Fabrizio Ardito, autore di numerose guide Touring, camminerà per 30-35 giorni sulla meno conosciuta delle vie che portano a Santiago di Compostela, la Via de la Plata. Per tutto aprile troverete su questo sito il racconto in diretta del suo viaggio. Seguiteci numerosi!

Introduzione - In cammino verso Santiago di Compostela, sulla Via de la Plata
Tappe 1 e 2 - Da Merida a Aljiucén, da Aljiucén a Alcuéscar
Tappe 3 e 4 - Da Alcuescar a Valdesalor, da Valdesalor a Casar de Caceres
Tappe 5, 6 e 7 - Da Casar de Caceres a Canaveral, da Canaveral a Riolobos, da Riolobos a Carcaboso
Tappe 8, 9 e 10 - Da Carcaboso all'Hostal Asturias, dall'Hostal Asturias a Baños de Montemayor, da Baños de Montemayor a Fuenterroble de Salvatierra
Tappe 11 e 12 - Da Fuenterroble de Salvatierra a Merille, da Merille a Salamanca
Tappe 13, 14  e 15 - Da Salamanca a El Cubo del Vino, da El Cubo del Vino a Villanueva de Campean, da Villanueva de Campean a Zamora
Tappe 16, 17 e 18 - Da Zamora a Montamarta, da Montamarta a Granja de Moreruela, da Granja de Moreruela a Benavente
Tappe 19, 20 e 21 - Da Benavente a Alija del Infantado, da Alija del Infantado a La Baneza, da La Baneza ad Astorga

Tappe 22, 23 e 24 - Da Astorga a Foncebadon, da Foncebadon a Molinaseca, da Molinaseca a Ponferrada

 

I criticoni esistono in tutti i gruppi umani e quindi – anzi a maggior ragione – anche tra i peregrinos. Così, come sempre accade in queste situazioni, è facile iniziare a dividere tutti in gruppi, soprattutto in base alla nazionalità. I tedeschi sembrano sempre chiusi tra di loro, i francesi corrono, gli spagnoli schiamazzano.

Ma gli olandesi, poverini, sono come dei pupi. Vagano per le enormi distanze dei cammini spagnoli senza conoscere quasi l’inglese e ignorando lo spagnolo eccettuate tre parole: cafè con leche, cerveza e Santiago. In più il suono della loro lingua spigolosa non li aiuta certamente. Vedere un compatriota di Rembrandt che chiede indicazioni a uno spagnolo della via verso Aldeanueva del Camino è in genere comico, con il povero cittadino dell’Estremadura che, esterrefatto, cerca con tutta la buona volontà di capire cosa si nasconda di importante nella frase incomprensibile che ha appena avuto la ventura di ascoltare.

SCENDE LA PIOGGIA

La mattina lascio il ridente paesino di Carcaboso arrovellandomi nel dubbio se indossare o meno i pantaloni impermeabili che, come sa chi li ha usati, riparano dall’acqua piovana ma generano condensa interna. Dopo un’oretta tra i campi, però, ci pensa Giove Pluvio a chiarire le cose. Una leggera pioggerella si trasforma in un acquazzone senza pietà che durerà tre ore. Camminare in questa situazione è una sensazione strana: si è completamente estraniati dal mondo circostante, avvolti nel rumore dell’acqua che batte sul cappuccio, con lo sguardo che si ferma sulle gocce che, una dopo l’altra, colano davanti aglio occhi e al naso.

Il luogo, anche sotto questa benedetta tormenta, è veramente bello, con pascoli interrotti da muretti a secco, alberi coperti di muschio, mucche fradice e il sentierino che, in mezzo a tanta erba, si sta trasformando velocemente in un ruscello. A un certo punto, però, il rombo termina e il cielo schiarisce: ancora 5 chilometri tra alberi sempre più imponenti mi portano davanti al simbolo della Via de la Plata. L’arco di Caparra, gigantesca struttura che consentiva alla nostra via di entrare nel Municipium Flavium Caprarensis, città fondata nel I secolo, di cui si vedono ampie porzioni grazie agli scavi degli ultimi anni.


 

All’interno della struttura di un piccolo museo, trovo ad aspettarmi i due signori con cui ho chiacchierato e schiamazzato negli ultimi giorni, Mike (irlandese) e Bill (di San Francisco) che si sono acquattati vicino a un distributore automatico di caffè. Anche loro hanno vissuto le loro peripezie e, come un gruppetto di vocianti francesi, hanno deciso in modo irremovibile di procedere da qui alla nostra meta grazie al furgone dell’Hostal Asturias, che hanno pertanto provveduto a chiamare. Il sole brilla, non è tanto tardi, e decido così di proseguire a piedi per altri 12 chilometri, e mi avvio baldanzoso sulla strada che passa proprio sotto l’arco.

TORRENTI IN PIENA
La prima mezz’ora è idilliaca, e mi complimento con me stesso per la prova di rettitudine che sto affrontando. Poi, nell’arco di 5 minuti, inizia di nuovo a piovere e incontro una altezzosa signora francese che sta tornando indietro perché non se la sente di superare un torrente. Spinto dalla solita insensata sicurezza che tanti guai mi ha creato in passato, proseguo e, effettivamente, il ruscellone è salito di mezzo metro al di sopra dei blocchi sistemati per guadarlo. Cammino su e giù in cerca di soluzioni, poi capisco che la via d’uscita è una sola.

Tolgo lo zaino, poi le scarpe, poi le calze, mi carico tutte le masserizie sulla schiena e poi attraverso, un passetto alla volta, con il terribile timore di scivolare e bagnare tutti i miei averi in modo definitivo. Ma mi trovo sull’altra sponda senza danni e, mentre mi “asciugo” i piedi con le calze bagnate, mi sento allegro e soddisfatto. Errore. Appena ripartito, tra campi e mammolette, sento infatti un allegro rumore scrosciante. Quello di un secondo fiumiciattolo, ancora più largo e profondo, che mi costringe a ripetere da capo l’esperienza. Quando raggiungo finalmente la meta, sotto un diluvio spettacolare, sono veramente contento di scoprire che un po’ d’acqua calda è rimasta, per sciogliere il fango dai piedi e i nodi doloranti che ho al posto delle spalle.

ALTOPIANI SOLITARI

Le previsioni per i prossimi giorni sono orribili quindi, uscendo dall’albergue alla solita ora del mattino seguente, guardo con timore il cielo in cui corrono nuvoloni nerissimi. Poi, camminando per un lungo tratto lungo la statale fino a Aldeanueva (già che seguire la via sterrata tra campi, pantani e fiumiciattoli non sembra una buona idea), il cielo si apre, e permette di spingere lo sguardo fin verso le montagne spruzzate dalla neve di stanotte che dovrò attraversare lungo la via verso Salamanca. La strada, intanto, dopo una sosta per caffè e churros. Sale senza interruzione fino a Baños de Montemayor, paesino di media montagna che deve il suo nome alle terme romane e ai bagni moderni che sfruttano le sue acque termali. Nell’albergue molto bello dove dormo, al primo piano c’è un piccolo museo dedicato alla Via de la Plata.



 

Solita mattina ventosa, soliti nuvoloni, mentre arranchiamo sulla salita che dalla cittadina termale conduce al primo colle della giornata. Poi il cielo rischiara, e decido di proseguire il più possibile in queste condizioni di vento fortissimo ma ideali per camminare. Al paesino di Calzada di Bejar segue un altopiano magnifico e solitario, con le nuvole che corrono, le montagne innevate a portata di mano e un ennesimo fiumiciattolo da guadare. Il senso di solitudine è molto forte, fino a che, nel sinistro caffè di Valverde de Valdelacasa, incontro Mike per una tortilla vicino alla stufa a legna. Ancora in salita, verso il secondo colle del giorno, poi finalmente appare la sagoma della chiesa di Fuenterroble de Salvatierra. Il paese sembra abbandonato, finché non arriva lo scuolabus che scarica una ondata di ragazzi schiamazzanti che danno un po’ di vita a questo silenzio inquietante. Inquietante tanto quanto l’albergue di padre Blas, al termine del paese. Ma questa è un’altra storia…
 
INFORMAZIONI
Touring Club Italiano ha pubblicato tre volumi sul Cammino di Santiago:

- la nuova Guida verde "Il cammino di Santiago" (edizione 2015), con oltre 100 immagini, la cartografia Touring con il consueto dettaglio e 670 indirizzi utili; 

il taccuino "Il cammino di Santiago", compagno ideale di viaggio, su cui controllare la via di ogni giorno e dove scrivere note, pensieri, telefoni e ricette.

- il libro "Peregrinos" di Fabrizio Ardito, racconto del cammino in 33 giorni lungo il Cammino di Santiago nella sua versione più celebre, quella che parte dai Pirenei e attraversa il nord della Spagna.

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