Una biografia impressionante, un archivio di immagini sterminato, un’esperienza di vita che nasce quando Stephen Shore riceve in regalo, a 6 anni, una camera oscura. Dal 26 febbraio al 25 aprile il Museo di Roma in Trastevere gli dedica una mostra sui luoghi insoliti dell’America dell’ovest immortalati dal grande fotografo tra il 1973 e il 1979. Da New York al Texas un viaggio a colori in un mondo in evoluzione.

Altro dato impressionante di Shore riguarda la sua frequentazione, a soli 17 anni, della Factory di Andy Warhol. Moltissime le influenze che riceverà dall’artista inventore della Pop art e dalle altre persone che facevano riferimento al suo studio. Non stupisce quindi che, poco più che ventenne, sia il primo fotografo vivente a ottenere una mostra personale al Metropolitan museum of Art di New York. Una vita sempre proiettata in avanti, con l’occhio dietro l’obbiettivo a immortalare paesaggi e storie.

La mostra di Roma, dal titolo Biographical Landscape, si propone di sottolineare i costanti parallelismi tra l’arte concettuale e il reportage nel lavoro di Shore. Per farlo sono esposte 164 fotografie, suddivise in ordine cronologico, a partire dalle foto del primo viaggio del 1973 nelle quali si nota l’influenza della Pop art. La seconda sezione è dedicata ai lavori successivi, più lineari, in grado di enfatizzare la biografia dei paesaggi che attraversa. Il rifiuto della prospettiva è l’ultima fase in mostra, con immagini complesse, affascinanti, forse più difficili da metabolizzare. In ogni caso, un appuntamento per conoscere un uomo, un fotografo e gli Stati Uniti.