La famiglia Germiniani - Daniele e Laura, quarantenni, con Martina, 7 anni, e Tommaso, 4 - ha deciso di lasciare casa, lavoro e scuola per un lungo viaggio intorno al mondo. Dieci mesi tra America, Asia e Australia, con l'idea che ogni famiglia "normale" possa realizzare qualcosa di simile. "Potevamo scegliere tra il comprare una bella macchina o fare il giro del mondo. I costi sono equiparabili: stiamo parlando grossomodo di 50-60mila euro" ci ha detto Daniele. Qui di seguito la loro esperienza a Fraser Island, in Australia. Potete seguire la famiglia Germiniani sul sito "I ragazzi stanno bene" e sul profilo Instagram collegato.

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Quando in sessanta giorni giri l’Australia per 15.000 chilometri non è che sia chiara la meta da raggiungere ogni giorno. Abbiamo preso il nostro camper a metà agosto e in questi incredibili due mesi abbiamo costruito la nostra rotta giorno per giorno. Sicuramente avevamo ben chiaro alcuni punti della nostra “bucket list”, andare a Uluru o visitare il Kakadu National Park (anche grazie ai suggerimenti del Touring), ma per molto altro ci siamo lasciati ispirare da letture, chiacchierate con altri viaggiatori, o semplicemente seguendo qualche strada che ci sembrava interessante.
 
Una cosa però l’avevamo ben chiara: volevamo vedere le balene che alla fine dell’inverno australe, agosto appunto, iniziano a migrare dalla costa orientale dall’Australia per raggiungere le acque dell’Antartico quando si verifica un’esplosione del krill, di cui questi magnifici animali si nutrono. Il problema è che la costa orientale dell’Australia è lunga oltre 4000 chilometri: va dal selvaggio Cape York nell’estremo nord del Queensland fino a sud, a Melbourne e all’Isola di Tasmania. Scegliere dove andare per vedere le balene non è stato facile. Alla fine abbiamo deciso di unire l’avvistamento delle balene con un’altra avventura che ci era stata consigliata da un amico, l’escursione a Fraser Island, la più grande isola di sabbia al mondo, lunga oltre 175 chilometri e che è una delle zone ambientalmente meglio conservate di questa parte di Australia.
COME CAMPEGGIARE IN AUSTRALIA
Ci siamo così diretti verso Harvey Bay, la cittadina sulla costa del Queensland di fronte a Fraser Island e da cui partono tutte le crociere per il “whale watching”. Dopo la fine della caccia alle balene, Harvey si è reinventata come centro turistico e oggi è una classica cittadina costiera con pub, ristoranti e una miriade di opzioni per pernottare, dall’albergo a cinque stelle fino alla piccola pensioncina famigliare. Ovviamente avendo noi un camper di sette metri è stato d’obbligo scegliere un campeggio, ma con dodici strutture presenti non era facile decidersi...

Fortunatamente ancora prima di arrivare in Australia avevamo scaricato un’applicazione per il cellulare assolutamente raccomandata a chiunque voglia intraprendere un viaggio on the road in Australia. Wiki Camps Australia è stata fedele compagna di viaggio in quasi tutte le nostre scelte di campeggi, ma anche di semplici aree di sosta in cui fermarci e mai una volta ha deluso le aspettative fornendoci informazioni esatte e precise. Utilizzando Wiki Camps abbiamo quindi scelto di prenotare quattro notti al Torquay Beachfront Tourist Park, una struttura con una cinquantina di piazzole rigorosamente di fronte al mare, vicino ad un magnifico pontile da cui abbiamo visto cacciare anche alcuni piccoli squali, per lo stupore di tutti noi - un fatto assolutamente normale per le coste australiane.

Qui è doveroso un piccolo appunto sulla scelta dei campeggi: in Australia viaggiare con roulotte tenda e camper è uno stile di vita, ovunque si trovano moltissimi campeggi ben attrezzati e ognuno può scegliersi lo stile che preferisce, dai grandi campeggi con moltissimi servizi a piccole strutture familiari di poche decine di piazzole, fino ad arrivare a zone di campeggio libero gestite dalle amministrazioni cittadine. Insomma l’Australia è veramente un Paese perfetto per questo genere di avventura.

WHALEWATCHING DA HARVEY BAY

Solitamente presso la reception dei campeggi sono disponibili informazioni e opuscoli su tutte le possibili escursioni e gli staff sono sempre molto disponibili a consigliarvi e a gestire la vostra prenotazione. L’alternativa è fare un giro presso l’ufficio turistico o alla marina di Harvey Bay dove ci sono i chioschi delle varie agenzie, ma la contrattazione non è nell’animo degli australiani, quindi difficilmente riuscirete ad ottenere qualche sconto, per cui noi abbiamo scelto di prenotare tutto dal campeggio.
 
Un comodo pick up alle 7 del mattino e un’ora più tardi stiamo salpando dalla Marina di Harvey Bay a bordo della Tasman Venture insieme ad un’altra cinquantina di persone. Durante la navigazione viene spiegato che l’ampio golfo racchiuso tra Fraser Island e la costa è una nursery naturale per le balene, che in queste acque protette vengono a partorire e ad accudire i piccoli prima di iniziare la lunga migrazione verso sud. Per questo motivo questa zona è uno dei punti migliori di tutta la costa australiana per avvistare le balene, molto spesso impegnate nel difficile mestiere di neo-mamme, che nel loro caso vuol dire anche aiutare i piccoli balenotteri ad emergere per respirare oltre a proteggerli degli squali. Infatti, lì dove ci sono le balene ci sono anche gli squali, che da buoni opportunisti attendono una distrazione della madre per provare ad attaccare i piccoli.
 
Fortunatamente non abbiamo dovuto assistere ad una scena così cruenta. Siamo rimasti incantatati dalla danza di questi bellissimi animali: abbiamo avvistato tre distinti gruppi di megattere (in inglese humpback whales) che dopo essere state a rischio di estinzione, oggi sono tra le balene più comuni, con una popolazione numerosa e in salute. Affascinante vedere la madre porsi tra la nostra barca ed il piccolo, e giusto per essere sicura, venirci vicino e passare sotto lo scafo, per controllare che tutto sia in ordine.
Siamo rimasti a distanza di sicurezza per dieci minuti e la mamma e il cucciolo sono emersi tante volte per respirare e mostrare le loro grandi code, che quando scomparivano sott’acqua erano sempre accompagnate dai sospiri estasiati di tutti noi turisti, arrivati da ogni parte del mondo per assistere ad uno spettacolo tanto semplice quanto magnifico. Abbiamo poi seguito altri due gruppi, in un caso alcuni giovani maschi ormai svezzati ma non ancora completamente indipendenti, per cui se ne vanno in giro da soli, ma mai troppo lontani dalle proprie madri, ed infine ancora una madre con un cucciolo con un altro giovane maschio, probabilmente figlio della stessa femmina, non più allattato ma ancora legato alla madre, cosa non rara tra questi animali. La mattinata è così scivolata via rapidamente, e una volta rientrati in porto eravamo impazienti di tornare il mattino dopo per l’escursione di Fraser Island.
FUORISTRADA A FRASER ISLAND
Ancora una volta sveglia di buon’ora, il pick up questa volta è alle 6.30, mezz’ora di traghetto e sbarchiamo su questa immensa isola di sabbia. L’avventura qui inizia immediatamente, non esistono strade asfaltate, per cui o si viene con i fuoristrada, oppure, come noi, si prenota un’escursione di gruppo a bordo di un pullman da 40 posti, modificato per operare sull’isola: ruote grandi, motore potenziato e un’autista dalla guida sportiva. Si parte e si attraversa una foresta di immensi eucalipti e grandi felci, un ambiente subtropicale in cui manca solo qualche velociraptor per sentirsi all’interno di Jurassic Park.

La guida ci spiega che per molti anni l’isola è stata sfruttata per il legname di prima qualità e poi per l’estrazione del silicio, che qui si trova ad uno stato purissimo dato l’isola è in massima parte composta da sabbia silicea. Oggi fortunatamente gran parte dell’isola è parco nazionale, per cui lo sfruttamento delle risorse è ridotto al minimo. Sul lato orientale si accede alla lunghissima spiaggia di oltre 100 km che si affaccia sul Mar dei Coralli. La spiaggia è “l’autostrada” dell’isola, si deve far attenzione alle foci dei vari ruscelli, ma per il resto ogni mezzo può scegliere il proprio percorso. Emozioni si aggiungono ad altre emozioni quando al largo una grande megattera decide di fare uno di quei grandi salti per cui questi animali sono famosi.

Il pullman si ferma, ci propongono di fare un breve sorvolo dell’isola a bordo di piccoli aeroplani che partono direttamente dalla spiaggia. Ci pensiamo per un momento, il costo non è banale, i bambini però sono emozionati, ci lasciamo convincere. In pochi minuti stiamo decollando dalla spiaggia, sorvoliamo il cuore dell’isola formato da oltre 100 laghi incastonati tra le dune, un'altra delle caratteristiche uniche dell’isola, dall’alto avvistiamo anche qualche squalo che si aggira vicino la costa. Si atterra accanto al relitto della SS Maheno, arenatesi qui negli anni Trenta e da allora uno dei punti di riferimento di questa costa.

Risaliamo sul bus e arriviamo a “the Pinnacles”, una duna di sabbia solidificata, in cui i vari strati hanno preso colori diversi a seconda dei vari minerali presenti, un altro spettacolo naturale. Risaliamo un tratto dell’Eli Creek il principale torrente dell’isola che nasce da uno dei numerosi laghi interni, le acque sono cristalline dato che risalgono dal sottosuolo attraversando centinaia di metri di sabbia che fungono da filtro naturale. L’ultima tappa è il Lago McKenzie, il più grande lago dell’isola, circondato da una sabbia bianchissima, silicio allo stato puro. E’ un paesaggio alieno se non fosse per i turisti che affollano le rive per scattarsi l’ennesima fotografia di una visita veramente memorabile.

Si rientra verso le otto di sera, i bambini stanchissimi si addormentano sul traghetto con gli occhi pieni delle cose straordinarie che abbiamo visto quest’oggi. Abbiamo un unico rammarico, se avessimo avuto un nostro fuoristrada avremmo potuto anche noi accamparci lungo le spiagge dell’isola, assaporando quella sensazione di libertà totale che solo luoghi così selvaggi e primordiali riescono ancora a darti. Ci torneremo e questa volta saremo organizzati a puntino.