Porta il suo nome e ha fatto in tempo a conoscerlo bene nella sua casa-studio di Palma sull'isola di Maiorca (isole Baleari, Spagna), anche se nonno Joan Miró non aveva mai molto tempo da dedicare ai nipoti (lui è figlio della unica figlia di Joan e Pilar), impegnato com'era con i suoi ritmi e i suoi lavori, gli incontri, i viaggi le mostre. Ma Joan Punyet Miró lo ha frequentato abbastanza, fino all'età di 15 anni, per ricordare, più che l'artista, un nonno molto affettuoso e gentile.
LA VITA DI MIRÓ RACCONTATA DAL NIPOTE
«Effettivamente la sua giornata era scadenzata come un orologio svizzero. La mattina si alzava presto e lavorava in studio. Uno studio lindo e perfettamente ordinato come una sala chirurgica, disegnato dal suo amico architetto Josep Lluis Sert, sulle colline di Cala Major, proprio accanto alla residenza reale estiva di Marivent (dal prossimo maggio i giardini saranno aperti al pubblico)» racconta il nipote durante la visita allo studio. «La giornata proseguiva sempre uguale seguendo ritmi e abitudini ripetitive che risalivano a quando da ragazzo era costretto a tenere i conti per un ufficio nel centro storico di Barcellona, dove era nato (nel Passage del Credit, dove ora c'è l'hotel Rialto). Il suo bisogno di ordine, rigore, disciplina lo costringevano alla fine della giornata di lavoro a rassettare tutto perfettamente, a lavare pennelli, chiudere i barattoli di vernice, pulire tutto....

Poi dopo il pranzo abbondante (Miró era un gourmet, anzi, un vero e proprio sibarita, amava mangiare e bere bene e non a caso la nonna era un'ottima cuoca) irrinunciabile arrivava l'ora della siesta. Nel pomeriggio, lo sbrigo della corrispondenza con i suoi amici artisti di tutto il mondo, poi l'ascolto della musica e la lettura della poesia e la sera, dopo cena, passava le ore seduto in poltrona a ripensare alle opere, a immaginare il lavoro del giorno dopo e soprattutto a esercitare la mano, in una specie di scrittura spontanea, proprio come uno sportivo fa con il suo corpo per tenersi in forma».

LA FONDAZIONE MIRÓ A PALMA
Joan Punyet Miró non ci ha nemmeno provato a fare il pittore «con un nome e un nonno così sarebbe stato un carico troppo pesante» però ha coltivato lo stesso la sua vena artistica come art performer e scrittore: l'anno prossimo pubblicherà un volume sul rapporto tra Miró e la musica.
 
E dell'intrattenitore ha effettivamente il talento e le fisique du rôle. Elegante, dandy (in questo identico al nonno che pure quando era povero si faceva fare le camicie e portava cappelli forniti da amici, sarti e negozianti e che ripagava con i suoi quadri). il giovane Miró è il nume tutelare della Successió Miró, la società che amministra i diritti delle opere dell'artista, e si considera non solo erede ma anche portavoce e apostolo universale della poetica del nonno.
Con modi forbiti, in parecchie lingue, italiano compreso, è in grado di accompagnare i visitatori nei diversi spazi della Fundació Pilar i Joan Miró, la fondazione che porta il nome dei suoi nonni a Palma di Maiorca, sulle isole Baleari: l'ex fattoria trasformata in studio, con le pareti trasformate in lavagne e zeppe di schizzi che sono stati i lavori proparatori di altrettante opere del maestro, e, aperto eccezionalmente, il sancta sanctorum, il vasto, luminoso studio, con i lucernari che proiettano la luce dall'alto disegnati con una grande lungimiranza dal suo amico architetto Sert. Tra cavalletti, sedie, quadri non finiti, pennelli, souvenir di feste, omaggi degli amici in visita e le due tute da operaio utilizzate da Miró e ancora appoggiate su una balaustra che si affaccia sul vasto salone, voluta dall'artista per avere una prospettiva diversa sulle opere.

IL MENU, L'HOTEL E IL VINO

Joan il giovane è un fiume in piena e non si stanca mai di raccontare dell'eccezionale nonno. Ricorda persino che da Romolo, un ristorante romano di Trastevere, c'è un menu disegnato da Miró e regalato al proprietario in occasione di un pranzo dopo una msotra all'accademia di Spagna negli anni Settanta. Ora è coinvolto nel lancio dell'hotel Miró, a pochi passi dalla fondazione, a Palma, un quattro stelle con 97 stanze tutte ispirate alle opere degli anni Ottanta del maestro barcelloneta «per creare quasi una continuità con il museo. Tanto che abbiamo firmato Miró anche un ottimo vino rosso della zona di Rioja, “poetico, mediterraneo, modesto, con alma” e un cocktail che si chiama Vivanco».
 
Ma il giovane Miró ricorda anche la grande perdita subita dal patrimonio artistico del nonno. «L'11 settembre del 2001 al pian terreno del World Trade Center, nella prima delle due torri di New York colpite dagli aerei dei terroristi, andò distrutto anche un arazzo di decine di metri di Miró, insieme a un grande mobile di Calder». 

MIRÓ E LE DONNE
Un altro tema che vorrebbe affrontare in un libro futuro è il rapporto tra il pittore e le donne. «Tema molto interessante e poco conosciuto. Lui fu sempre fedele a Pilar, mia nonna, donna dell'alta borghesia di Maiorca che all'inizio era vista male in famiglia perché “aveva sposato uno che dice di dipingere” ma il sesso femminile è stata una delle sue grandi ossessioni. Non a caso le opere sono piene di richiami al sesso, evidentemente sublimato nella creazione artistica. Quando entrava in contatto con una donna » ricorda il nipote «il nonno entrava in un'agitazione parossistica e in famiglia si racconta l'episodio di quando Miró andò a trovare Picasso nella sua casa nel sud della Francia accompagnato dalla moglie. Accogliendolo calorosamente come sempre, Pablo gli disse: “Ma vieni sempre con la stessa donna?”. Cosa che di lui certo non si poteva dire».

INFORMAZIONI
Fundació Pilar i Joan Miró, Maiorca (Mallorca, Baleari, Spagna): miro.palmademallorca.es
Aperta da metà settembre a metà maggio dalle 10 alle 18 (mar-sab) e dalle 10 alle 15 (dom e festivi); da metà maggio a metà settembre orario prolungato fino alle 19 da mar a sab; chiuso lunedì.

Foto di Emanuele Concadoro.