È un riconoscimento che spesso passa in secondo piano, rispetto a quello più noto e conosciuto dei Patrimoni dell'Umanità. Da una decina d'anni l'Unesco tutela non solo meraviglie della natura e monumenti unici al mondo (quelli che vengono appunto iscritti nella World Heritage List), ma anche tradizioni immateriali: espressioni orali, per esempio, pratiche sociali, arti, riti e feste, antiche ricette, pratiche tramandate dalla notte dei tempi. Per tutto quello che è un patrimonio immateriale, simbolo della diversità culturale di fronte alla globalizzazione, è stata dunque istituita una lista parallela: quella dei Patrimoni culturali immateriali (in inglese, Representative List of the Intangible Cultural Heritage of Humanity).

L'Unesco lo dice chiaramente: l'importanza di questi beni risede proprio nella ricchezza di conoscenza e competenze che vengono trasmesse da una generazione all’altra. Non un valore universale, dunque, come l'Etna o il Colosseo o Venezia, ma la rappresentatività della diversità e della creatività umana. Per essere iscritto, il bene immateriale deve (tra i vari requisiti) essere trasmesso da generazione in generazione, essere costantemente ricreato dalle comunità e promuovere il rispetto per le diversità culturali e per la creatività umana. 
 
I TRE NUOVI PATRIMONI IMMATERIALI
In questi giorni a Bogotà, in Colombia, la sessione Unesco ha iscritto tre nuovi Patrimoni culturali immateriali per l'Italia. Un grande successo, che fa salire a 12 i beni tutelati (la lista è più avanti). E che dimostra, se ancora ci fosse bisogno, quanto il nostro Paese sia ricchissimo di saperi e tradizioni.

Il primo è la transumanza, la tradizionale pratica pastorale di migrazione stagionale del bestiame. L'iter era iniziato nel 2015 per iniziativa di un gruppo di azione locale del Molise, che aveva riunito tutti i pastori transumanti locali, e poi si era allargato a tutta l'Italia. Il riconoscimento infatti riguarda l'intero Paese, dalle Alpi alla Basilicata: le comunità emblematiche indicate nel dossier di candidatura come luoghi simbolici della transumanza sono in Trentino Alto Adige (per esempio la val Senales e la val Passiria), in Lombardia, nel Lazio (tra cui Amatrice e Ceccano), in Abruzzo e Molise (la Bandiera arancione di Frosolone, Pescocostanzo e Anversa degli Abruzzi), in Campania (Lacedonia e Zungoli, altro borgo Bandiera arancione), in Puglia (San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo e Monte Sant'Angelo), in Basilicata (Rivello). I pastori transumanti, come sottolinea il dossier presentato insieme a Grecia e Austria, hanno una conoscenza approfondita dell'ambiente, dell'equilibrio ecologico tra uomo e natura e dei cambiamenti climatici: si tratta infatti di uno dei metodi di allevamento più sostenibili ed efficienti. Oggi la transumanza è praticata soprattutto in Alto Adige, Lombardia, Valle d'Aosta, Veneto; nel centro-sud in Sardegna, Molise, Abruzzo e Puglia, Lazio, Campania.


La transumanza sulle Alpi - foto Kulturverein Schnals/Unesco​

Il secondo è invece un patrimonio più astratto: l'alpinismo. La candidatura, di cui è capofila la Francia e alla quale hanno partecipato Svizzera e Italia, ha avuto una lunga genesi, "nata dalla volontà di ribadire il valore della dimensione territoriale e culturale della montagna, avendo come riferimenti imprescindibili il rispetto per l’ambiente, la cooperazione, la solidarietà e affermando la profonda interdipendenza tra patrimonio culturale e patrimonio naturale" (sito Unesco Italia). La culla dell'alpinismo è stata il massiccio del Monte Bianco, diviso appunto tra i tre Stati, dove è nato nel 1760; e il riconoscimento si estende alle montagne vicine, dove sono localizzati gli 82 picchi più alti d'Europa. L'Unesco, nell'approvare la candidatura, ha sottolineato la pratica tradizionale caratterizzata da una cultura condivisa, fatta di conoscenza dell'ambiente dell'alta montagna, della storia dell'attività e dei valori a essa associati, oltre che delle attività specifiche. "La conoscenza dell'ambiente, delle condizioni meteo e dei pericoli naturali è oltremodo essenziale" ha dichiarato. 


Alpinismo - foto Pascal Tournaire/Unesco​

Il terzo patrimonio immateriale è invece più localizzato: si tratta della Perdonanza celestiniana, un evento storico-religioso che si tiene tutti gli anni all'Aquila il 28 e 29 agosto. Il nome deriva dalla Bolla pontificia che papa Celestino V emanò nel 1294: la bolla concedeva l'indulgenza plenaria a chi avesse visitato la basilica di Santa Maria di Collemaggio dai vespri del 28 agosto a quelli del 29. Da allora l'evento di riconciliazione si ripete ogni agosto: nel 2019 è stata celebrata la sua 725ª edizione. Nel tempo, la Perdonanza è stata accompagnata da numerose altre manifestazioni, di carattere civico e storico, che si svolgono durante tutta l'ultima settimana di agosto, coinvolgendo almeno 2000 cittadini e attirando oltre 100mila visitatori; tre i momenti principali: l'accensione del tripode posto sulla torre civica di Palazzo Margherita, denominato Fuoco del Morrone, il 23 agosto; il Corteo della Bolla, il 28 agosto; l'Apertura della Porta Santa della basilica di Collemaggio, al termine della processione.


La Perdonanza celestiniana © Massimo Alesii/Celestinian Forgiveness Committee, 2017​

I PATRIMONI CULTURALI IMMATERIALI ITALIANI 
Gli elementi italiani iscritti nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale immateriale fino a oggi erano 9:
- 2008: Opera dei Pupi siciliani; Canto a tenore sardo;
- 2012: Saper fare liutario di Cremona;
- 2013: Dieta mediterranea (elemento transnazionale comprendente altri Stati);
- 2013: Feste delle Grandi Macchine a Spalla (Festa dei Gigli di Nola, Varia di Palmi, Faradda dei Candelieri di Sassari, il trasporto della Macchina di Santa Rosa a Viterbo);
- 2014: Vite ad alberello di Pantelleria;
- 2016: Falconeria (elemento transnazionale comprendente altri Stati);
- 2017: L'Arte del "pizzaiuolo" napoletano;
- 2018: L'Arte dei muretti a secco (elemento transnazionale comprendente altri Stati).