Nel Municipio più popoloso di Roma, il VII, che corrisponde per abitanti ad una media città italiana come Bari, si trova il Parco degli Acquedotti, un’area di circa 240 ettari tra il quartiere Appio Claudio, via delle Capannelle e la linea ferroviaria Roma-Cassino-Napoli. Ormai questo parco è divenuto un punto di riferimento per tutti gli abitanti della zona: un’oasi di tranquillità dove passare alcune ore immersi nel verde e nella storia, lontani dal traffico e dalla città commerciale.
La zona, già rientrante nelle aree di “rispetto” dal Piano regolatore del 1931 e destinata a verde pubblico dal piano regolatore del 1965, negli anni settanta fu, in parte, espropriata e poi completamente liberata dalle baracche, i cosiddetti “borghetti” che si addossavano alle arcate dell’Acquedotto Felice.
Oggi il Parco è compreso nel Parco Regionale dell’Appia Antica, per quanto riguarda la tutela dell’ambiente naturale e nel Parco Archeologico dell’Appia Antica, per la tutela dei monumenti e del paesaggio nel suo complesso.
 Ippolito Caffi, Acquedotti nella campagna romana, 1843
IL PARCO, UNO DEI "CIVIC PLACES"
Nel 2020 è stato costituito il “Comitato spontaneo per il Parco degli Acquedotti - Tor Fiscale” che riunisce associazioni, comitati, società sportive e singoli cittadini che hanno a cuore la valorizzazione, la salvaguardia e la fruizione di questo territorio. Anche il Club di territorio Touring di Roma aderisce a questo Comitato promuovendo iniziative per la sua conoscenza e valorizzazione. Nello stesso anno il Parco Regionale dell’Appia Antica e l’Associazione di Volontariato “Retake Roma” hanno stipulato un “Patto di collaborazione” che prevede in particolare la cura e la rigenerazione delle aree verdi.
Recentemente il Parco è stato selezionato come uno dei Civic Places da un comitato composto da membri di Fondazione Italia Sociale, Touring Club Italiano e Fondazione Adriano Olivetti, per il suo significato civico, capacità evocativa e accessibilità.
GLI ACQUEDOTTI, SIMBOLO DELL'IMPERO 
Il nome del Parco deriva dagli imponenti resti degli acquedotti presenti. Secondo gli storici dell’antica Roma gli acquedotti erano tra i testimoni della grandezza di Roma: Dionigi di Alicarnasso (60 a.C. - 7 a.C.), nelle “Antichità Romane” dell’8 a.C. scriveva "La straordinaria grandezza dell'Impero Romano si manifesta prima di tutto in tre cose: gli acquedotti, le strade lastricate e la costruzione delle fognature". 
Strabone (63 a.C. – 23 d.C.) in “Geografia” del 7 a.C.: "I Romani posero ogni attenzione su tre cose che dai greci furono trascurate, cioè nell’aprire strade, nel condurre acquedotti e nel costruire nel sottosuolo cloache (…) gli acquedotti portano tanta acqua che scorre come fiumi dentro la città e quasi tutte le case hanno le cisterne, i loro tubi e canali d’acqua abbondante”.
Parco degli Acquedotti / foto E. Bucci
In questa zona raggiungevano la città ben 6 degli 11 acquedotti costruiti dai romani: da un lato possiamo ancora ammirare le grandi arcate dell’acquedotto Claudio (38 - 52 d.C.) e il sovrapposto acquedotto Anio Novus (38 – 52 d.C.), che costituiscono ormai l'iconografia classica della campagna romana. dipinti e raccontati da tanti pittori e viaggiatori; dal VII miglio della via Latina emergevano su archi al di sopra del piano di campagna e, attraversando questa zona, terminavano a Porta Maggiore, dove confluivano anche gli altri acquedotti.
Dall’altro lato rimangono i resti degli acquedotti dell’acqua Marcia (144 - 140 a.C.), Tepula (125 a.C.) e Julia (33 a.C.), mentre quello dell’Anio Vetus (272 – 269 a.C.) era sotterraneo nella maggior parte del suo percorso.
Con la caduta dell'impero la magnificenza di questo sistema idraulico andò perduta per molto tempo. Felice Peretti, Papa Sisto V, nella seconda metà del ‘500, decise di realizzare un nuovo acquedotto per fornire acqua alle zone dei colli Viminale e Quirinale, ma soprattutto alla sua Villa che si trovava nell’area dove fu realizzata poi la stazione Termini. Per la sua costruzione fu utilizzato, come supporto, l’acquedotto Marcio con molti materiali dell’acquedotto Claudio. 
Oggi possiamo vedere le sue arcate ben conservate all’interno del Parco; queste proseguono poi lungo il vicino Parco della Torre del Fiscale per terminare con la Mostra dell’Acqua Felice – Fontana del Mosè, in piazza S. Bernardo.
Acquedotto Felice/Foto D. Turco
TARDO MEDIOEVO, DIMORE E CASALI
Il percorso dell’antica Via Latina attraversava tutta questa area: pochi anni fa è stato ritrovato un breve tratto lastricato da basoli di forma poligonale, che oggi è possibile ammirare.
Intorno al II sec. d.C. in questa zona, come nelle aree limitrofe, vennero costruite molte importanti dimore. All’interno del Parco sono presenti ancora i resti della cosiddetta Villa delle Vignacce, che appartenne probabilmente a Quinto Servilio Pudente noto costruttore del tempo di laterizi e legato alla famiglia imperiale, e un’imponente cisterna monumentale.
Nel tardo medioevo inizia a svilupparsi il cosiddetto incasalamento con la creazione di casali legati alla ripresa dell’attività agricola, ad opera di famiglie nobili o di istituzioni ecclesiastiche. Qui troviamo il Casale di Roma Vecchia: la costruzione era in origine un casale-torre della grande Tenuta di Roma Vecchia, un latifondo poi acquistato dalla Famiglia Torlonia nel 1797 (in precedenza di proprietà del "Venerabile Ospedale del Santissimo Salvatore ad Sancta Sanctorum").

Casale di Roma Vecchia / Foto S. Laureti 
Al lato del Casale scorre oggi un piccolo corso d’acqua che riprende il percorso dell’antico Fosso dell’Acqua Mariana; si trattava di un fosso artificiale costruito nel 1122 da Papa Callisto II per garantire la fornitura di acqua alla città di Roma al fine di alimentare i molini, abbeverare il bestiame e irrigare gli orti di proprietà della Basilica di S. Giovanni in Laterano, in alternativa agli acquedotti ormai fatiscenti.

      

IL SECONDO '900, I BORGHETTI E LA SCUOLA DI DON SARDELLI
Fra gli anni ‘50 e ‘70 del ‘900, ai lati dell’acquedotto Felice sorsero insediamenti abusivi che accoglievano molte famiglie spesso immigrate, non in grado di sostenere i costi degli affitti. Le baracche furono costruite a ridosso dell’acquedotto, utilizzando anche il vano che veniva ricavato dalla tamponatura di ogni arcata, partendo da via del Mandrione fino a questa zona.
Baracche nei pressi dell'acquedotto Felice 1967
È qui che inizia la storia della Scuola 725 aperta da don Roberto Sardelli tra quelle baracche. Don Sardelli entra in seminario nel 1960 a Roma, dove è ordinato sacerdote nel 1965. Durante i suoi studi filosofici e teologici ha modo di incontrare don Milani a Barbiana.
Dopo pochi mesi di incarico parrocchiale presso la parrocchia di S. Policarpo, passa a vivere tra i baraccati dell'Acquedotto Felice, fondando la Scuola 725 (era il numero della baracca, di 9 metri quadrati, dove aveva sede la scuola).
Grande fu il suo impegno didattico, sociale e politico a favore di coloro che vivevano nel borghetto; l’esperienza della scuola iniziò nel 1968 e si concluse nel 1973, quando gli abitanti vennero trasferiti a Nuova Ostia.
Don Sardelli e le baracche / foto www.francescoladdaga.it
GLI ACQUEDOTTI E IL CINEMA D'AUTORE
Le bellezze e gli scorci panoramici di questo Parco hanno fatto da sfondo anche a molti film. Ricordiamo ad esempio Il “Giovane Favoloso” di Mario Martone: la carrozza che porta Leopardi a Roma lambisce l’acquedotto Claudio e il Casale di Roma Vecchia. Ne “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino, il protagonista Geppy passeggia lungo l’Acquedotto Claudio.  Anche la Villa delle Vignacce ha fatto da “set cinematografico” per una delle scene del film “Mamma Roma” di Pier Paolo Pasolini. 
Foto si scena da "La grande bellezza", di Paolo Sorrentino
LE ATTIVITÀ DEL CLUB DI TERRITORIO DI ROMA DEL TCI
Invitiamo tutti i soci e gli amici a vedere il breve video di una delle prime passeggiate organizzate dal Club di Territorio di Roma in questo Parco, e a venire a visitarlo: i Soci Volontari del Touring di Roma organizzano visite periodiche e saranno lieti di accompagnarvi!
L’ingresso al Parco è libero: si può accedere facilmente lungo tutta Via Lemonia; è consigliabile iniziare dall’ingresso di Via Lemonia angolo Circonvallazione Tuscolana, raggiungibile con Metro A – Subaugusta.
La mappa è stata realizzata da Federico Rota                                                                                                                                          
INFORMAZIONI     
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