“La metro è un mezzo di trasporto, veloce e pratico. Un'idea ingegnosa e arguta della modernità (anagramma «Modernità» = «Metro and I»)... La metro è però, innanzitutto, una teoria sulla città: una sintesi, un riassunto, una rappresentazione, un'ombra riportata”. Stefano Bartezzaghi, noto enigmista (chi non si è “scontrato” almeno una volta con un suo cruciverba?) e scrittore, nonché collaboratore di Touring, racconta così la metropolitana nel suo nuovo libro appena uscito M. Una Metronovela edito da Einaudi. Un viaggio appassionante e molto divertente per carpire qualche segreto e prendere spunto per osservare con più attenzione quello che passa sotto le città.
Com'è nata l'idea di scrivere un libro sulla metropolitana, in particolare milanese?
È stata una circostanza casuale. Stavo lavorando sulla storia della nascita del cruciverba a New York, inventato dieci anni dopo l'inaugurazione della metropolitana proprio per far passare il tempo ai pendolari. Parlandone poi con gli amici della casa editrice ho capito che non volevo farne solo un saggio storico, ma qualcosa di diverso e ne è venuto fuori un libro particolare, molto spontaneo.
“La Milano di sopra si lascia semplificare da quella di sotto”. In che senso?
Sia chi prende la metropolitana sempre sia chi è in città di passaggio non si pone domande mentre viaggia. La metro è un utensile per la vita della città. È un manufatto non naturale, sottoposta a quello che c'è sopra. Eppure anche questo è un modo per scoprire Milano.
Anche se a volte le fermate hanno un nome fuorviante...
La prima fermata del mio viaggio sottoterra è dedicata a Sant'Ambrogio perché la fermata Sant'Ambrogio non è in piazza Sant'Ambrogio e non è nemmeno in un luogo di Milano che abbia un nome preciso. Poi c'è Lanza, che pur essendo vicino a strade molto più note, come il Foro Bonaparte è intitolata a un pressoché ignoto funzionario. Misteri della metro e della toponomastica milanese.
Un tempo nei tanti corridoi della metro c'erano molte attività commerciali sparite...
È vero, le attività non legate al trasporto erano un tempo molto più vivaci. Ora non ci sono più perché la metro ha un ruolo solo funzionale, è un mezzo di trasporto e basta.
In molte città la metro è protagonista di film e libri. A New York, Parigi o Mosca fa parte dell'immaginario della città. Perché a Milano no?
Ogni metropolitana è molto legata al momento storico nella quale è stata realizzata. Le stazioni liberty di Parigi, per esempio, raccontano lo spirito del tempo di quella città. Quella milanese non tradisce questa tradizione ed essendo stata progettata tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio dei Sessanta corrisponde alla voglia di efficienza del momento, senza troppe pretese ornamentali.
Di ritardi, problemi e cantieri invece parla poco nel libro. Perché?
Non volevo scrivere qualcosa di cronachistico. Il libro è un mix di ricordi e di fantasia sullo strano rapporto tra Milano di sopra e quella che sta di sotto. Certo, sto ancora aspettando che si realizzi la linea circolare...
Una Metronovela può essere una guida sui generis di Milano?
È uno strumento molto personale e spero che risulti un occhio su Milano un po' diverso. Un invito a vivere la metro e la città col piacere di perdersi nella folla, senza scopi particolari, ma con la voglia di scoprirne le famose bellezze e peculiarità nascoste. D'altronde Milano non è esattamente bella come Roma, ma la metro per me non c'entra nulla con Roma.