Il Rolex Award for Enterprise non è un premio per tutti. Per conquistarlo bisogna essere inventivi, appassionati, caparbi. Bisogna soprattutto dimostrare spirito di iniziativa, quell'”enterprise” che Rolex – la celebre azienda di orologeria - chiede a tutti i partecipanti. Cinque i campi in cui si può cercare di dimostrare di essere pionieri: tecnologia applicata, patrimonio culturale, ambiente naturale, esplorazione e scoperta, scienza e salute. In palio, un premio in denaro e soprattutto tanta visibilità a livello mondiale. Il che può sempre essere utile, in tempi in cui senza sponsor si fa poco o nulla.

Quest'anno il premio Rolex Award for Enterprise era riservato a cinque giovani sotto i 30 anni. E tra i cinque vincitori c'è stato anche un italiano. Si chiama Francesco Sauro, ha 30 anni ed è un geologo veneto, appassionato di speleologia. Il premio gli è stato attribuito per il “progetto di esplorazione delle antiche grotte di quarzite nelle montagne a cima piatta del Sudamerica”. Un vero e proprio mondo perduto, dove pochi uomini finora hanno messo piede. Un mondo dove geologia e biologia hanno preso strade diverse da qualsiasi altro luogo della Terra, che Francesco Sauro ha già esplorato e vuole continuare a esplorare. Ecco che cosa ci ha raccontato in una breve intervista.

Francesco, quando è nata la tua passione per la spelelogia?
Ho iniziato a interessarmi di speleologia fin da ragazzino. La mia famiglia è originaria dei monti Lessini, in provincia di Verona, una zona carsica dove sono presenti molte grotte. Mio papà e mio zio ne avevano esplorate alcune... e io sono cresciuto con le loro storie! Quando ho iniziato ad avventurarmici da solo, mio papà ha detto “Forse è meglio che fai un corso di speleologia, prima”. Così ho iniziato con il gruppo speleologico padovano.
Qual è il piacere di essere sottoterra?
Il piacere è quello della scoperta! Il mondo sotterraneo offre tante opportunità di esplorazione, ci sono chissà quante grotte ancora inesplorate... Anche andando vicino, nelle Dolomiti, c'è molto di nuovo da scoprire. Quando entri in una grotta non sai che cosa troverai: l'aspetto affascinante è quello di potersi meravigliare a ogni passo. Giochi di luce, passaggi angusti, sale immense, cascate, paesaggi al di là dell'immaginazione comune: c'è sempre qualcosa di nuovo.
Come mai hai scelto il continente americano per le tue ricerche?
Tutto è iniziato con il Messico, dove opera un'associazione geografica – La Venta – che si occupa di esplorazioni speleologiche in centro e sud America: ho iniziato a collaborare con loro, partecipando a spedizioni in grotte spettacolari del Paese. Poi è venuto il Venezuela. Ho avuto la possibilità di visitare i tepui (nella foto sotto), enormi montagne con la cima piatta che si trovano solo nell'altopiano della Guyana, specialmente in Venezuela presso il confine con il Brasile e la Guyana. Luoghi di spettacolarità quasi non umana, unici al mondo, ancora poco studiati dal punto di vista scientifico. E particolari anche per la composizione geologica: le grotte non sono scavate nel calcaree, come nel paesaggio carsico, ma nel quarzo. Posti dunque dove si abbina l'interesse esplorativo a quello scientifico: capirai che non ho potuto non innamorarmene...
Quante volte ci sei tornato?
Sono stato cinque volte in Venezuela, in zone diverse. Tutto è iniziato nel 2003, quando un gruppo di trekker della Repubblica Ceca ha scoperto per caso una grotta enorme nel monte Roraima, uno dei pochi accessibili dai turisti. Così ci siamo detti: se c'è una grotta nel Roraima, perché non ce ne dovrebbero essere altre? Nessuno sospettava di cavità in massicci di quarzite... Così con un gruppo venezuelano, Teraphosa, abbiamo raccolto fondi e siamo partiti per la prima esplorazione. Il risultato è stato incredibile: abbiamo trovato la grotta più lunga del mondo in una montagna di questo genere, ben 20 chilometri di lunghezza.
Avete fatto anche delle scoperte scientifiche?
Moltissime! Per esempio, abbiamo trovato un minerale nuovo per la scienza, battezzato rossiantonite dall'Università di Modena in onore di un professore scomparso. Ma anche stromatoliti di silicio, ovvero delle concrezioni di silice e opale formate grazie all'azione di alcuni batteri: di solito le stromatoliti sono di calcare, queste invece sono di silice, molto più antiche di quelle calcaree. L'interazione tra silice e microorganismi è molto interessante per capire le origini del mondo. E le concrezioni che abbiamo trovato noi sono enormi, 4-5 metri di diametro e 1,7 metri di lunghezza: se pensi che ci vogliono milioni di anni per costruire solo 10 centimetri...
Mi dicevi che stai per partire nuovamente...
Sì, questa volta per il Brasile al confine con il Venezuela, nel mezzo della foresta amazzonica, dove sorgono altri tepui praticamente  inesplorati... La logistica è sempre molto complicata, bisogna arrivare in elicottero, impossibile via terra: la foresta è troppo fitta e non ci sono strade. E' davvero molto difficile trovare fondi per pagare queste spedizioni, soprattutto per quelle di esplorazione, che non garantiscono risultati. Siamo sempre in cerca di sponsor e di enti finanziatori. Ecco perché un premio come quello Rolex è importante. Vi faremo sapere i risultati!
INFO
- Per partecipare al Rolex Award for Enterprise (il prossimo premio sarà attribuito nel 2016) basta cliccare su www.rolexawards.com.
- Per saperne di più su Francesco Sauro, un bell'approfondimento con foto e video (in inglese) è su http://magazine.rolexawards.com/laureate/francesco-sauro.