Un polmone di ossigeno che favorisca l’assorbimento dei gas serra e restituisca alle aree piemontesi attraversate dal fiume Po un paesaggio troppo spesso bistrattato. Si chiama “Foresta condivisa” il progetto delle Aree protette del Po Piemontese, ente di gestione che tutela tre parchi naturali (il Parco naturale del Po piemontese, il Parco naturale del Bosco della Partecipanza e delle Grange vercellesi, di nuova istituzione, e il Parco naturale della Collina di Superga) e varie riserve naturali. 

L’obiettivo è coinvolgere una intera comunità per piantare un milione e mezzo di alberi su un territorio attraversato dal Grande Fiume: un’area che si estende per circa 200 km da Casalgrasso ai confini lombardi, comprendendo ben 32 comuni nelle province di Alessandria, Cuneo, Torino (città metropolitana) e Vercelli. A tenere le fila e coordinare un lavoro alquanto complesso è appunto l'Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese. Abbiamo chiesto al suo presidente Roberto Saini di raccontarci i dettagli dell’iniziativa.
Rimboschimenti nei pressi di Crescentino, a Cascina Ressia / Foto Luca Cristaldi
 
Che cos’è la “Foresta Condivisa"?
“L'iniziativa Foresta Condivisa nasce per garantire il miglioramento del sistema fluviale sotto il profilo paesaggistico, ma soprattutto per contrastare le emissioni dei gas serra nell’atmosfera grazie una massiccia operazione di piantumazione: un milione e mezzo di alberi su circa 200 chilometri quadrati di territorio. Il progetto che dal 2021 è gestito dall’Ente Parco del Po piemontese, nasce in realtà tre anni fa per merito del Parco del Po Alessandrino Vercellese e del Parco del Po Torinese, due enti oggi confluiti proprio nel Parco del Po del Piemonte”.
Come state operando per finalizzare l’iniziativa?
 “Abbiamo individuato aree di proprietà pubblica, su terreni comunali e demaniali, destinando questi territori vicini al corso del fiume alla piantumazione. L’evoluzione di questo progetto è stata attribuirgli una finalità di contrasto alle emissioni di gas serra in atmosfera, sensibilizzando la comunità e coinvolgendo associazioni private e singoli cittadini in una azione che nasce sostanzialmente come pubblica”.
Cavagnolo Po, sponda destra / foto Arianna Giusta
Come avviene il finanziamento delle opere?
“L’Ente Parco ha destinato un fondo che confluisce nel nostro bilancio. Dopo aver valutato in 20 euro la somma necessaria per la piantumazione di un singolo albero, abbiamo avviato una serie di iniziative per coinvolgere la comunità. Questi alberi verranno piantati lungo il Po, nelle aree di nostra competenza ovviamente. Insieme alla piantumazione ci sarà una intensa opera di manutenzione che durerà per il prossimo triennio per favorire l’attecchimento e la crescita. Ovviamente dobbiamo anche vigilare a che la fauna che vive il Parco, soprattutto lepri e cinghiali, non le distrugga”.
Per realizzare la “Foresta condivisa” state coinvolgendo anche il settore scolastico?
Il coinvolgimento delle scuole di ogni ordine e grado e la formazione sono fondamentali. Arrivare a parlare con i ragazzi, informarli, renderli consapevoli dell’ambiente che li circonda e da cui dipende la loro salute è di sicuro un obiettivo che ci siamo dati. Per arrivare a questo traguardo vogliamo intensificare una campagna di informazione già ben avviata. Stiamo lavorando per il bene comune”.
Rimboschimenti a Casalgrasso / Foto Stefano Zucca
Che risultati state ottenendo dalla campagna e quali sono le prossime iniziative?
“Avendo iniziato a lavorare sul progetto tre anni fa, abbiamo già per fortuna piantato alcune migliaia di nuovi alberi ricoprendo 500 ettari di territorio. Il nostro progetto si sposa con il PNRR e anche nella recente Cop 26 di Glasgow, seppur per certi versi deludente, uno degli obiettivi primari emerso dal summit è proprio la riforestazione. Per arrivare a una foresta davvero “condivisa” stiamo stringendo accordi di mutua partecipazione con gli enti locali, i primi ad aderire sono stati la Città Metropolitana di Torino e il comune di Chivasso”.
Insieme all’obiettivo ambientale, c’è anche l'idea di ritrovare un “paesaggio condiviso”?
“Abbiamo scelto per la piantumazione solo esemplari autoctoni proprio per questo scopo. Per ridare fiato a una estetica dei luoghi, a una loro integrità spesso minacciata. Ma credo che questo aspetto faccia purtroppo meno presa sulla comunità, rispetto ai problemi ambientali di cui abbiamo una percezione diretta... sensibile. L’altra sera, ed è solo un piccolo esempio, nella zona di Ivrea ho assistito a una nevicata accompagnata da tuoni e fulmini, un fenomeno mai visto prima che ci deve rendere consapevoli dei rischi ambientali a cui stiamo andando incontro e che noi con "Foresta condivisa" vogliamo per la nostra piccola parte allontanare".
Po Morto di Carignano al tramonto / foto Francesco Oriti Niosi
INFORMAZIONI
Scopri di più sulla "Foresta condivisa" su www.parcopopiemontese.it