La situazione che si è creata in questi giorni è delicata quanto inedita. Dal dopoguerra infatti non era mai successo che la Francia richiamasse il proprio ambasciatore da un altro Paese dell’Unione. Al di là delle questioni di politica estera e dalle motivazioni che hanno portato a queste tensioni, ci sembra utile fare una riflessione sul “valore” che oggi ha il mercato francese per il turismo italiano e su quanto possiamo rischiare, in termini di spesa e flussi turistici, dal protrarsi di una situazione del genere, anche in previsione della prossima stagione estiva.

La Francia è certamente la destinazione più visitata al mondo ma è anche un Paese di viaggiatori: nella classifica dell’UNWTO per spesa outgoing, i cugini transalpini hanno fatto registrare nel 2017 quasi 37 mld di euro, posizionandosi al quinto posto a livello globale dopo cinesi, statunitensi, tedeschi e inglesi. Giusto per un raffronto, l’Italia è solo al nono posto con 25 mld di euro spesi all’estero per turismo.
Di questi quasi 37 mld di euro, circa l’11% riguarda viaggi e vacanze verso il nostro Paese.

Se cambiamo prospettiva e guardiamo, dal punto di vista dell’Italia, la composizione del mercato incoming, scopriamo che la Francia è il secondo Paese più rilevante in termini di spesa, dopo la Germania: 3,9 mld di euro, pari al 10% di quella straniera in Italia. La Francia inoltre presenta nel medio periodo (2017/2008) una crescita molto interessante: +30% rispetto a un dato medio riferito a tutti i mercati stranieri del +26%.

Lo stesso discorso vale se consideriamo i flussi: la Francia è il nostro secondo mercato, sempre dopo la Germania, con 13,6 mln di presenze registrate nel 2017, pari a una quota di mercato del 7%. Anche in questo caso, la crescita sul medio periodo (+34% rispetto al 2008) è superiore al dato medio di tutti Paesi stranieri (+30%).

Infine il ruolo nelle regioni. La Francia rappresenta il primo mercato straniero di riferimento in termini di presenze per la Sicilia e il secondo per ben otto regioni: Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Puglia, Basilicata, Calabria e Sardegna.