Gianni Morelli, autore di numerosi prodotti editoriali Touring, ci porta a Matera ricordando una sera del 2019, quando la città lucana è stata Capitale europea della cultura. 

Matera, agosto, sera, sono le nove, il cielo è, quasi completamente, scuro di universo e luccicante di stelle. 

Il luogo è Piazza San Pietro Caveoso (il Sasso Caveoso è l’altura che ospita chiesa e piazza). Entrando sulla piazza: in fondo la chiesa, a sinistra la scarpata verso il torrente, a destra l’erta del Sasso con le sue mura, i palazzi, le terrazze. Di fronte alla chiesa il vasto slargo della piazza e poi, appena più a nord, tutta Matera orientale, vicolo dopo vicolo, casa dopo casa, sulle pendici delle alture, nella penombra della sera.

Davanti alla chiesa è stato allestito un ampio palco rustico, davanti al palco è stato ricavato un golfo mistico che ospita l’orchestra del San Carlo di Napoli. Su tutta l’immensa erta del Sasso Caveoso usata come schermo un proiettore fantascientifico disegna immagini dalle dimensioni gigantesche. Fiori, campi coltivati, case, finestre, un trattore vintage, la marionetta del diavolo altra cinque metri e quella dell’angelo ancora di più, con le ali e le spade: è un quadro a olio vasto come una montagna che si muove al passo del preludio della Cavalleria Rusticana di Mascagni, forse il secondo più grande pezzo musicale mediterraneo di tutti i tempi.


Matera, la Cavalleria Rusticana nel Sasso Caveoso - foto Matera 2019​

La musica ipnotizza gli sguardi, le pietre, gli alberi, i telefonini innalzati per scattare foto. Mascagni è il pifferaio magico, mille spettatori in piedi sono i topi che lui conduce a spasso lungo il dramma di Santuzza e Turiddo. Santuzza si chiama nella vita Veronica Simeoni, Lola si chiama Leyla Martinucci, per dare a Cesare quel che è di Cesare, il resto è meno importante. Straordinarie nel duetto che si svolge lungo la passerella che attraversa tutto il pubblico, dal palcoscenico fino in fondo alla piazza. Due visi che si guardano, perfetti nel personaggio. Due visi che commuovono e spostano emozioni dal teatro direttamente agli spettatori affabulati.

Passano le figure, passa Mamma Lucia che non vuole fastidi, passa Compar Alfio che fa il carrettiere e per questo è spesso lontano da casa dove Lola resta sola. Passa Turiddo, naturalmente, che ha compromesso Santuzza ma è visceralmente attratto da Lola. Passano quei cori maestosi che cominciano con “gli aranci olezzano sui verdi colli” e con “Inneggiamo”, sempre per non allontanarsi dal Mediterraneo.

Poi ti capita di girare la testa verso il fondo della piazza e si accende l’ennesima magia. Di questa non ti eri ancora reso conto, irretito da Cavalleria. Lo sfondo del teatro sono i vicoli di Matera illuminati da piccoli lampioni di un altro secolo. Luci rosate, ombre, finestre, miracolo di scenografia. 

Così attacca l’intermezzo, il mai più eguagliato pezzo di Mediterraneo in musica. Nessuno fiata, nessuno batte le ciglia, nessuno repira. Cavalleria si trasforma via via in dramma. Fino al finale: “Hanno ammazzato compare Turiddo”, quando non c’è più niente da dire.


Matera, la Cavalleria Rusticana nel Sasso Caveoso - foto Matera 2019