Nella vita molto dipende dal caso. Se nasci a Milano hai più possibilità che se nasci a Mogadiscio, va da sé. Migliore istruzione, meno possibilità di morire in un attentato, più disponibilità di cibo, servizi e qualunque cosa venga in mente. Ma se nasci a Mogadiscio, o peggio ancora a Kabul, o Baghdad e hai in tasca un passaporto italiano allora le cose cambiano. Perché nell'era in cui le informazioni sono immateriali e tutto viaggia per via telematica c'è ancora un pezzo di carta che conta come non mai: il passaporto. Grazie al passaporto, e a tutto quello che rappresenta in termini giuridici, infatti possiamo entrare più o meno liberamente in un Paese.
 
Così ci sono alcuni passaporti forti che permettono libero accesso in decine di Stati semplicemente presentandosi alla frontiera e tirando fuori il proprio documento. E altri che obbligano a una trafila lunga e costosa alla fine della quale non è sempre detto che si ottenga l'agognato visto. Il valore di ogni singolo passaporto allora diventa il corollario della situazione geopolitica del mondo, le relazioni bilaterali, i pesi relativi dei singoli stati e l'affidabilità dei diversi governi.
 
 
 
Il mensile americano Good ha elaborato visivamente la ricerca del società di consulenza Henley & partners che ha stilato la classifica dei migliori passaporti con cui viaggiare liberamente per il pianeta. In testa, manco a dirlo, Finlandia, Svezia e Gran Bretagna i cui cittadini hanno libero accesso a 173 nazioni (su 193 riconosciute dall'Onu) senza dover richiedere alcun visto. Una in meno, 172, le nazioni cui hanno accesso danesi, tedeschi, lussemburghesi e (incredibilmente) gli statunitensi. Un gradino sotto (171) Belgio, Olanda e l'Italia. Quelli messi peggio invece sono gli afghani, il cui passaporto garantisce libero accesso a soli 28 Paesi. Poco meglio per gli Iracheni, 31, e poi Pakistan e Somalia, con 32. Delle nazioni “grandi” sono i cinesi quelli messi peggio: il loro passaporto permette di entrare senza visto solo in 43 nazioni. Degli europei l'Albania è l'ultima, con 88, lo stesso numero della piccola isola caraibica di Grenada.
 
Per quelli in cui non possiamo entrare liberamente non rimane che mettersi il cuore in pace e iniziare la trafila per il visto. Per alcuni basta compilare un modulo, pagare e non ci sono problemi (in Cambogia si fa addirittura all'aeroporto), in altri – come la Cina - invece bisogna armarsi di santa pazienza e presentare biglietti aerei, prenotazioni alberghiere, piani di viaggio e sperare che l'addetto di turno abbia la luna buona. E sono queste le situazioni in cui uno capisce quanto sia importante avere il passaporto giusto.