Sono una ventina i soci e i consoli Tci dell’Emilia-Romagna che in oltre due anni di lavoro hanno realizzato "Aemilia, una via lunga 2200 anni", carta “parlante” per esplorare paesaggi, beni culturali e prodotti tipici della regione seguendo il filo conduttore del percorso storico della Via Emilia, da Rimini a Piacenza. Un progetto sviluppato in prima persona dai soci Tci del territorio, in collaborazione con l’Apt dell’Emilia-Romagna, per proporre un viaggio in sei tappe alla scoperta di piccoli e grandi monumenti, musei, scavi archeologici più o meno strettamente legati al tema della consolare che da sempre rappresenta la spina dorsale della Pianura Padana. Tutte le tappe di "Aemilia, una via lunga 2200 anni" sono sulla nostra pagina dedicata.

"AEMILIA, UNA VIA LUNGA 2200 ANNI"
TAPPA 5 - DA PARMA A FIDENZA

La quinta tappa inizia idealmente dal centro di Tannetum che era un villaggio romano situato lungo il rettifilo della Via Emilia ed ora è oggetto di una indagine archeologica. Rimane però ancora insoluto il dubbio sulla sua esatta localizzazione; se sia, come è più probabile, il centro di Sant’Ilario d’Enza, 8 km da Parma, lungo l’attuale Via Emilia o la frazione di Taneto, 1 km a nord dell’Emilia, il cui toponimo ricalca evidentemente quello antico.

Si raggiunge quindi Parma, nel luogo in cui sorgeva una delle cinque porte della città, Porta San Michele. Qui inizia Strada della Repubblica, che unitamente a Via Mazzini e Via D’Azeglio costituisce il decumano ed è possibile ripercorrere alcuni momenti salienti della storia della città, tra cui la nascita del primo panificio e pastificio Barilla, una delle eccellenze mondiali nel campo agroalimentare, sorto proprio su questa via al numero 88 nel 1877 e ricordato da una targa.


Strada della Repubblica, Parma


La targa dedicata a Pietro Barilla

Dall’altra parte della strada si trova la Chiesa di San Michele De Arcu, che conserva il nome della porta e dell’arco trionfale, eretto nel III sec. d.C. lungo la Aemilia (oggi strada della Repubblica e in passato strada Maestra San Michele) per celebrare l’imperatore Galieno. I primi documenti relativi alla chiesa sono datati 1136 con ristrutturazioni del XVII e XVIII secolo in stile barocco e neoclassico. In epoca tardo romana intorno al quadrato della città si trovavano mura e fortificazioni realizzate nel IV sec. d.C. e la Grande Arena Romana, oggi ricordata da una targa (visibile prendendo a sinistra Borgo Lalatta), ubicata proprio al di sotto dell’attuale Palazzo Imperiale dell’Arena, poi sede del Convitto Nazionale Maria Luigia.

L’arena romana di Parma di circa 155x117 m era più grande dunque di quella di Verona con 25.000 posti a sedere. Nel VI sec., nel corso delle invasioni barbariche, le mura dell’arena vennero distrutte e il materiale recuperato fu utilizzato per la costruzione di edifici privati che rimasero fino all’epoca medievale. In questo stesso tratto di direttrice consolare sono sorti in epoche diverse luoghi di culto: la chiesa di San Sepolcro, realizzata in stile gotico, ma con rivisitazioni di gusto rinascimentale e neoclassico, la chiesa di Sant’Antonio, fondata dai monaci dell’ordine omonimo nel XV sec., quella di Santa Cristina, il cui impianto originario risale al X sec. situato in corrispondenza dell’antica porta orientale sulla Via Emilia.

Si raggiunge poi il Foro Romano, oggi Piazza Garibaldi, centro politico e istituzionale di Parma dall’epoca romana. I tre principali edifici pubblici di Parma, affacciati sulla Via Emilia, abbracciano la piazza con tutta la loro imponenza e solennità: il Palazzo del Podestà, dalle chiare linee gotiche, la sede del Comune di gusto tardo rinascimentale e il raffinato Palazzo del Governatore, di colore giallo intenso e pastoso.

Imboccando Via Cavour, il cardo della città, si raggiunge Piazza Duomo, il centro religioso di Parma, caratterizzato da due sorprendenti esempi di architettura in stile romanico- padano-lombardo: la Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta e il Battistero gotico, realizzato da uno dei grandi maestri di scultura dell’epoca medievale, Benedetto Antelami. Questa piazza riserva tuttavia tante altre piacevoli sorprese, tra cui il Museo Diocesano, nel quale sono conservati reperti di epoca romana, riemersi in occasione di scavi compiuti al di sotto della pavimentazione della Cattedrale. Notevole è la collezione di oggetti funerari, monili, monete in bronzo e argento e due mosaici policromi, variamente e riccamente decorati, espressioni del gusto di una classe patrizia raffinata ed elegante.


Piazza del Duomo a Parma

Si prosegue lungo Vicolo del Medioevo e ci si trova di fronte all’antico accesso del Palazzo del Vescovado, i cui stipiti sono stati realizzati con pietre di recupero romano, risalenti al I sec. d.C. In borgo Parmigianino merita una visita la Pinacoteca Stuard, galleria d’arte conservata nelle sale dell’ex Monastero benedettino femminile, al cui interno si trovano il Sacello di San Paolo (antica cappella risalente al VII sec. d.C., di fattura longo- barda), i resti di una domus augustea del I sec. d.C. ed anche la “camera di San Paolo” con cupola affrescata dal Correggio.
All’interno dello storico Palazzo della Pilotta, nell’omonima vicina piazza sono collocati il Museo Archeologico, la Galleria Nazionale, il Teatro Farnese, la biblioteca Palatina e il Museo Bodoniano.


Palazzo della Pilotta, Parma

Con una breve passeggiata si giunge in piazza della Ghiaia, ai resti del Pons Lapidis, il ponte di pietra detto dai parmigiani “al pont äd mez” o di Teodorico, che garantiva l’attraversamento del torrente Parma tra i due tratti della direttrice consolare della Via Emilia la cui storia è sempre stata accompagnata dalla realizzazione di strutture che permettessero l’attraversamento di punti impervi, soprattutto i corsi d’acqua. Nel 1177, a causa di un’alluvione straordinaria, il letto del corso d’acqua subì un drastico spostamento che portò i 140 m di ponte con le sue undici arcate irregolari a rimanere all’asciutto e successivamente sepolto e nascosto dalle architetture dell’attuale Via Mazzini.


Pons Lapidis, Parma

Lasciando il ponte romano alle nostre spalle ed imboccando nuovamente la Via Emilia (oggi Via D’Azeglio, già Strada di Porta Santa Croce) si può ammirare la chiesa della Santissima Annunziata, ubicata originariamente in posizione extra moenia, abbattuta ma poi ricostruita nello spazio temporale della II metà del XVI sec. A poca distanza dalla chiesa si intravedono le mura dell’Ospedale vecchio di Parma, nato con l’intenzione di riunificare lungo l’asse dell’Aemilia gli xenodochi e gli hospitia, edifici che ospitavano attività assistenziali e i pellegrini, fino ad allora diffusi disordinatamente nell’abitato.


Chiesa della Santissima Annunziata, Parma

Al termine della via si trova, nell’omonimo piazzale, la chiesa di Santa Croce, splendido quanto semplice e lineare esempio di stile romanico arricchito dalle decorazioni tipiche del “bestiario” del periodo di fondazione (XII sec.). Uscendo quindi dalla città si raggiunge il centro di Pontetaro, nel cui territorio rimangono tracce antichissime risalenti all’epoca del neolitico (oggi conservate nel museo archeologico di Parma). Qui i Romani costruirono per primi un ponte di collegamento lungo l’asse dell’Aemilia, per l’attraversamento del Fiume Taro. La struttura venne più volte rimaneggiata fino a quando la Duchessa Maria Luigia D’Austria commissionò la progettazione ed esecuzione di un nuovo ponte. Con questa opera di grande ingegneria si voleva rendere transitabile in sicurezza e continuità questa strada il cui passaggio era spesso interrotto o condizionato dalle bizzarrie delle acque.


Chiesa di Santa Croce, Parma

Infine si raggiunge, con una breve deviazione, l’Abbazia Cistercense di Vivofonte a Fontevivo. I complessi e le architetture dell’ordine monastico dei Cistercensi venivano edificati in luoghi poco abitati ma inseriti in contesti strategicamente vicini a corsi d’acqua di buona portata e strade importanti. Queste opportunità avevano permesso ai monaci spostamenti agevoli e consentito il passaggio dei pellegrini, mercanti e viaggiatori in cerca di ristoro, assistenza, cure e scambi commerciali. L’Abbazia sorge a 2,5 km dall’asse viaria della Via Emilia e sulle rive del fiume Taro in località Fontevivo (fons vivus, fonte d’acqua perenne). Appartiene a una serie di edifici monastici e abbazie costruiti nel nostro territorio dai seguaci più obbedienti e rigidi sostenitori della regola cistercense. La chiesa con l’annesso cenobio diventa la prima filiazione dell’Abbazia di Chiaravalle della Colomba (visita inserita nella nostra successiva tappa) e assurge ben presto a centro propulsore dell’economia del territorio, capace di integrarsi all’interno del sistema sociale e produttivo delle campagne parmensi. I monaci cistercensi sono stati i primi scopritori e produttori di una tra le più rinomate eccellenze gastronomiche internazionali: il formaggio parmigiano-reggiano. L’ordinamento cistercense, oltre ad avere rivestito dal XII al XV secolo un’enorme importanza produttiva ed assistenziale, è rimasto intriso di profondi misteri, per le simbologie e rappresentazioni esoteriche e apotropaiche utilizzate.

A pochi chilometri di distanza e raggiungibili con brevi deviazioni dalla Via Emilia, si raggiungono la Rocca di Fontanellato con la famosissima camera o stufetta affrescata dal pittore rinascimentale Francesco Mazzola, detto il Parmigianino e il Labirinto della Masone, realizzato dall’editore e intellettuale Franco Maria Ricci.


Rocca di Fontanellato - foto di Francesco Turci/concorso Tci​

INFORMAZIONI
- Tutte le tappe di 
"Aemilia, una via lunga 2200 anni" sono sulla nostra pagina dedicata.
- Hanno curato la realizzazione della tappa 5 Pierluigi Alberti, Silvia Montanini e Ilaria Mutti. 
Scarica la mappa e la descrizione della tappa 5 in formato pdf!
- Scopri nel dettaglio il percorso di "Aemilia, una via lunga 2.200 anni" sulla mappa interattiva di tourer.it/itinerari.