Per tutto maggio 2017, il sito del Touring Club Italiano - in collaborazione con Hertz - seguirà il Giro d'Italia edizione numero 100, che partirà il 5 maggio da Alghero per concludersi il 28 maggio a Milano. A raccontarci le tante storie del Giro d'italia 2017 sarà Gino Cervi, scrittore e giornalista, nonché cultore di storia del ciclismo, autore di volumi di storia dello sport e curatore di guide turistiche (tra cui molte del Touring Club Italiano). Seguiteci lungo le strade del nostro Bel Paese!
Oggi il Giro arriva a Tortona e domattina parte da Castellania. Chi conosce solo un po' di ABC del ciclismo sa che siamo a casa di Fausto Coppi.
Castellania, 400 m di altitudine sulle colline tortonesi e una novantina di abitanti, frazioni comprese, è uno dei più piccoli comuni della provincia di Alessandria. Oggi, come cento anni fa, è un borgo di rare case, aggrappate su costoni di argille «che il sole estivo dissemina di crepe e le piogge invernali ammollano in fango spesso e tenace».
CASTELLANIA COME RECANATI
Lo scriveva Gianni Brera nelle prime righe del suo Coppi e il diavolo. Che cosa fosse questo libro probabilmente non lo sapeva neppure il suo autore. La prima versione, che portava il titolo di Io, Coppi, era un'autobiografia impropria. Brera l'aveva raccolta direttamente dalla voce del Campionissimo, e trascritta. Erano gli ultimi anni della lunga e mirabolante carriera di Fausto, ormai in declino sportivo, ma inesorabilmente attaccato a quello strumento di sofferenza e di gloria che fu per lui la bicicletta.
Quella autobiografia divenne romanzo nell'edizione Rizzoli del 1981. E quel romanzo ha contribuito a fare di Castellania un luogo letterario, una Recanati contadina dai cui colli Coppi Fausto, classe 1919, spiccò il volo verso gli interminati spazi delle sue vittorie in bicicletta, i sovrumani silenzi delle sue fughe in solitaria. La povertà e il talento, l'avventura delle corse e il dolore dei lutti e degli infortuni, la celebrità, la ricchezza e lo scandalo privato e pubblico – l'adulterio, la Dama Bianca, il processo, la condanna dei moralisti – fino alla tragica, assurda morte. Come scriveva proprio Gianni Brera nel finale della biografia romanzata del Campionissimo: «Del resto, gli eroi autentici vanno per tempo rapiti in cielo. Non possono vivere tra noi, al nostro mediocre livello. Così il leggendario Fausto Coppi da Castellania».
TORTONA, 2 GENNAIO 1960
La leggenda inizia infatti il 2 gennaio 1960. Coppi muore all'ospedale di Tortona per una febbre malarica contratta nelle settimane precedenti in un viaggio in Alto Volta. I medici non l'avevano diagnosticata per tempo. Sarebbe bastato una banale somministrazione di chinino per salvarlo. Coppi, probabilmente il più grande ciclista di sempre, simbolo della risurrezione di un'Italia messa in ginocchio dalla guerra, moriva così a soli quarant'anni.
Ogni anno, da oltre mezzo secolo, il 2 gennaio sfila sulla strada di Castellania una lunga processione, un pellegrinaggio. Si sale dalla statale dei Giovi, all'incrocio con Villalvernia, risalendo la strada che per Coppi era diventata lavoro e allenamento, quando dalla collina andava a lavorare a Novi Ligure, garzone del salumiere Merlano. Oppure si arriva dalla valle Ossona, da Costa Vescovado, gli ultimi chilometri scanditi sull'asfalto dalle scritte un po' sbiadite dell'incredibile palmarès del Campionissimo: Giri e Tour, Milano-Sanremo e Parigi-Roubaix, Campionato mondiale e Record dell'ora.
A CASA COPPI
Può capitare che la giornata sia tersa come il sole traslucido di gennaio può regalare, e Castellania diventa un balcone sulla pianura e sulle Alpi che si indicano a dito dal piazzale della chiesa: il Monviso, il Monte Bianco, il Monte Rosa; o che sia ovattata di nebbia spessa, da cui ti aspetti di veder sbucare lepri o svolazzi di fagiani, come sarebbe piaciuto al Coppi appassionato cacciatore.
Ma ci sono state anche fitte nevicate, che non hanno mai fermato la composta devozione di chi, ogni 2 gennaio, viene a salutare il suo personale campione. Ci sono i ragazzi del dopoguerra a cui la voce di Mario Ferretti che annuncia alla radio: «Un uomo solo al comando. La sua maglia è bianco-celeste. Il suo nome è Fausto Coppi» mette ancora i brividi. Ci sono, anche se sempre di meno, sempre più rari i compagni, i gregari che hanno corso al suo fianco.
Ci sono i grandi campioni che sono cresciuti pedalando nel mito del Campionissimo. Ci sono infine anche quelli per cui Fausto Coppi da Castellania è un personaggio storico, da romanzo, da mitologia sportiva: ne hanno letto sui libri, ne hanno visto vecchi spezzoni filmati in TV, le foto in bianco e nero, o colorate da tinte incerte, il celeste Bianchi della maglia. E che ora lo rivedono nelle gigantografie appese ai muri del paese, sotto i portici, nel cortile di casa Coppi, rimasta così com'era mezzo secolo fa. 

 

Il "Giro del Touring" è realizzato in collaborazione con Hertz, partner storico dell'associazione, che ha messo a disposizione di Gino Cervi una vettura ibrida Hertz Green Collection per seguire le tappe della Corsa Rosa. 
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