Diciamolo subito: quella inaugurata il 1° febbraio a Gent, in Belgio, è senz'altro una delle grandi mostre dell'anno. Per qualità e quantità delle opere esposte, per l'allestimento e la ricerca storica, anche per le novità che propone: non è mai stata realizzata una mostra così grande sul genio del Rinascimento Fiammingo e per vari motivi con ogni probabilità non potrà essere allestita di nuovo. Stiamo parlando di “Van Eyck – An Optical Revolution”, al Museo di Belle Arti di Gent (Gand in francese) fino al 30 aprile. Chi ama l'arte del Quattrocento (ma in generale chi ama l'arte) non dovrebbe perdersela. Vi spieghiamo perché. 


Jan van Eyck, San Francesco d'Assisi riceve le stigmate, 1430-32 - Philadelphia Museum of Art
 

Dunque, si entra nel grande museo, rimanendo già meravigliati per gli spazi enormi e luminosi – ma come, Gent non doveva essere una piccola cittadina bomboniera? Poi si mette all'orecchio l'ottima audioguida in italiano (semplice e chiara anche per i profani, basta avvicinarla ai beacon sparsi per l'esposizione per far partire le spiegazioni) e ci si immerge nel mondo di Jan van Eyck. Il mondo, avete letto bene: perché le prime sei sale - sulle tredici complessive - sono dedicate soprattutto a capire che cosa ruotava intorno al Maestro. Il contesto, gli scambi, i commerci. Non c'è una sua opera, non uno schizzo. Una scelta coraggiosa, che però non fa altro che accrescere l'attesa e nello stesso tempo spiegarci qualche cosa in più (o forse farci sorgere qualche domanda ulteriore) su questa “cometa nel cielo della civiltà occidentale”, come l'ha definito il curatore Maximiliaan P.J. Maartens. 
 
Perché di Van Eyck, si scopre passando di sala in sala, si sa ben poco, a iniziare dalla misteriosa data di nascita, intorno al 1390, e dall'apprendistato, di cui non conosciamo nulla. È come se a un tratto, senza nessun preavviso, dal buio spuntasse un genio, “il primo pittore autodidatta dell'Europa del nord”, sempre nelle parole di Maartens. Quel che è certo è che Jan dipinse ai servizi di Filippo il Buono, Duca di Borgogna, che di lui disse – come è impresso sul muro della sala dove campeggia un gigantesco arazzo - “non troveremmo mai un uomo uguale a lui, né così eccezionale nella sua arte e scienza”. Sappiamo che l'artista si muoveva alle sue dipendenze tra le varie corti europee, un po' come una spia ante litteram, ma a parte un viaggio nella Penisola Iberica per trovare moglie al suo protettore possiamo solo domandarci se mai raggiunse l'Italia, per esempio, come sostengono alcuni, o finanche la Terrasanta. Una sala mostra alcuni oggetti simili a quelli ritratti nei suoi quadri: un recipiente siriano, piastrelle valenciane, tappeti orientali. Arrivavano a lui tramite gli abili commercianti delle Fiandre – Gent era città ricca e abitata da ben 60mila persone, ai tempi - o li aveva visti dal vero in qualche viaggio? Il mito di Jan van Eyck, peraltro, non è certo invenzione recente, come ci racconta la sala 5, tutta dedicata a chi venne dopo di lui e a chi ne rese grande la figura. Tra gli altri, c'è anche il nostro Vasari, che lo elogiò nelle sue celebri Vite ma sparigliò ancor più le carte, perché sostenne che fu addirittura lui l'inventore della pittura a olio (Jan la perfezionò "soltanto") e alimentò la leggenda di una visita di Antonello da Messina al Maestro – fatto pressochè impossibile, perché quando Van Eyck morì, nel 1441, Antonello aveva soltanto dieci anni.


La sala dedicata agli oggetti ritratti nei dipinti di Van Eyck - foto Stefano Brambilla
 

Poi, finalmente, alla sala 7, iniziano a comparire i quadri. Ed è subito uno spettacolo. Perché ad accogliere i visitatori sono due pannelli del Polittico dell'Agnello Mistico, quelli raffiguranti Adamo ed Eva – due uomini ritratti così crudamente, così spogli nella loro nudità che nel Settecento fecero gridare allo scandalo (e furono persino ridipinti con gli abiti addosso). Ora, il bello è che Adamo ed Eva, così come tutti gli altri otto pannelli dello stesso Polittico che sono visibili in mostra, sono visibili a distanza di pochi centimetri e allo stesso livello dell'occhio umano. E per un'opera come il Polittico che di solito è inavvicinabile, nel senso che rimane lontana dietro un vetro ed è montata nella sua conformazione originale a una altezza considerevole, beh, è un'opportunità unica e speciale. Non sfugga il fatto che Jan van Eyck è un artista di cui si ammira il genio descrittivo, il gusto del particolare, la sapienza nella minuzia: tutto appare diverso, guardando l'opera a un palmo di naso, e incredibilmente bello, e nuovo.  


Jan van Eyck, il Polittico dell'Agnello Mistico ad altezza d'occhio (qui l'Annunciazione) - foto Stefano Brambilla
 

La sala 7 è dedicata a “Peccato originale e redenzione”, la 8 ai “Santi nel paesaggio” - dove si osservano tre magnifici piccoli dipinti raffiguranti San Francesco che riceve le stimmate, due di Van Eyck (da Torino e Philadelphia) a confronto con uno di Beato Angelico. I due del Maestro fiammingo sono talmente prodigiosi nella raffigurazione di un paesaggio credibile, realistico, con rocce fossilifere e palmette nane, senza contare il bellissimo frate che dorme, che c'è da domandarsi come sia possibile che siano stati realizzati attorno al 1430. Un breve riepilogo: nel 1430 Masaccio aveva appena dipinto la cappella Brancacci a Firenze, nasceva in quell'anno Antonello da Messina, Piero della Francesca aveva 13 anni e mancavano ancora due decenni perché venisse alla luce Leonardo. Van Eyck supera tutti quelli del suo tempo, quanto a precisione e a tecnica. E nella mostra, grazie a tanti confronti, lo si comprende benissimo. 
 
Poi seguono la sala 9, dedicata a “Madre e figlio”, in cui la Vergine alla fontana di Van Eyck è a confronto, tra le altre, con una bella Madonna di Masaccio; e la 10, forse la più emozionante della mostra, intitolata “La Parola di Dio”. Tra una Annunciazione di Paolo Uccello e e un'altra di Veneziano, i protagonisti sono qui i due pannelli del Polittico, appunto quelli dove Maria riceve l'Angelo, appena restaurati, talmente densi che non baserebbero pagine per descriverli. La Gent del Quattrocento che compare oltre la finestra, l'asciugamano appeso vicino alla brocca, gli occhi della colomba che guarda lo spettatore: ogni dettaglio sembra parlare. I pannelli esplicativi - posti a un'insolita altezza sulle pareti - fanno notare che la "geometria" di Van Eyck, per cui era elogiato da coloro che vennero appena dopo di lui, era totalmente empirica, diversa da quella matematica degli italiani; e che si esplicava soprattutto nello studio dell'ottica, ovvero la scienza dell'azione della luce. Basta guardare la splendida Annunciazione di Washington, di fronte, per rendersene conto: ogni perla, ogni piega, ogni cristallo sembra rifulgere. E quel broccato, quel pavimento intarsiato. Un miracolo d'abilità. 

Jan van Eyck: particolare dell'Annunciazione, 1434-36 - National Gallery of Art, Washington - foto Stefano Brambilla
 
A mano a mano che si prosegue nella visita la meraviglia aumenta, perché aumenta la comprensione di quanti fossero gli ambiti in cui eccelleva Jan. Nella sala 11 si scopre per esempio quanto fosse abile nel rappresentare le architetture del suo tempo e a rendere le sculture in pittura, con effetti illusionistici straordinari. Davanti al Dittico di Madrid è come se Van Eyck ci strizzasse l'occhio e ci dicesse: ragazzi, vi state ancora chiedendo se l'arte più efficace sia la pittura o la scultura? Davvero non avete ancora capito? L'ala dell'angelo annunziante sembra venir fuori dalla tela, la tridimensionalità è perfetta, e pazzesche le ombre della Madonna sul marmo nero dietro di lei. Di fianco ci sono i due San Giovanni del Polittico, perfettamente restaurati. Anche chi non ama la grisaille - ovvero il monocromo - si dovrà ricredere.
 

Jan van Eyck - Il dittico dell'Annunciazione (1433-35) - Museo Nazionale Thyssen-Bornemisza, Madrid
 
Poi le ultime due sale. La 13 è dedicata a un capolavoro scomparso, il Vero volto di Cristo, di cui rimangono moltissime copie. Ma è la 12 in cui si potrebbero passare mezzore, tanti sono i capolavori. Il tema qui è l'individuo: fianco a fianco, ci sono cinque ritratti a mezzo busto e due a busto intero, tutti di Van Eyck. Come dire: dentro a un unico spazio c'è il 25% dell'opera conosciuta del Maestro, visto che di Jan conosciamo in totale tra le 20 e le 25 opere (e nella mostra di Gent ne possiamo ammirare almeno 10!). Capiamo almeno tre cose. La prima è che Jan era sì alla corte di Filippo, ma era anche circondato da borghesi, mercanti, artigiani, dal popolo insomma, e che amava ritrarli così come immergersi in un'opera sacra. La seconda è che non si faceva problemi a dipingerli a tre quarti (una novità!), né a fare il ritratto della moglie (un'altra novità! Forse il primo ritratto nella storia di una moglie di un artista?). E poi la terza: che se angeli e Vergini delle Annunciazioni sono personaggi eterei e stereotipati, Van Eyck nei ritratti si scatena in un realismo allucinante, dipingendo dettagli di volti e vestiti senza nessuna concessione alla fake news. Al committente del Polittico, ritratto in uno dei pannelli esterni restaurati, non elimina neppure una ruga."A questi ritratti mancano solo le voci" diceva Bartolomeo Fazio appena 15 anni dopo la morte del Maestro. Guardate qui sotto e ricordatevi che siamo prima del 1440. 


Jan van Eyck, tre ritratti: Jan de Leeuw (Kunsthistorisches Museum, Vienna); uomo con cappello blu (Museo Nazionale Brukenthal, Sibiu); Baldovino di Lannoy (Gemaldegalerie, Berlino)

La mostra è finita. Ma non è finita la vostra visita a Gent sulle tracce di Van Eyck. Prima di tutto perché dopo aver visto dieci pannelli del Polittico dell'Agnello Mistico vorrete ammirare tutti gli altri, che sono conservati nella cattedrale di San Bavone-Sint Baafs, nel centro di Gent. A questo punto potremmo scrivere un articolo intero su quest'opera incredibile, sulle sue vicende tumultuose, sui furti e gli spostamenti che l'hanno fatto girare per mezza Europa, ma ci limitiamo a dire qualcosa sul restauro degli ultimi anni, partito nel 2012 e non ancora terminato (al make up devono ancora sottoporsi i pannelli alti delle ante interne). "È stata un'impresa e un'emozione" ci ha rivelato Helène Dubois, a capo dell'équipe internazionale che ha curato il progetto. "Nel tempo erano stati apposti al dipinto moltissimi strati di pittura, che oscuravano la luce e avevano fatto perdere i dettagli di Van Eyck. Abbiamo scoperto che le macchie di cespugli erano in realtà alberi singoli, che il cielo grigio aveva decine di sfumature, persino che l'agnello mistico aveva le orecchie finte...". Poco a poco, il giallo è ritornato bianco e il Polittico a splendere. Ma non è finita qui: perché a ottobre di quest'anno sarà pronta la nuova sala che lo accoglierà, nell'abside della Cattedrale, al termine di un percorso che prevede anche la realizzazione di un centro visite nella cripta e di un percorso di realtà aumentata. 


Il Polittico dell'Agnello Mistico nella cattedrale di San Bavone a Gent - foto Visit Flanders


Jan van Eyck: il Polittico dell'Agnello Mistico, il volto dell'Agnello Mistico dopo il restauro 
 

E poi, Gent è tutta dedicata al suo Maestro, quest'anno, in uno sforzo corale per far immergere il visitatore nel mondo di Jan. Troverete cioccolatini ispirati a Van Eyck, stoffe dedicate a Van Eyck, e ancora libri, percorsi tematici, esperienze multimediali, profumi, mostre di design in una vera e propria van-eyck-mania che risuona al claim "OMG! Van Eyck was here", ovvero "Oh mio Dio! Van Eyck è stato qui". Di che farsi contagiare. Pronti a partire?
 

INFORMAZIONI UTILI
- La mostra "Van Eyck - An Optical Revolution" è al MSK di Gent fino al 30 aprile 2020; consigliabile prenotare i biglietti sul sito, in italiano.
- Per informazioni e consigli su viaggi nelle Fiandre da esplorare il sito web di VisitFlanders (in italiano) e il sito web dei Maestri Fiamminghi 2018-2020 (in italiano).
- Altri suggerimenti sull'anno di Van Eyck nelle Fiandre sul nostro articolo dedicato
 


Jan van Eyck: il Polittico dell'Agnello Mistico, ante esterne, prima e dopo il restauro