Piano Nazionale contro l’inquinamento con misure strutturali ed economiche di ampio respiro e redigere Piani Urbani di Mobilità Sostenibile (i Pums) ambiziosi, ripensando l’uso di strade, piazze e spazi pubblici delle città, creando ampie “zone 30” e prevedendo nuovi spazi verdi nei centri urbani.
Inoltre dovrebbe essere indispensabile ridurre il tasso di motorizzazione, riportandolo ai livelli delle altre nazioni europee; gli incentivi sulle emissioni dovrebbero prevedere criteri sociali e per ridurre il parco circolante in Italia si dovrebbe prevedere un bonus di rottamazione per chi vuole rottamare l’auto inquinante senza acquistarne una nuova. È fondamentale, secondo Legambiente, incentivare davvero la mobilità sostenibile, potenziando il trasporto pubblico locale, urbano e pendolare, prevedere reti ciclabili che attraversino nelle diverse direttrici i centri urbani; ma anche ripensare il proprio stile di vita in una chiave più ecofriendly.
Altra misura chiave, l'introduzione di target di mobilità vincolanti in tutte le città italiane. Sul modello di quanto già avvenuto con la raccolta differenziata, l’idea è quella di fissare a livello nazionale obiettivi vincolanti di ripartizione modale degli spostamenti validi nei Comuni con più di 50.000 abitanti. Come fatto in Inghilterra, bisognerebbe realizzare zone centrali a pedaggio (come Area C a Milano) e più vaste zone a emissioni limitate (Low Emission Zone), con pedaggi piuttosto elevati di ingresso per i veicoli più inquinanti; inoltre si dovrebbe implementare una differente politica tariffaria sulla sosta. Infine, un monito al Governo, incitato a riprendere il lavoro di consultazione delle parti sociali e a varare una vera e propria Roadmap mobilità sostenibile al 2030 e 2050 con l’obiettivo della completa decarboniozzazione (emissioni zero) del settore.
INFORMAZIONI
Per saperne di più sul rapporto Mal'aria 2019 vai sul sito di Legambiente.