In un'epoca in cui tutti fotografano compulsivamente con macchine digitali e smartphone c'è ancora chi incredibilmente quando viaggia si prende il suo tempo e si mette a disegnare. "Ovviamente serve del talento, perché con la macchina fotografica scattano tutti" racconta Franco Spuri Zampetti, architetto e disegnatore con il culto del taccuino di viaggio. Disegnare in viaggio è una pratica che ha radici i lontane: i giovani letterati che nell'Ottocento intraprendevano il grand tour in giro per l'Europa spesso si dilettavano a dipingere vedute e paesaggi. Immagini che erano in qualche modo i progenitori delle istantanee arrivate qualche decennio dopo. Ma se ai tempi matite e pennelli erano un obbligo, oggi rappresenta una scelta e una passione.

Una scelta che all'estero riscuote sempre più consenso, come dimostra l'incredibile successo del Rendez Vous du Carnet de Voyages, il festival del taccuino di viaggio che si è tenuto nelle scorse settimane in Francia, a Clermont Ferrand. "Il carnet di viaggio è un espressione di un diverso modo di vedere i luoghi. Ed è un modo che sta tornando in auge, è quasi un'esigenza perché se le foto le fanno tutti, disegnare diventa un modo personale per reinterpretare quel che vedi" prosegue Spuri Zampetti. "In Francia l'attenzione per questo modo di raccontare il viaggio sta crescendo, così come in Spagna. Mentre in Italia non è ancora così sviluppata" aggiunge. Così il Rendez vous di Clermont Ferrand rappresenta un buon momento per scoprire nuovi autori. Tra quelli presenti a quest'edizione Spuri Zampetti consiglia gli spagnoli Alvaro Carniceiro e Luiz Ruiz Padron, oltre ai francesi Marie-Helene Puget e Pierre Croux.

Nel rarefatto panorama italiano spicca il nome di Stefano Faravelli, disegnatore torinese autore di splendidi carnet di viaggio editi anni fa da Edt e di una serie di taccuini dedicati a diverse città, da Pechino a Delhi, che sono pubblicati dall'editore spagnolo Confluencia, ma distribuiti anche in Italia. Ancora per qualche giorni di lui si possono vedere i disegni all'interno della mostra collettiva Le metamorfosi del viaggio ospitata dalla galleria delle Stelline di Milano. Si tratta del risultato di un concorso sul tema per partire e del tornare lanciano nei mesi scorsi dalla Fondazione Credito Valtellinese. Un buon trampolino da cui lanciarsi alla scoperta del genere.

Ma che il disegno e il viaggio vadano a braccetto lo dimostra anche il successo dei fumetti di reportage e del graphic journalism, un sotto genere della graphic novel che in questi ultimi anni ha registrato un vero boom. All'estero se ne sono accorti da tempo, al punto che nel 1992 Art Spigelman vinse una sezione speciale del premio Pulitzer con Maus, il suo monumentale lavoro sull'Olocausto. "Le graphic novel non riguardano solo la fantasia e i supereroi, ma sono un genere che racconta bene la realtà e hanno un linguaggio capace di attrarre tantissimi nuovi lettori" scriveva giorni fa sul quotidiano britannico Indipendent il disegnatore, Joff Winterhart. Per rendersi conto di cosa stiamo parlando basta sfogliare un qualunque volume del disegnatore canadese Guy Delisle (quest'anno per Rizzoli è uscito Cronache da Gerusalemme, altri tre erano usciti negli anni scorsi per Fusi Orari, la casa editrice del settimanale Internazionale). Con un tratto semplice e grande attenzione per i dettagli della vita, racconta i Paesi che visita con lo stesso acume dei libri di viaggio di un tempo.

Oppure, con un taglio più d'inchiesta giornalistico, i libri di Joe Sacco, autore di opere monumentali come Goradze (dedicato ai massacri nella ex Jugoslavia), Palestina o Gaza 1956, di cui da qualche settimana è in libreria Reportage (Mondadori, Strade Blu), un volume che raccoglie testi degli ultimi dieci anni. Un volume in cui Sacco accompagna i lettori a scoprire le gallerie di Gaza utilizzate per traffici di ogni tipo, o i processi per crimini di guerra alla Corte dell'Aia, le vite degli "intoccabili" dell'India  e le vicende dei profughi subsahariani approdati sulle coste della non sempre ospitale Malta. Ma anche in Italia ci sono autori che meritano attenzione per come declinano reportage e fumetti. Su tutti forse i lavori di Igor (al secolo Igor Tuveri) cagliaritano che lavora da trent'anni come illustratore e autore di fumetti ed ha fondato, nel 2000, la casa editrice specializzata Coconino press. I suoi Quaderni russi e Quaderni ucraini sono un magistrale esempio di dove si può arrivare con un reportage a fumetti. Certo, poi ci sarebbero le avventure di Corto Maltese di Hugo Pratt, ma quello è tutto un altro discorso.



Sottolineiamo infine che nel caso di accertato pericolo di valanghe è obbligatorio, per chi si avventuri nella neve fuori dalle piste da sci - quindi gli sciatori alpinisti e gli escursionisti con le ciaspole - avere con sé tre particolari attrezzature: l'arva (un'apparecchiatura elettronica per la ricerca dei sepolti da valanghe che emette un segnale radio), una pala e una sonda.

L'obbligo dell'arva per gli sciatori alpinisti è dettato dalla legge n. 363 del 2003 (l'articolo 17 al comma 2 recita infatti: “I soggetti che praticano lo sci alpinismo devono munirsi, laddove, per le condizioni climatiche e della neve, sussistano evidenti rischi di valanghe, di appositi sistemi elettronici per garantire un idoneo intervento di soccorso”).

Due regioni inoltre, Piemonte e Valle d'Aosta, hanno con proprie leggi regionali dettato norme ancor più severe al riguardo, sempre per prevenire incidenti che spesso sono mortali. L'articolo 30, comma 2, della legge regionale n. 2 del 2009 del Piemonte, successivamente modificata, allarga infatti rispetto alla legge nazionale, i soggetti interessati, estendendo gli obblighi di portare con sé l'attrezzatura di autosoccorso anche a chi pratica lo sci fuori pista e agli escursionisti in ambienti innevati (la sanzione per chi non ha rispettato la norma va da 40 a 250 euro). Discorso simile anche in Valle d'Aosta, dove la normativa (per gli sciatori alpinisti) è regolamentata dalla legge regionale n. 27 del 2004.

Concludendo: se non esistono evidenti rischi di valanga non vi è obbligo sui monti dell'arco alpino (salvo che per il Piemonte e la Valle d'Aosta) e degli Appennini di portare con sé arva, pala e sonda; averle nello zaino, comunque, è una sana precauzione per fare un'escursione sulla neve in tutta tranquillità. Nelle altre due regioni, invece, è sempre necessario che gli sciatori alpinisti siano adeguatamente equipaggiati per l'autosoccorso, come prevede la normativa; in Piemonte anche coloro che fanno “solo” escursioni sulla neve.