Un tempo si sarebbe detto, armiamoci e partiamo. Oggi le cose sono cambiate e forse bisognerebbe dire cerchiamo una macchina vecchia, dei compagni di viaggio fidati e disposti a sopportare qualche scomodità, rinnoviamo il passaporto, guardiamo bene sul mappamondo dove diavolo si trova Dushanbe e mettiamoci in marcia. Bello, ma per cosa?

Ma per la quarta edizione della Silk road Race, ovvio. Il rally non competitivo di beneficenza da Milano a Dushanbe, in Tagikistan, organizzato dalla onlus Partenza Intelligente. Tre settimane di avventura sulle strade dell'Europa Orientale e dell'Asia centrale con lo scopo di portare la propria auto nella capitale tagika e qui donarla al Cesvi, la ong bergamasca che da anni opera nel Paese più povero dell'Asia Centrale portando avanti progetti di cooperazione. Un'avventura che lo scorso anno ha visto tra i protagonisti (da Milano, anzi da Lainate sono partite nove automobili) anche Team Touring, l'equipaggio targato Tci e sponsorizzato da Vittoria Assicurazioni e Best Western, che ha raccontato il suo viaggio sul nostro sito.

Il viaggio è impegnativo, certo: oltre ottomila chilometri da coprire in una ventina di giorni, una decina di frontiere da attraversare, strade sconnesse da percorrere e temperature che, soprattutto in Uzbekistan oltrepassano volentieri i 40 gradi. E poi ci sono gli incontri con la polizia locale, gli inconvenienti meccanici, i problemi gastrici, le incomprensioni linguistiche:  insomma tutto quello che serve per rendere la partecipazione alla Silk road race un'esperienza indimenticabile. Se avete intezione di partecipare affrettatevi, che il viaggio è complesso e richiede di essere organizzato per tempo: dall'ottenimento dei visti alla scelta della strada da percorre. Perché il bello della Silk road race è che non ci sono strade segnate, ognuno sceglie il suo itinerario e si mette in marcia. L'unica cosa certa è l'arrivo, a Dushanbe. Buon viaggio.