Come nelle migliori famiglie è tutta una questione di eredità: chi può far buon uso dell’antica memoria di Alessandro Magno e fregiarsi con pieno diritto del nome di Macedonia? La Grecia, culla della cultura ellenistica o la Macedonia, la piccola repubblica balcanica nata dalle ceneri della Jugoslavia? Bella domanda, difficile risposta. Tanto difficile che è da quando l’ex repubblica jugoslava ufficialmente riconosciuta come Fyrom è diventata indipendente, nel 1991, è stata una battaglia continua, per fortuna sempre e solo verbale e diplomatica, che non è poi così scontato.
Battaglia che ieri è giunta a un punto finale: la Macedonia verrà ribattezza ufficialmente Macedonia del Nord. La Grecia, ma questo non è mai stato in discussione, continuerà a chiamare Macedonia la sua regione nord orientale con capitale Salonicco. Lo ha sancito una stretta di mano arrivata dopo decenni di scontri diplomatici, protagonisti dello evento a suo modo storico: Zoran Zaev, primo ministro macedone, e Alexis Tsipras, suo corrispettivo greco. «Questo è il nostro appuntamento con la storia» ha sottolineato il premier greco durante la cerimonia sulle sponde (greche) del lago Prespa.
TUTTO IN UN NOME
Sembra un’affare da poco, una battaglia per geografi e amanti della settimana enigmistica, ma la questione del nome ufficiale della piccola repubblica balcanica ha infiammato le relazioni tra i due Paesi per decenni. All’indomani dell’indipendenza, avvenuta grazie a un referendum nel settembre del 1991, i politici di Skopje hanno scelto di battezzare il proprio Paese semplicemente Macedonia. Una scelta che ha fatto infuriare la Grecia, preoccupata che questo potesse portare il neonato vicino ad avanzare pretese sul suo territorio, al punto che Atene ha portato la questione del nome davanti a tutti i Fori internazionali riuscendo a imporre che il Paese fosse ufficialmente riconosciuto come Fyrom, acronimo che sta per Former Yugoslavian Republic of Macedonia. Dizione mai accettata da Skopje che anzi negli anni ha fatto di tutto per rivendicare la sua relazione con Alessandro Magno e la Macedonia erigendo statue, dedicando al condottiero macedone piazze, vie ed aeroporto e facendo del nome una questione che va ben oltre il semplice orgoglio.
Questa è infatti una questione che ha molto a che fare con sentimenti identitarie, dispute etniche e relazioni storiche, che a ben vedere sono tutte facce della stessa medaglia nei discorsi sul chi siamo noi, chi sono i nostri vicini. Una questione che ha avuto negli anni risvolti altamente pratici: la Grecia si è opposta in ogni modo a un avvicinamento della Fyrom/Macedonia all’Unione Europea, almeno fino a quando non fosse stata risolta la questione del nome. Stesso dicasi per l’accesso nella Nato e per un’infinita serie di problemi economici e geopolitici, che vanno dalla vendita dei prodotti al diritto di sorvolo dello spazio aereo greco per i voli diretti a Skopje.
MACEDONIA DEL NORD
Adesso la questione sembra risolta: la Macedonia ha accetta di rinominarsi ufficialmente Macedonia del Nord, una delle quattro opzioni concesse dai greci per porre fine alla diatriba. Ma nonostante la gran cassa ancora nulla è certo, l’accordo è solamente un preliminare. Se il Parlamento greco ha votato a maggioranza, in Macedonia per la ratifica parlamentare si dovrà aspettare l’esito di un referendum popolare previsto a settembre.
E non è detto che il cambio di nome venga accettato dalla maggioranza della popolazione. Il presidente della Repubblica, Gjorge Ivanov, si è rifiutato di sostenere l’accordo, e dalla sua ci sono tutti i nazionalisti che fino allo scorso anno governavano il Paese. E in Grecia non più tardi di qualche mese fa ci sono state manifestazioni di piazza per protestare contro qualunque forma di accordo. I sondaggi dicono che il 70% dei greci è contrario all’accordo: la Macedonia è patrimonio ellenico, e come tale deve rimanere esclusivo. Ma insomma, non c’è processo storico che non abbia i suoi oppositori, e anche questo non fa eccezione.