È appena uscita la nuova edizione della Guida Verde Touring "Sardegna", arricchita dei percorsi d'autore di Sebastiano Dessanay. Nato a Cagliari, Dessanay è compositore e artista musicale attivo nella scena jazz, classica contemporanea e d’avanguardia europea. È leader di formazioni di jazz (trio e quartetto) e suona in progetti di artisti in ambito classico, jazz, contemporaneo, folk e pop. Ha registrato come leader, co-leader e session-man sia il contrabbasso che il basso elettrico. Scrive musica caratterizzata da un forte senso della melodia e mescola stili tradizionali con materiale più sperimentale. Ha scritto per ensemble jazz e classici, per il teatro, l’opera, la danza e altre forme d’arte. In quest'altro articolo trovate uno dei suoi percorsi d'autore, insieme a una presentazione generale della guida.
Sebastiano Dessanay in concerto / foto Dessanay
È un'intima odissea che non è ancora terminata. Un viaggio lungo un anno che ha portato il contrabbassista Sebastiano Dessanay, a toccare nel 2019 tutti e 377 i Comuni della sua Sardegna, da cui si era allontanato da più di dieci anni per insegnare e comporre tra Londra e Birmingham. I compagni di viaggio di Sebastiano sono stati una bicicletta da turismo e un ukulele basso. Niente tenda, niente zaino, solo lo stretto necessario per muoversi, incontrare i luoghi e le persone, e mettersi in connessione con una terra di cui voleva riappropriarsi per un rinnovamento personale e artistico.
Il viaggio Sebastiano lo ha battezzato 377: project e da quel progetto quasi omerico sono nati i racconti che fanno brillare la nuova Guida Verde "Sardegna", già sgargiante dei colori di una regione magnifica, che merita un nuovo rinascimento.
Logudoro, Mores (SS), Campi del Logudoro / foto 377:
Cosa ti ha spinto a realizzare 377 project?
“L'idea era quella di sfruttare una sosta nel mio percorso lavorativo, per realizzare un progetto grande che avevo in mente da anni. Il desiderio era riscoprire la mia isola con un viaggio lento e sostenibile”. 
Perché in bicicletta?
“Sono stato 12 anni in Inghilterra e ho sempre e solo usato la bicicletta. Io ho voluto ancora di più rallentare il passo”. 
Perché visitare tutti i comuni sardi, che significato hai dato alla tua scelta?
“Ho preso un anno sabbatico,  e ho intuito che la scansione quotidiana di un anno solare coincideva più o meno con il numero dei comuni della Sardegna, 377 appunto.
Allora ho voluto dedicare un giorno a ogni comune della Sardegna. E’ anche una scelta narrativa e filosofica se vuoi. Ho scelto di non modulare le mie soste sulle dimensioni del luogo, ma di dedicare lo stesso tempo a ciascun Comune, prescindendo dalle sue dimensioni, così da far emergere i più piccoli e remoti dell’isola, che stanno soffrendo da molto tempo di un lento e inesorabile spopolamento: piccole e grandi comunità sono portate sullo stesso piano.
Un’altra spinta è arrivata dal mio essere musicista. Si cercano sempre fonti di ispirazione e stando per molto tempo lontano dalla Sardegna, mi sono accorto di aver cercato spesso ispirazione nel jazz e nel rock, ma non mi ero dedicato mai profondamente alle mie radici artistiche. Così da un progetto compositivo legato a un quartiere di Birmingham ho pensato di estenderlo a tutti i comuni della mia terra”.
Sulcis, Teulada (SU), spiaggia di Porto Tramatzu / foto 377:​
Queste le intenzioni. Il viaggio invece come si è svolto?
“Sono partito senza pianificare tutto nel dettaglio, sarebbe peraltro stato impossibile. Avevo anche pochi soldi e non avevo intenzione di portare tenda e sacco a pelo, ma di mettermi in contatto con le comunità per poter ricevere ospitalità. Questo ha arricchito il viaggio. Giorno dopo giorno, tappa dopo tappa, le connessioni aumentavano fino a creare una vera e propria rete sociale in cui ho trovato anche delle amicizie. A questo si è aggiunto il sostegno dei comuni e delle pro loco. Il progetto così è cresciuto e in divenire si è trasformato. Io volevo trarre dal viaggio ispirazione per 377 frammenti sonori, invece a questo si è aggiunta una vera e propria narrazione di luoghi e un racconto emotivo delle persone. 
E delle loro storie mi hanno colpito di più quelle delle persone giovani che volevano ritornare in Sardegna per far rinascere l’isola. È stato anche un viaggio di esplorazione geografica. Percorrere ogni giorno, per un anno, tappe che variavano tra i 2 e i 60 chilometri in bicicletta, ha come risultato di tracciare una rete fittissima di interconnessioni. Oggi mi rimane la sensazione di conoscere della Sardegna ogni singola curva”. 
Valle del Tirso, Bultei (SS), Terme libere nella Valle del Tirso / foto 377:​
Il tuo viaggio è avvenuto nel 2019, appena prima della Pandemia. Cosa dovremmo cogliere da questa esperienza che sta sconvolgendo le vite di tutti?
“Tra tutte le difficoltà vedo un beneficio. Quello di avere preso davvero coscienza di urgenze che non possiamo allontanare. Problemi che vanno risolti subito, come la connessione digitale estesa su territori anche molto periferici, come quelli che ho attraversato nel mio viaggio, dove intere aree sono poco coperte e alcune difettano anche della connessione telefonica tradizionale. Il ripopolamento di posti meravigliosi e isolati passa anche da qui”. 
Gerrei, Villasalto (SU), case in scisto nel centro storico / foto 377:
Frammenti musicali, fotografia, narrazioni, cronache di incontri, cicloturismo. Quanto di tutto quello che hai raccolto in viaggio è entrato nella Guida Verde Sardegna?
“Ho cercato di guardare alle esperienze che ho vissuto perlopiù nelle aree interne, dove emergono tutti gli aspetti di quella che il sindaco di Bortigiadas ha definito “paesitudine”, un concentrato di cultura profonda e orgoglio per le proprie origini. In Sardegna la paesitudine si respira spesso in zone afflitte dallo spopolamento, abbandonate dalle istituzioni e ignorate dai vettori turistici”. 
Sono nate così le tue deviazioni dagli itinerari tradizionali, deviazioni che arricchiscono la Guida. 
“Molte digressioni sono anche domande aperte, quasi denunce. Come fa ad essere una delle zone più depresse d’Italia un luogo come il Sulcis, che esprime montagne che superano i mille metri di altitudine, mare incredibile come quello di Sant’Anna Arresi, Porto Pino, Teulada e Chia, l’archeologia industriale mineraria, uno dei menhir più alti della Sardegna, nuraghi e necropoli, isole. Come si fa a non collegare con strade decenti aree come il Gerrei e il Goceano. Non vorrei un turismo di massa ovviamente, ma aspirerei a progetti di accoglienza che valorizzino, senza deturparlo, le ricchezze del territorio. Altri capitoli sono più legati alla mia biografia. A Nuoro, la prima tappa ci sono le mie origini, a Cagliari, l’ultima tappa, la mia casa”.
Gerrei, Escalaplano (SU), Domus De Janas Sa Fossada / foto 377:
Guardando alla forma, leggendo i tuoi approfondimenti si ha anche visivamente l’impressione di inoltrarsi in una selva di toponomastica sconosciuta, quasi esotica. 
“I nomi di minuscoli e sconosciuti paesi si srotolavano davanti a me tutti i giorni. Nomi ignoti anche a molti sardi. Ne ho voluti citare il più possibile per farli emergere dal silenzio, almeno una volta”.
Con questa esperienza sei diventato cicloviaggiatore, narratore, fotografo. Ma quanto della tua natura di musicista e artista ha influenzato quello che hai scritto nella guida?
“Molto. Per la Valle del Tirso, parafrasando l’inizio di “Passavamo sulla terra leggeri” di Sergio Atzeni, ho provato a ricreare la situazione che si incontra all’inizio del libro per toccare geograficamente tutto il corso di un fiume. L’approfondimento sulla Gallura si ispira invece a De André. Stessa cosa per il percorso d'autore sul Lugudoro, che si concentra sulla poesia e rimanda ai poeti improvvisatori sardi”. 
Sulcis, Narcao (SU), miniere Rosas / foto 377:
Quale parte della Sardegna ti spiace non essere riuscito a raccontare nella guida?
“Senza dubbio la zona della Marmilla. E’ una zona che ha bisogno di rilancio, composta da una costellazione di paesi tutti vicini, distanti 2, 3 chilometri l’uno dall’altro. La Marmilla è davvero una zona da scoprire, bellissima, a vocazione agropastorale. Si trova nel centro sud dell’isola, a ridosso della Giara di Gesturi e del monte Arci”.
Come “suona” la Sardegna, ci sono rumori, o meglio suoni che più di altri associ al paesaggio?
“Diciamo che il sottofondo è spesso il vento, soprattutto al nord. Poi emergono scrosci d’acqua, fiumi e cascatelle, e i canti degli uccelli che mi capitava di ritrovare nella sequenza di note che annotavo la sera. Non ho voluto fare una operazione di registrazioni di ambiente nei singoli paesi perché in Sardegna non avrei trovato differenze interessanti per il mio lavoro. Ma a sorprendermi sono stati invece i suoni delle campane, per timbri e ritmi a volte davvero inusuali”.
Gallura, Luogosanto (SS), chiesetta di San Leonardo di Noblat / foto 377:
Il tuo viaggio, dopo 12 anni di vita e lavoro in un ambiente urbanizzato come quello intorno a Londra, appare come un’esperienza di radicamento e insieme di trasformazione. Infiniti gli stimoli. Quali sono i progetti che sono nati una volta arrivato a casa?
“Oltre al blog che sto mantenendo vivo, sto lavorando a un libro che racconterà la Sardegna per come l’ho vissuta. Ma l’intento principale del viaggio era ed è rimasto quello di raccontare la Sardegna con la musica. Dai 377 frammenti musicali sto attingendo per progetti musicali dal vivo e uno spettacolo teatrale in cui evoco il viaggio anche con immagini animate e reading”.
Valle del Tirso, Fordongianus (OR), il Tirso / foto 377:
Ora che ti sei riappropriato delle tue origini artistiche, cosa della Sardegna ti sta ispirando di più nel processo compositivo?
“Come la lingua, anche gli strumenti e i generi differiscono tra aree della Sardegna. Un esempio è il Sarrabus, dove si possono trovare veri e propri maestri di “launeddas”, flauti molto sottili che si suonano grazie alla tecnica della respirazione circolare, che mi hanno ispirato in alcuni frammenti musicali. Egualmente ho fatto per gli stili di canto. Come quello a “tenores” o a “concordu”. Poi ci sono le storie e i racconti delle persone, e infine il retroterra culturale e gli echi di culture precedenti, ti parlo di Alghero e la Catalogna, l’Africa per il Sulcis, o la romanità per la zona di Fordongianus, nella valle del Tirso, in provincia di Oristano. Certo, ci vorranno decadi per esaurire il patrimonio di ispirazione che mi ha dato questo viaggio”.
Gallura, Aggius (SS), La Valle della Luna / foto 377:
INFORMAZIONI UTILI E WEB
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