A prima vista sembrerebbe una febbre come tutte le altre. E per molti versi lo è. E a ben vedere anche il nome non è così tremendo da incutere paura appena si pronuncia: Zika sembra quello di un gelato confezionato prodotto in Grecia. Eppure in Brasile, che nelle ultime settimane è diventato l’epicentro della prima consistente epidemia del virus Zika, l’allarme è cresciuto.

Colpa delle complicanze che comporterebbe questo virus alle donne incinta che rischiano di partorire bambini affetti da microcefalia, ma ancora nulla è certo. Il virus Zika non è un virus letale come per esempio l’Ebola, ma una malattia che si trasmette con una puntura di una zanzara tropicale, l’Aedes aegypti, e si combatte con un semplice antipiretico, come un’influenza qualsiasi. Del resto come sintomi provoca soltano febbri lievi, dolori ai muscoli, qualche puntino rosso e alle volte della congiuntivite, ma passa in in meno di 15 giorni.

LA DIFFUSIONE DEL VIRUS
Ma allora l’allarme che si sta diffondendo a macchia d’olio dal Brasile in queste settimane è ingiustificato? Non del tutto. «Il virus ha sintomi leggeri per la maggioranza dei pazienti che vengono contagiati e non desta particolari preoccupazioni» rassicura il dottor Marino Faccini, responsabile della struttura di profilassi internazionale dell’Asl di Milano. «Ci sono complicanze che potrebbero essere più gravi per le donne incinta» prosegue Faccini. Anche se - va precisato – non ci sono studi scientifici che al momento che mettano in correlazione diretta l’epidemia di Zika e i problemi di malformazioni congenite (la macrocefalia) che sono stati registrati in Brasile in queste settimane. Ma la coincidenza è quantomeno sospetta e la statistica (in poche settimana nel Nordest del Brasile si è passati da 100 casi l’anno a oltre 4mila in poche settimane) pare andare in questo senso: «Visto che nel liquido amniotico dei bambini è stata trovata traccia del virus Zika» prosegue Faccini.
CONSIGLI DI VIAGGIO
Dunque, andare o non andare in Sudamerica? Spiega Faccini che «il ministero della Salute italiano – a differenza di quello americano per esempio – a oggi non ha ancora emesso nessun avviso ufficiale per sconsigliare i viaggi delle donne incinta a qualunque stato della gravidanza (e non solo nei primi tre mesi) nei Paesi a rischio». Ma il buon senso fa optare per desistere laddove non sia strettamente necessario. «E se si decide di partire in una condizione di gravidanza bisogna essere consapevoli dei rischi che si corrono e adottare tutte le misure di profilassi del caso» conclude Faccini. Profllassi che prevede l'utilizzo di spray anti zanzare, vestiti a maniche lunghe per coprire la maggior parte della superficie corporea e l'accortezza di dormire in stanze dotate di protezioni anti-zanzare.
I PAESI COINVOLTI
Quali sono i Paesi coinvolti nell’epidemia? «Al momento tutti quelli dell’America meridionale a eccezione dell’Argentina, la zona centroamericana, Messico compreso e diverse isole dei Caraibi, Haiti su tutte. Inoltre sono registrati casi anche alle Samoa e sulle isole di Capo Verde, in Africa» spiega Faccini. Dunque sarebbero questi i Paesi da evitare per le donne in gravidanza, almeno fino a quando non verrà fatta chiarezza sull’effettiva correlazione tra il virus e le complicanze.