Quest'articolo è frutto dalla convenzione stipulata dall’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia (AIIG) e Touring Club Italiano. Sandra Leonardi è docente di Geografia e Turismo Sostenibile e valorizzazione del territorio presso la Facoltà di Lettere - La Sapienza Università di Roma, oltre a essere Consigliere Nazionale dell’AIIG.

Che cos'è un nome? La rosa avrebbe lo stesso profumo anche se la chiamassimo in un altro modo: è quanto afferma Giulietta in una delle più celebri tragedie di William Shakespeare. Ed è un'affermazione certamente condivisibile se riferita alla necessità di non soffermarsi soltanto su un parola quando ognuno di noi è quel che è, a prescindere dal proprio nome. Geograficamente, però, in riferimento ai nomi e alle definizioni dei nomi dei luoghi è più valida la locuzione di origine romana nomen omen ("il nome è un presagio") e, più ancora, nomina sunt consequentia rerum (Giustiniano; "i nomi sono le conseguenze delle cose"). Nello studio del territorio, infatti, i nomi sono importantissimi ai fini della conoscenza geografica

Sebbene non si sappia con precisione quando l’essere umano abbia iniziato ad assegnare nomi specifici per indicare entità geografiche, si può ipotizzare che sia successo nel momento in cui le popolazioni sono divenute stanziali

La disciplina che studia i nomi dei luoghi, cercando di stabilirne il significato e l’origine, è la toponomastica: dal greco tópos (luogo) e ónoma (nome). La toponomastica è di grande ausilio sia nella didattica (per ovviare alle insidie dell’apprendimento mnemonico) sia nella ricerca (per comprendere meglio le relazioni ambiente - uomo e/o uomo - ambiente). Il nome di un luogo consente di ricavare preziose informazioni sulla sua origine e sulle connessioni con la realtà geografica che intercetta; alcuni nomi, per esempio, forniscono informazioni rispetto alle origini di un insediamento, evidenziando i movimenti di popoli che, arrivati da lontano, battezzavano con termini a loro familiari le realtà territoriali incontrate sul loro cammino. 


Civitella Alfedena, Abruzzo - foto Stefano Brambilla

NOMI CHE INDICANO LA PROVENIENZA DEI POPOLI
Indicazioni sui movimenti della popolazione e sulla loro influenza e relazione con i territori occupati si individuano grazie all’analisi degli elementi linguistici e grammaticali, come prefissi o suffissi. Qualche esempio.
- Indice di un'origine preindoeuropea è il termine rava (dirupo roccioso, frana), utilizzato in nomi come Gravellona Toce; Ravenna; Ravello; Gravina di Puglia;
- nelle regioni settentrionali e in alcune zone dell'Italia centrale sono frequenti i toponimi di origine celtica; per esempio, alcuni affluenti del Po - Agogna, Ambria, Beatera, Chiese; e le Alpi Pennine, dal celtico pennos (picco) poi latinizzate in Alpes Poeninae;
- la presenza greca è riscontrabile in toponimi come Calimera, in provincia di Lecce, e Stilo, in provincia di Reggio Calabria; 
- il passaggio dei Longobardi è riscontrabile grazie al suffisso –ing trasformato in –eng di Bussolengo, in provincia di Verona, o Gottolengo, in provincia di Brescia;
- gli Slavi, popolazione immigrata dalla Dalmazia, hanno dato il nome a Schiavi d’Abruzzo, in provincia di Chieti, e Schiavi di Formicola in provincia di Caserta (che però ha deciso di cambiare nome in Liberi);
- La presenza araba è individuabile in Sicilia anche grazie a toponimi quali Misilmeri - munzil Al amir (casale dell’emiro), in provincia di Palermo, e da tutti i nomi in calat- o calta- (da qalat, fortezza), sciara (da sahar, roccia), in racal- (da rahal, casale) e quelli formati da parole come al-Karah ("la via", es. Alcara) da al-qantar ("ponte", es. Alcantara).  


Gole dell'Alcantara, Sicilia - foto Getty Images

NOMI CHE INDICANO ASPETTI FISICI E BIOLOGICI
Dallo studio e dall’analisi dei toponimi è possibile ricavare informazioni di carattere fisico. Nomi derivanti dalle caratteristiche ambientali forniscono informazioni di tipo morfologico: ad esempio Montalto (anche se Montalto di Castro nel Viterbese è a soli 42 metri sul livello e l'origine del suo nome va ricercata altrove). Anche se nella maggior parte dei casi le informazioni relative all’andamento del terreno, sono attendibili, come per termini quali piana, valle, colle, cima ecc. è necessaria una puntualizzazione rispetto ai significati che le parole assumono localmente. Colle indica realtà geografiche diverse in funzione dell’area in cui ci si trova: in Abruzzo e nell’Italia centro meridionale ‘colle’ indica un’altura, mentre nell’Appennino Ligure indica un valico, il Colle di Cadibona (limite ove convenzionalmente è indicato il confine tra gli Appennini e Alpi) è un passo come anche il Colle del Gran San Bernardo tra Italia e Svizzera. 

Ci sono toponimi che indicano le caratteristiche biologiche di un luogo, come la presenza, attuale o passata di boschi, di faggi, querce e altre specie arboree. Esempio: Piediluco (tra Rieti e Terni), ai piedi del lucus, bosco in latino – anche se il paesaggio odierno non giustifica più il nome per i notevoli cambiamenti subiti nel tempo. Attenzione anche in questo caso poiché, come afferma Guendalina Fairfax (uno dei personaggi del romanzo di Oscar Wilde, The Importance of Being Earnest), è necessario essere prudenti poiché racchiudere un concetto in un nome alle volte può rivelarsi quanto mai ingannevole. Il riferimento in questo caso è a toponimi come Foresta Umbra o Redipuglia: contrariamente a quanto si può pensare, nel primo caso non si fa riferimento a una foresta sita in Umbria ma bensì a un’area naturale protetta, situata all’interno del Parco Nazionale del Gargano (il termine umbra deriva dal latino indica un luogo cupo, ombroso); nel secondo caso non ci troviamo certo in Puglia, bensì in provincia di Gorizia, e l’origine del nome si presta a diverse interpretazioni: il toponimo potrebbe avere origine dal latino o dallo sloveno e le sue caratteristiche fisiche, dissimili rispetto al paesaggio carsico che caratterizza queste zone, lo rendono un campo (polje) in mezzo (sredi) alle alture carsiche. 

Camporosso (Imperia), Campotosto (L’Aquila), Campospinoso (Pavia), Campobello (Agrigento-Mazara), Campofelice (L’Aquila), fanno presagire caratteristiche particolari dei terreni in cui si trovano. Camporosso, ad esempio, dal latino Campus Rubeus evoca il colore dei boschi di oleandro che caratterizzano le rive del torrente Nervia o, comunque, c’è un rimando a una colorazione rossiccia del terreno. Così come Portoferraio evoca attività industriali. 


Foresta Umbra, Gargano - foto Getty Images​

NOMI LEGATI AI SANTI
Poi si sa, l’Italia è paese di Santi oltre che di navigatori e il culto dei santi è ben presente nei nomi di molti luoghi della nostra penisola. L’agiotoponomastica (nome di luogo derivato dal nome di un santo) rileva tradizioni e devozioni che sono parte integrante del patrimonio immateriale nazionale. Sebbene possa sembrare solo folklore sapere che tra i più gettonati troviamo Santa Maria (circa 600 toponimi), a cui fa seguito Martino e poi Giovanni, Michele, Lorenzo, Nicola, Giorgio, Andrea e Stefano, in aggiunta naturalmente anche ai santi presunti, lo studio delle origini di questi nomi è importante per comprendere le relazioni uomo-ambiente e ambiente-uomo. 

L’argomento è moltostimolante e si fa interessante anche in riferimento all’odonomastica, cioè lo studio dei nomi delle strade e delle vie, ma questa è un’altra storia o meglio, un’altra geografia. 


Santa Maria di Leuca, Salento - foto Getty Images​

INFORMAZIONI

Per approfondimenti sulla toponomastica: L’atlante dei tipi geografici di Olinto Marinelli, 1922.