Mentre altrove stanno ancora ultimando le strutture portanti, nel Padiglione delle Repubblica Ceca sono alle prese con le spine. Quelle per la birra. Con un mese di anticipo rispetto all’apertura ufficiale sono stati i cechi, giovedì scorso, i primi a inaugurare il proprio padiglione per l’Esposizione Universale milanese.

Tre mesi di lavoro e gli architetti dello studio Chybik+Kristof hanno consegnato il loro progetto bello e finito a un soddisfatto Lubomir Zaoralek, ministro degli Affari esteri di Praga, che con orgoglio ha tagliato il nastro del primo padiglione nazionale concluso e allestito a Expo 2015. Mancano ancora i dettagli di fino, ma il grosso è fatto.

Dalle forme razionali e semplici, il padiglione è un omaggio all’architettura funzionalista ceca, concreta e senza troppi arzigogoli. Costruito con materiali eco-sostenibili e costato otto milioni di euro, di cui 4 messi dal governo e altri 4 reticolati dai vari sponsor privati, il padiglione ceco a Expo ruota intorno all’acqua, sia come spunto di riflessione che fisicamente, visto che all’ingresso è stata costruita una piccola piscina che sintetizza il rapporto tra la Repubblica Ceca e l’acqua. Non solo le tante terme, o le fonti di acqua potabile, ma anche un’innovativa capacità di gestione delle risorse idriche che può essere esportata nei Paesi in via di sviluppo per dare una risposta concreta alla carenza di acqua e contribuire al dialogo globale sulla sostenibilità delle fonti di cibo.

I 1.362 metri quadrati a disposizione della Repubblica Ceca a Expo sono suddivisi su due piani al cui interno si terranno mostre ed esposizioni, mentre sul tetto un giardino di 350 metri quadrati diventerà un laboratorio di vita, motto scelto da Praga per il suo spazio. Vitàme vàs.