Il Trentino, con la sua rete di 19 musei dedicati alla Grande Guerra, forti, trincee, camminamenti, gallerie e altre opere dell’ingegneria militare che raccontano con immediatezza le vicende di un secolo fa, può essere oggi considerato un grande “Parco della Memoria”.

Tra le testimonianze sopravvissute al tempo e all’uomo vi sono anche le circa 80 fortezze austroungariche che sono parte del paesaggio culturale e geografico di questa terra e danno vita alla “Rete dei forti in Trentino”. Con la loro imponente presenza testimoniano il ruolo giocato dal Trentino nel conflitto, mentre la varietà architettonica e le differenti tipologie di costruzione e di materiali utilizzati evidenziano la transizione dall’arte militare ottocentesca a quella moderna, basata su nuove e sempre più potenti armi da fuoco.

Forte Belvedere, altopiano di Lavarone

IL SENTIERO DELLA PACE

Oggi queste fortezze rappresentano altrettante porte di accesso al principale itinerario nella memoria della Grande Guerra in Trentino, percorribile a piedi e per lunghi tratti anche in mountain bike. E' il “Sentiero della Pace”, un percorso che invita ad un cammino di meditazione e di riconciliazione con le ferite del passato: 520 chilometri che corrono lungo la linea del fronte fra le montagne trentine, dallo Stelvio alla Marmolada, collegando trinceramenti, piazzeforti e fortificazioni, postazioni, cimiteri di guerra e ancora musei grandi e piccoli.

Per chi volesse intraprendere il sentiero, sul sito web dedicato (vedi sotto) ci sono le descrizioni di tutte le tappe. Il sentiero è stato diviso in sette "tratti", corrispondenti ad altrattante aree geografiche; ogni tratto è composto da due o tre tappe giornaliere, così da risultare fruibile anche a chi ha a disposizione solo qualche giorno, magari un finesettimana.

Monte Zugna, Parco della pace

Forte Belvedere, Lavarone

Passo San Pellegrino, Val di Fassa

RESTAURI E NUOVE APERTURE

Le strutture meglio conservate sono state al centro di importanti lavori di valorizzazione architettonica e di restauro con l’intento di renderle visitabili al pubblico, ripristinando i percorsi interni fra i diversi settori, e fatte diventare luoghi di divulgazione di quella storia.

Questo lavoro di recupero, avviato negli anni scorsi dalla Soprintendenza per i Beni culturali-Ufficio Beni architettonici della Provincia autonoma di Trento, nel corso dell’estate 2016 permetterà di riaprire al pubblico altre due opere militari austroungariche, la Tagliata superiore di Civezzano, a pochi chilometri da Trento, e Forte Luserna (Forte Cima Campo) sopra l’omonima isola linguistica cimbra, tra Folgaria e Asiago (Vi).

Entrambe le opere sono molto interessanti. Per quanto riguarda la prima, fra il 1869 e il 1872 fu costruito un complesso fortificato, nei pressi del paese di Civezzano, articolato in tre opere, poste a controllo delle due strade che dalla Valsugana portavano a Trento. La "Obere Strassensperre" (tagliata stradale superiore) doveva "tagliare" la strada, come dice il nome, e integrare il campo d’azione del forte principale dello sbarramento di Civezzano (nella foto sotto), proteggendo l’imbocco della gola del torrente Fersina. Costruita in pietra calcarea squadrata, era dotata di postazioni per fuciliere e mitragliere e 13 feritoie per fuciliere sul fronte di gola. Delle opere che costituivano il vecchio sbarramento, la tagliata rappresenta l’unico esempio integro di una tipologia di fortificazione di “transizione” tra le opere casamatte a fronte scoperto dei primi anni sessanta dell’800 e le più tarde fortezze corazzate dello stile “Vogl”. Disarmata allo scoppio del conflitto con l’Italia, fu risparmiata dalla demolizione forse perché ritenuta ancora funzionale all’alloggio delle truppe di fanteria

Forte Civezzano, Civezzano, Trento
 

La storia di Forte Cima Campo è più recente. A partire dal 1907, in previsione di uno scontro militare con l’Italia sui confini meridionali dell’ Impero, il comando austriaco diede inizio ad una massiccia fortificazione degli Altipiani di Folgaria, Lavarone e Luserna allo scopo di garantirsi uno spazio di manovra per le truppe destinate all'offensiva verso la pianura veneta. Forte Cima Campo era uno dei forti austriaci più potenti e attrezzati dell’intero fronte e per la sua imponenza venne soprannominato “Padreterno” dai soldati italiani: di forma trapezoidale, corazzato nella roccia, era circondato da un fossato e formato da una casamatta principale lunga circa 60 metri (con alloggi, depositi ed officine) che si incontrava con un altro corpo di fabbrica in cui erano posti i locali per il combattimento ravvicinato. Nell’estate del 1915 subì un pesante bombardamento da parte dell'artiglieria italiana, a seguito del quale il comandante boemo Nebesar, convinto di un decisivo attacco italiano, fece issare bandiera bianca. La sospensione del fuoco e le bandiere bianche fecero però intervenire le batterie dei forti austriaci Verle e Belvedere che con i loro colpi tentarono di abbattere le bandiere bianche e disperdere l’eventuale assalto della fanteria italiana. Ripristinata la situazione con l'aiuto di volontari, il comandante Nebesar venne destituito e arrestato.

LA RASSEGNA SENTINELLE DI PIETRA

Quest’estate, fino al 31 agosto, dodici tra i forti più suggestivi del territorio ospitano la rassegna “Sentinelle di pietra”. In cartellone spettacoli, escursioni, mostre, laboratori per bambini, letture e presentazioni di novità editoriali che, grazie anche ad effetti sonori e luminosi, contribuiranno a trasformare queste strutture in straordinari strumenti di diffusione della storia e della cultura della pace attraverso la contaminazione delle arti.
INFORMAZIONI
Sito web www.trentinograndeguerra.it.

Forte Pozzacchio, Valmorbia

Forte Corno