Passione Italia. A fronte del forte momento di difficoltà che il Paese sta attraversando e per ricordarci tutti insieme che possiamo essere uniti anche a distanza, anzi soprattutto stando a distanza, il Touring lancia Passione Italia, una campagna per promuovere il territorio italiano e le sue bellezze. Un invito a tutti a “viaggiare da casa”, per scoprire e riscoprire ciò che ha da offrire il nostro Paese, semplicemente dal computer o smartphone. Scoprite tutti i contenuti su www.touringclub.it/passioneitalia e sui canali social dell'associazione. E contribuite alla mappa della bellezza con #passioneitalia #mappadellabellezza.     

Quando abbiamo lanciato "Passione Italia" abbiamo chiesto anche ad autori e coautori delle nostre pubblicazioni se avevano piacere di dare il loro contributo alla nostra "mappa della bellezza". In tanti ci hanno risposto: Luigi Cremona intervistando gli chef della Guida Alberghi e Ristoranti, Fabrizio Ardito regalandoci una sua riflessione sul camminare, Gianni Morelli ricordando per noi un emozionante momento di Matera 2019.

Silvia Di Natale - sociologa, scrittrice, scultrice e viaggiatrice che vive in Baviera nella campagna di Ebersberg, sul lago di Egglsburg - ci ha invece proposto qualcosa di diverso. L'autrice dei Percorsi d’autore per la nuova edizione della Guida Verde Monaco e la Baviera, prevista per settembre-ottobre 2020, ha voluto chiedere ai suoi studenti dell'Università Popolare di Ebersberg (conosciuta con il nome di VHS, abbreviazione di Volkshochschule) di scrivere un piccolo testo su un luogo che amano in Italia. In questo articolo abbiamo pubblicato i loro contributi accorati. Poi si è rivolta agli studenti di Ellemù, la Scuola di Scrittura Creativa da lei stessa condotta, che fa parte dell'Istituto di Italianistica della Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco. Janine Malz ha partecipato con "Viaggiare da casa non è mica impossibile", racconto ispirato a un viaggio "virtuale" a Tropea, in Calabria; Christiane Burkhardt con quest'altro contributo, dedicato a una tradizione di Oliveto di Monteveglio, nel Comune di Valsamoggia (Bo), in Emilia Romagna.  

L'ITALIA VISTA DALLA GERMANIA/3
contributi degli studenti della Scuola di Scrittura Creativa Ellemù
Il funerale della saracca a Oliveto 
di Christiane Burkhardt
Manco da 30 anni. Ci sono stata solo una volta. Ma questa festa mi è rimasta indimenticabile. 

Era all’inizio degli anni Novanta. Ero partita da Monaco di Baviera per studiare a Bologna – una bellissima città che non lasciavo quasi mai. Una macchina non l’avevo e poi c’era da scoprire tanto sotto i portici.

Finché un giorno degli amici mi invitarono a fare una gita in campagna. Era aprile, un giorno di sole e mi sembrava un’ottima idea. Gli unici dubbi riguardavano l’autista che appena seduto in macchina si fece il suo primo spinello.

Comunque non era lontano. Mezz’ora dopo raggiungemmo un paesino sulle colline emiliane. Qui, in questo borgo antico in mezzo a tanti alberi da frutta in fioritura, incontrai gente del luogo (ma anche di altre parti) che cantava, ballava, mangiava e beveva. Ma non si trattava di una sagra qualsiasi. Avevo l’impressione di essere caduta in un Paese delle Meraviglie esattamente come Alice nel famoso romanzo di Lewis Carroll: quello che vedevo mi dava l’idea di aver fumato anch’io. Dovevo essere passata per un tunnel del tempo perché uscendone niente era come prima. Mentre nel resto del mondo la Pasqua era già passata da parecchie settimane, qui si festeggiava ancora Carnevale. 

Vedevo persone con abiti colorati fatti di innumerevoli scampoli di tessuti. 
Vedevo un contadino con i suoi capretti – ognuno vestito con pagliaccetto a righe. 
Vedevo una folla che in una specie di ballo si rotolava per terra, accompagnata da una banda musicale che suonava una marcia funebre allegrissima. 

Tutti con un sorriso in faccia che faceva invidia perfino al Gatto del Cheshire. Ma invece di acqua profumata (cioè tè) veniva offerto un buon vino sostanzioso dei Colli Bolognesi accompagnato da polenta con saracca, una specie di aringa in salamoia. 

Come dovevo scoprire più tardi, è proprio la saracca la protagonista di questa festa che culmina nel rito bizzarro della sepoltura di un pesce. Alla fine della giornata un grande corteo funebre porta in processione una saracca appesa ad un ramo e la accompagna su una collina dove viene sepolta ai piedi di una croce di legno, non senza la recitazione di poesie dissacranti. 

Come ho imparato trenta anni fa, tutto ciò in verità non è assurdo per niente perché in questo modo viene sepolto simbolicamente il tempo della privazione e inaugurata la stagione primaverile con cibo più abbondante e meno povero.

Quest’anno il funerale della saracca che avrebbe avuto luogo a Oliveto il 19 aprile non si è fatto. Quest’anno anche questo mondo sottosopra sarà capovolto come tutto il resto. Il sacro diventa profano. E il profano diventa sacro. 

Ispiriamoci agli Olivetani: Amiamo le cose semplici. Polenta con saracca. Per poi scacciare il buio.

E una cosa vi prometto: appena posso tornerò in quel borgo antico sulle colline emiliane. Quando si seppellirà solo una saracca. Con tanto di bara e corone di fiori. Ma con tanta allegria.

Tutte le fotografie di questa pagina sono © Stefano Scheda, che ringraziamo per la disponibilità.