Per tutto maggio 2017, il sito del Touring Club Italiano - in collaborazione con Hertz - segue il Giro d'Italia edizione numero 100, partito il 5 maggio da Alghero per concludersi il 28 maggio a Milano. A raccontarci le tante storie del Giro d'italia 2017 è stato Gino Cervi, scrittore e giornalista, nonché cultore di storia del ciclismo, autore di volumi di storia dello sport e curatore di guide turistiche (tra cui molte del Touring Club Italiano). Grazie per averci seguito lungo le strade del nostro Bel Paese!
IL GIRO FA CENTO
A Milano, per invitare qualcuno ad accontentarsi di quel che ha, si dice “Gira l'Olanda, ché l'America l'è granda!”. Tom Dumoulin, primo vincitore olandese di un Giro d'Italia, non è ancora l'eroe del Due Mondi a pedali e l'America, per le sue ambizioni, può ancora aspettare; ma per il momento è sceso a conquistarsi l'Italia, il centesimo Giro d'Italia.
Nelle grandi corse a tappe, i cosiddetti Grandi Giri – nell'ordine di prestigio e importanza, la Corsa rosa sta tra il Tour de France e la Vuelta a España – a vincere sono quasi sempre i migliori, o quelli che tengono la distanza e resistono meglio nelle tre settimane di corsa. E Tommaso Del Mulino ha dimostrato sicuramente di avere più benzina degli avversari, anche quando ha dovuto vedersela con qualche subbuglio interiore e con una squadra non proprio sempre all'altezza della competizione. A Nairo Quintana, che, in realtà, nella programmazione della sua stagione agonistica, dovrebbe raggiungere il suo picco di forma tra un mese, durante il Tour de France, è mancata la forza di fare la corsa più dura in salita, terreno sul quale ci si aspettava potesse avvantaggiarsi di più. Vincenzo Nibali, sulle spalle del quale si è posato tutto il peso del tifo nazionale, ha fatto il massimo attualmente nelle sue possibilità: e ci ha messo la lucida determinazione del campione navigato per ottenere, oltre al terzo posto finale, anche la bella vittoria di Bormio.
LA GIOSTRA E LE FIGU
Ma il parterre dei contendenti è stato agguerrito e ha tenuto aperta la contesa fino all'ultimo giorno: Thibaut Pinot, Ilnur Zakarin e Domenico Pozzovivo hanno provato, con maggiore o minore fortuna, ad accendere le micce della corsa; Fernando Gaviria, ribattezzato a Messina don Fernando da un Cervantes confuso tra la folla dell'Armada rosa, è venuto a miracol mostrare, con le sue quattro vittorie, la sua maglia ciclamino e soprattutto la serietà da campione con cui ha onorato la corsa fino in fondo, scalando pendenze che assomigliavano alle curve dei velodromi su cui ha imparato a fulminare gli avversari.
Poi ci sono stati gli eroi di giornata, dall'inedito Lukas Pöstleberger, dell'esordio gallurese, alla bella cavalcata dello sloveno Jan Polanc sulle pendici dell'Etna, combattivo al punto da finire 11° in classifica generale; dal furore di Izagirre a Peschici allo scatto dell'amico Fraile a Bagno di Romagna; da Tejay Van Garderen, perduto in Umbria e ritrovato sulle Dolomiti, a Pierre Rolland, il Cavaliere verde, sempre all'attacco e all'avventura, perché ha detto che è l'unico modo per potersi divertire in uno sport dove altrimenti non si giustificherebbe tanta fatica. E soprattutto al basco Mikel Landa, due secondi posti e una gran vittoria a Piancavallo, che senza la caduta poliziotta del Blockhaus forse avrebbe potuto vestire una maglia di colore diverso dal blu del miglior scalatore del Giro.
IL GIRO E' DI TUTTI
Ma il Giro è di tutti. Mica solo di quelli che lasciano la firma per primi sul traguardo. È di chi ci ha provato, con le fughe al pronti-partenza-via, e poi è stato svaporato dopo una corsa a bagnomaria di sudore; di chi ha spinto a 70 km/h per portare allo sprint il velocista della squadra, facendo scintillare pedivelle, squittire tubolari e stridere freni: di chi ha corso quasi sempre nella pancia del gruppo, e che quasi sempre finisce che esce dal fondo, ma che ha portato casse di borracce nelle tasche e sotto la maglia; di chi, come Giuseppe Fonzi, ha corso per arrivare ultimo, ma con ingegno, astuzia, dedizione ed happy days, senza sapere chi era Malabrocca e scambiando la maglia nera per un giubbotto di pelle; di chi come Paolo Tiralongo ha corso con una costola incrinata ma che a fermarsi non ci ha neppure pensato, sapendo che sarebbe stato il suo ultimo Giro; e di chi ha corso mezzo Giro con una mano mezza rotta, come Adam Hansen perché “tanto – diceva – si pedala con le gambe”; di chi ha aspettato ore e ore sulle strade per vedere passare 8 secondi di corsa; di chi ha dormito dalla sera prima in camper, in tenda, in macchina, sui tornanti dell'Etna, del Blockhaus, del Mortirolo, del Pordoi, di Piancavallo, perché il Giro più che vederlo, lo si aspetta; di chi ha colorato e ricoperto di rosa – striscioni, nastri, spray, lenzuola – mezza Italia; di chi ha raccontato il Giro come s'imbottiglia un gran vino DOCG riserva, di quelli che puoi stappare anche tra dieci anni e sono ancora più buoni, però dentro una borraccia, anzi un bidon (anche se loro vanno solo a birra); di chi a quattro anni, seguendo il Giro e attaccando figu, ha deciso che da grande farà il ciclista, e non il portiere di calcio; di chi ha molto più di quattro anni ma che, come un bambino, è venuto a vedere il Giro pensando di essere dentro una biglia insieme a Imerio Massignan; di chi incollato al finestrino dell'auto, come da una giostra, ha guardato con me e per me la corsa coi suoi occhi verdi ancora più verdi e incantati.
E infine anche di chi ha provato a mettere insieme in queste righe scritte in rincorsa parole sentite e paesaggi abbracciati, libri letti ieri o una vita fa, canzoni che pensava dimenticate e ritrovate dietro una curva, la voglia di ascoltare e di raccontare il gran concerto della corsa più bella del mondo.
Il "Giro del Touring" è realizzato in collaborazione con Hertz, partner storico dell'associazione, che ha messo a disposizione di Gino Cervi una vettura ibrida Hertz Green Collection per seguire le tappe della Corsa Rosa. 
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