Scoppia la rivoluzione quando un’amministrazione comunale si allea con i cittadini e con le imprese private. E’ quello che è successo nel giro di un decennio a Castel del Giudice, in provincia di Isernia, che stava tirando le cuoia per l’abbandono di terreni e abitazioni. Poi il miracolo grazie a tre progetti sostenuti da tutte le forze in campo.
Primo, la terra: trentacinque ettari di terreno agricolo in disuso vengono recuperati e trasformati in meleto biologico. L’azienda produttrice, la Melise, è una compartecipata messa in piedi da cittadini, investitori privati e amministrazione, cui lavorano a tempo pieno quattro persone.
Secondo, la scuola. Abbandonata da trent’anni è diventata da alcuni anni una residenza sanitaria assistenziale, l’unica della regione, che ospita anziani anche da altri parti d’Italia. Il modello è sempre quello, l’azionariato diffuso.
Terzo, le case, specie quelle nel nucleo rurale di Borgotufi, appendice disastrata del paese, dove fienili e abitazioni di pietra cadevano a pezzi. “Quando siamo arrivati nell’area – racconta Enrico Ricci, uno degli imprenditori locali che hanno investito oltre due milioni di euro (il Comune ha partecipato con il 20 per cento) per rimettere in piedi quella parte del paese – c’era solo un cavallo spelacchiato che brucava in un angolo”.
L'ALBERGO DIFFUSO BORGOTUFI
Oggi le abitazioni dell’albergo diffuso Borgotufi, inaugurato nel 2016 dando lavoro a sette persone, sono eleganti casette rivestite in pietra locale e recuperate con criteri antisismici, che hanno finora ospitato circa 500 turisti, in prevalenza pugliesi e campani, amanti del rafting sul Sangro e dei circuiti naturalistici tra i Parchi nazionali della Maiella e d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Ricci è consapevole che il suo investimento fa parte di quei capitali cosiddetti pazienti, ad alto rischio di non ritorno, “ ma va bene così – dice - perché è una sfida”. Sembra banale, ma uniti si vince, specie se gli “uniti” sono coraggiosi e sognatori.

INFORMAZIONI
Sito web www.borgotufi.it.