La bicicletta prende piede, anzi, pedale. Stiamo assistendo a un’inversione di tendenza che vede le due ruote battere le quattro ruote in termini di volumi di vendita. Quali le cause?

Sicuramente la crisi economica ci ha messo lo zampino ma a forza di parlare di mobilità dolce e, in modo proprio o improprio, di sostenibilità si è venuta nel tempo a creare una congiuntura favorevole per la bicicletta che ha perso l’alone di vecchiume e povertà che aveva negli anni Novanta. Oggi viene considerata ecologica, pratica, economica, utile per la forma fisica, un diversivo per il tempo libero e anche di moda.

Ma accanto a questo rinato interesse generale sono aumentate le iniziative del settore pubblico finalizzate a sviluppare la mobilità sulle due ruote sia per finalità turistiche, sia come mezzo di trasporto quotidiano. Perché – basta mettere il naso fuori dal Bel Paese od osservare alcune esperienze italiane – sono ormai evidenti le positive ricadute di cui i territori potrebbero beneficiare: destagionalizzazione, delocalizzazione dei flussi turistici, valorizzazione e messa in rete dei piccoli tesori italiani periferici, supporto alle economie locali e così via.

E nonostante si tratti di interventi a macchia di leopardo, è un primo segnale positivo che va nella direzione di ridurre il forte ritardo che l’Italia sconta rispetto al resto dell’Europa, dove alcuni Paesi vantano decine di migliaia di chilometri di ciclabili extraurbane.

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