C’è molta vita dentro e intorno al lago d’Orta, il piccolo e bellissimo bacino in provincia di Novara e, in parte, in quella del Verbano-Cusio-Ossola. Ma non è sempre stato così. Quello che oggi è un territorio piemontese sano e in fermento ha vissuto un secolo travagliato nella ricerca dell’equilibrio tra crescita industriale e tutela ambientale. E la storia del piccolo lago alpino amato da scrittori, artisti, industriali e turisti d’oltralpe vale la pena di essere raccontata perché può rappresentare un modello per molte comunità che in tante parti d’Italia non vogliono più scegliere tra il benessere e la salute.
Protagonista di questa storia riguardante il lago - che è detto anche Cusio - è l’Ecomuseo del Lago d’Orta e Mottarone “Cusius”. È questa realtà, nata nel 1998, a essere promotrice e prima firmataria di un progetto di tutela ambientale e di recupero dei luoghi che vede coinvolte anche la Comunità montana del Mottarone e il Parco dell’Alta Valsesia e dell’Alta Val Strona: si chiama Contratto di Lago ed è un patto siglato da chi opera sul territorio e vuole salvaguardarlo attraverso organismi di governo e gestione partecipata. Un patto che finora ha funzionato bene, se Legambiente ha riconosciuto all’Ecomuseo Cusius la Bandiera Verde 2020 della sua Carovana delle Alpi, una lode “pratiche innovative esperienze di qualità ambientale e culturale dei territori montani”. Proprio il 19 aprile scorso, poi, la Giunta della Regione Piemonte ha dato il via libera alla valutazione ambientale strategica del Contratto di Lago.

Per capire qualcosa di più, abbiamo chiesto a Giovanni De Bernardi, presidente dell’Ecomuseo, di parlarci del piano e di ripercorrere la storia della rinascita ambientale e culturale del lago d'Orta e di tutta la zona circostante. Ricordiamo tra l'altro che Orta San Giulio, piccolo borgo sulle rive del lago, è da tempo certificato dal Touring con la Bandiera Arancione. 

Il lago d'Orta visto dal Mottarone / foto Getty Images
Presidente, cos'è il Contratto di Lago del Cusio?
"Il Contratto di Lago è un accordo tra associazioni, enti, istituzioni che si attivano per preservare l’integrità di un territorio, rendendolo sempre più vivibile e attrattivo. L’idea di attivare il Contratto di Lago del Cusio è nata nel 2019, quando abbiamo deciso di seguire il percorso legislativo del decreto legge 152 del 2006, che recepisce una direttiva europea del 2003 sulla materia di acque e ambiente. Oltre a questo inquadramento ci siamo mossi secondo il Piano di tutela delle acque della Regione Piemonte. Dopo un intenso di lavoro preparatorio con i soggetti coinvolti oggi siamo a un passo dalla sua definitiva approvazione".
Qual è il ruolo dell’Ecomuseo in questo percorso?
"Come Ecomuseo stiamo coordinando il lavoro di 120 organi, tra enti e associazioni culturali e sportive che si stanno prendendo cura di un territorio che vivono intensamente, un bene comune da cui nessuno può prescindere. Questa azione di cui l’Ecomuseo è capofila è anche una grande occasione di educazione ambientale, e non è un caso che stiamo coinvolgendo nelle nostre attività, sostenuti da molti volontari, le scuole del Distretto regionale della Provincia di Novara".
Il museo della Tornitura del legno di Pettenasco
Qual è il vostro bene comune?
"Il Contratto di Lago del Cusio comprende l’area del Bacino idrografico del Lago d’Orta, la Valle Strona e parte della Valle dell’Agogna. Complessivamente questa regione è stata identificata come “Regione del Cusio". Ovviamente il lago è al centro del nostro progetto di tutela, ma avevamo il dovere di non limitarci alle acque e abbiamo esteso così il nostro interesse a tutto il bacino imbrifero di questo lago: le montagne, i boschi e le colline e le comunità che abitano questo territorio della provincia novarese. Una ispirazione, quando si lavora per l’ambiente, è di sicuro il concetto di ecologia espresso nell’Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, nel suo appello a proteggere la nostra casa comune, ricercando uno sviluppo sostenibile e integrale”.
Il Girolago, una delle iniziative dell'Ecomuseo Cusius
Perché il lago d’Orta aveva bisogno di un’azione di recupero così rilevante?
“Il lago d’Orta è stato purtroppo nel corso del ‘900 al centro di una storia di inquinamento che ha quasi del tutto eliminato la vita di un lago dove prosperavano anguille, lucci, agoni, tinche, persici reali. Il primo evento traumatico è nel 1927, con l’avviamento a Gozzano degli stabilimenti della fabbrica tessile Bemberg. Si producevano tessuti in rayon, fibra che necessita per la sua lavorazione un prelievo di acque pulite e dolci, caratteristiche di cui beneficiava il lago d’Orta. Purtroppo più la produzione aumentava, più nel lago venivano gettati residui di metalli pesanti: rame e solfato d'ammonio derivanti dalla produzione di cellulosa.
Come in molte aree al centro della storia industriale del nNovecento italiano, si è vissuto un contrappasso. L’ambiente pagava il conto di una crescita occupazionale nelle fabbriche che avrebbero tolto dall’indigenza moltissimi abitanti delle valli prossime al lago. Nel settembre del 1928, in un solo anno, il danno era compiuto. La vita nel lago era praticamente estinta a causa dell'acidificazione dell'acqua che portò alla scomparsa del fitoplancton e quindi alla distruzione della catena alimentare.
Il secondo capitolo di questa storia si svolge durante gli anni del boom economico italiano. Una nuova minaccia arrivò dalle aziende produttrici di rubinetti e casalinghi installate a sud del bacino. Anch’esse scaricavano nel lago quantità di rame, nichel, zinco e cromo”.
Gli stabilimenti Bemberg di Gozzano
Come si è posto rimedio a questo disastro ambientale?
“Qui inizia una nuova storia, per fortuna con un lieto fine. Dopo i primi tentativi di risanamento durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1978 venne promulgata la legge 319 che conteneva le Norme per la Tutela delle Acque, a cui seguirono l’installazione di due impianti di trattamento delle acque reflue che permisero un lieve miglioramento della salute delle acque e un accenno di ripopolamento, culminata con la ricomparsa di esemplari di pesce persico, segnalati alla fine degli anni Ottanta. Ma era ancora troppo poco. Nel 1990 la Regione Piemonte approvò una massiccia operazione di liming, che consisteva nell’aggiunta di carbonati alle acque del lago per neutralizzarne l’acidità. Mi piace orgogliosamente definirla come la più grossa operazione di rinascita di un lago al mondo, che riuscì, insieme al collettamento degli scarichi industriali e civili, a riportare lo stato dell’acqua in condizioni chimiche accettabili".
Cosa mancava per compiere il percorso?
"Si doveva ancora recuperare l’antica comunità biologica. Per raggiungere questo obiettivo come Ecomuseo del Lago d’Orta e Mottarone abbiamo prima cercato nel 2015 di informare la comunità con il progetto Orta Reloaded, sostenuti dalla Fantini Rubinetterie, dalla Fondazione Comunità del Novarese Onlus e coordinati con il Distretto turistico dei laghi. E ora abbiamo individuato proprio nel Contratto di Lago lo strumento adeguato per mantenere in ottimo stato di salute il territorio, rilanciandone le attrattività".
L'operazione di Liming nel lago d'Orta
Oggi il lago d’Orta è un lago di nuovo pulito e vivo? 
“Secondo l’Arpa, che fa 11 rilevamenti ogni mese, la qualità fisico chimica dell'acqua è ottima, mentre la qualità biologica è buona. Buona perché alla catena trofica (la catena animale) mancano alcuni microbioti. Tradotto: l’acqua è molto pulita, ma non siamo ancora arrivati a ripristinare le condizioni in cui possano ritornare alcune delle famiglie degli esseri viventi più delicati che popolavano il lago".
 Il lago d’Orta e i suoi dintorni sono per molti un territorio ancora da scoprire, soprattutto se lo paragoniamo ai grandi laghi del nord Italia. Quali sono le unicità che lo distinguono?
"Il Cusio, dalle acque del lago alla cima del Mottarone, presenta una complessità di ambienti e una ricchezza che lo rende molto attrattivo. Vantiamo emergenze artistiche e architettoniche, possibilità di turismo dolce, in bici, in barca e ovviamente a piedi, oltre a eccellenze enogastronomiche. Di più: nonostante la sua travagliata convivenza con l’industria, la zona riserva ancora un lato selvatico che dobbiamo assolutamente preservare. Non vogliamo un lago immacolato, ma un lago vivo e rispettato. Dal punto di vista culturale esprimiamo tanti piccoli musei che raccontano la storia delle arti industriali della zona, per esempio abbiamo il Museo dello strumento musicale di Quarna, il Piccolo Museo degli Ombrelli di Gignese, il Museo del rubinetto di San Maurizio, cui si aggiunge l’importante collezione d’arte della Fondazione Calderara a Vacciago.
Aggiungo anche che il Cusio è un territorio piccolo ma composito, dove emergono tracce della società di inizio Novecento, quando le montagne erano popolate da pochi residenti. A cavallo delle due guerre, con l’arrivo delle industrie a Omegna, Gozzano e Borgomanero, la montagna si è spopolata. Dopo 60 anni di abbandono siamo di fronte a una grande occasione, far rivivere quei luoghi. Sarebbe il più grande successo del progetto formalizzato nel Contratto di Lago".
Il Parco del Sacro Monte di Orta / foto Getty Images
Cosa è successo nel Cusio in questo anno di pandemia?
"Abbiamo registrato un afflusso incredibile. Sentieri quasi in stato di abbandono sono tornati a essere percorsi. C’è stata una riscoperta di possibilità di escursioni a due passi da casa. Abbiamo visto rinnovarsi l’interesse per percorsi guidati come il Girolago, che avevamo progettato 15 anni fa. A favorire questa riscoperta c’è un grande lavoro di mappatura, per cui l’ecomuseo è stato incaricato dalla provincia di Novara; la provincia stessa in questi giorni aprirà una cabina di regia dedicata ai sentieri del Cusio. Sosteniamo poi il lavoro di Orta Lake Xperience che insieme ai tecnici Google ha georeferenziato oltre 1000 km di percorsi intorno al lago. E c’è l’Anello azzurro, che costeggia tutto il lago e tocca luoghi bellissimi come Ronco e Oira, due caratteristici villaggi di pescatori. Infine stiamo cercando di rivitalizzare il percorso lungo l'Agogna, che è il torrente che parte dalle pendici del Mottarone e arriva fino al Po. Si tratta del lato nord del lago, rimasto ancora poco frequentato, a parte che dai pescatori".  
INFO E WEB
- Scopri di più sul sito dell'EcoMuseo Cusius: www.lagodorta.net
- Scopri di più su Orta San Giulio sul sito www.bandierearancioni.it 
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