Poco sopra il Principato di Monaco, nell'immediato entroterra francese, una strada tortuosa di montagna guadagna quota proponendo splendidi scorci sul mare e sulla sottostante baia di Montecarlo. La strada sembra non finire mai; poi, finalmente, raggiunta una certa quota dopo un’ultima serie di curve, si entra nel piccolo paese di La Turbie – siamo a 480 m di altitudine – dominato dal Trofeo delle Alpi, monumento romano che celebra la vittoria delle legioni sulle popolazioni alpine.

Il borgo di La Tourbie è minuto, con case di sasso, raccolto sotto il culmine della collina. Una stretta via in pietra, fra le case, riporta l’indicazione “Via Iulia, ancienne voie romaine vers l’Italie”. Ed ecco l’ingresso al parco che circonda e dà accesso al possente Trofeo delle Alpi o Trofeo d’Augusto. Purtroppo è un rudere, ma nei libri si ritrovano disegni, schizzi e ricostruzioni al computer di questo mausoleo, con l’ipotesi grafica di come doveva essere al tempo della sua costruzione, visto che poi nei secoli successivi fu modificato come fortilizio e usato certamente anche come cava di pietra per erigere altri edifici. Secondo Ludwig Pauli, autore dell’insuperato Le Alpi: archeologia e cultura del territorio edito da Zanichelli nel 1983, il Trofeo fu fatto erigere dal Senato di Roma nel 7 o nel 6 a.C. Ha quindi più di duemila anni!

Varcato il cancello si può raggiungere la base del Trofeo delle Alpi, ostentazione del potere di Roma. Qui era una grandiosa epigrafe, oggi perduta, che è stata tramandata da Plinio il Vecchio: "All'imperatore Cesare Augusto, figlio del Divo Cesare, Pontefice Massimo, nella quattordicesima acclamazione imperatoria, nella diciasettesima tribunicia potestà, il Senato ed il Popolo Romano [dedicarono] poiché sotto la sua guida e i suoi favori tutte le genti alpine che abitavano dal mare superiore all'inferiore vennero sotto l'imperio del Popolo romano. Le genti alpine vinte furono i Trumplini (della Val Trompia), i Camuni (Valcamonica), i Venosti (Val Venosta), i Vennoneti (Alpi Venete), gli Isarci, i Breuni, i Genauni, i Focunati (delle vali fra Bolzano e Innsbruck), le quattro tribù dei Vindelici, i Cosuaneti, i Rucinati, i Licati, i Catenati (popolazioni delle Alpi svevo-bavaresi), gli Ambisonti (del’alta valle della Salzach), i Rugusci, i Suaneti, i Caluconi, i Brisseneti (del tratto alpino della valle del Reno ed Engadina), i Leponzi (dell’attuale Canton Ticino e val di Mesocco), gli Uberi, i Nantuati, i Seduni, i Varagli (del Vallese), i Salassi (della Valle d’Aosta), gli Acitavoni (ovest del Piccolo San Bernardo), i Medulli, gli Ucenni, i Caturigi, i Brigiani, i Sogionti (delle Alpi Cozie occidentali), i Broduonti, i Nemaloni, gli Edenati, i Vesubiani, i Veamini, i Galliti, i Triullati, gli Ectini, i Vergunni, gli Egui, i Turi, i Nematuri, gli Oratelli, i Nerusi, i Velauni, i Suetri (delle vallate delle Alpi Marittime).

Non manca l’emozione; in ogni vallata delle Alpi qualsiasi testo di storia antica che parli delle popolazioni preromane fa riferimento a un gente citata nell'epigrafe del monumento, che in origine era alto 50 metri, ma ancor oggi, pur in condizioni di rudere, svetta per altezza sul colle tanto da dominare un esteso tratto di costa fra San Remo e Nizza. Le poche colonne rimaste in piedi danno l’idea della sua imponenza. Dalla vetta del colle si vede il sole tramontare verso occidente; gli ultimi turisti sciamano fuori dal parco recintato che conserva e custodisce il monumento.